Omelia (01-01-2002) |
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A cosa servono le benedizioni? La liturgia della Parola di questo primo giorno del nuovo anno ci parla, tra le altre cose, della benedizione. Nella prima lettura è Dio che benedice l'uomo. Nella seconda lettura è l'uomo che benedice Dio, gridando a Lui, sotto l'influsso dello Spirito Santo: "Abbà!". Nel Vangelo sono i pastori che, tornando da Betlemme benedicono Dio per tutto ció che hanno visto e udito. Noi sentiamo spesso parlare di benedizioni. Purtroppo, di questi tempi, sentiamo anche parlare molto di maledizioni e altre cose del genere, legate al mondo dell'occulto e della magia. A capodanno chiediamo a Dio la sua benedizione, in modo speciale. Ma cos'é una benedizione? 1) Benedetti noi? Siamo qui, a Messa, per chiedere la benedizione di Dio sull'anno nuovo, sui nostri progetti, le cose che faremo, gli incontri, il lavoro...Su tutto! Non è questo il desiderio più grande per tutti noi qui, oggi? "Benedire" significa "dire bene". "Maledire" significa "dire male". Se Dio ci benedice, vuol dire che dice bene di noi: è contento, approva cio' che stiamo facendo. "Porranno il mio nome sugli israeliti" è un'espressione semitica che indica il favore divino. Questo è il sogno di ognuno di noi: avere il favore di Dio! Avere Dio dalla nostra parte. In fondo: "Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?" (Rom 8,31). C'é, tra le tante, una pagina della Bibbia che ci spiega in modo chiarissimo la benedizione di Dio. All'inizio del libro di Giobbe, viene raccontata una strana scena, che si svolge in cielo: si tratta di un dialogo tra Dio e satana. Dio dice a satana: "Hai posto attenzione al mio servo Giobbe? Nessuno è come lui sulla terra: uomo integro e retto, teme Dio ed è alieno dal male". Ecco una magnifica benedizione! Dio dice bene di Giobbe! Si vanta di Giobbe, davanti all'avversario. Questo suo figlio è la sua gloria. É un po' come quando un papà si compiace del suo figlio e ne dice bene. E in questo momento, in cielo, Dio cosa sta dicendo di noi? Ci benedice? Non sarebbe bello che, proprio ora, Lui stesse dicendo a satana: "Hai posto attenzione al mio servo Mario", oppure Roberto, Giovanni, Andrea... Oppure: "Hai visto la mia serva Anna, Maria, Chiara...", ecc. Ciascuno provi a mettere ora, sulle labbra di Dio, il proprio nome. E si immagini questa scena: Dio che si compiace di te, davanti al suo avversario. Dio che dice bene di te! Ma come si fa a chiedere una cosa del genere? É qualcosa che dipende da noi, non da lui! Se ci comportiamo male, sarà difficile che Dio approvi. Possiamo chiedere tante volte la Sua benedizione, ma sarà dura fargli cambiare idea. Questo è uno dei motivi per cui la prima lettura, parlando della benedizione agli israeliti, ha tutti i verbi al congiuntivo, non all'indicativo: ti benedica, ti protegga, faccia brillare, ti sia propizio, rivolga, ti conceda... Perché questi verbi passino all'indicativo è necessario il "sí" dell'uomo a Dio. Perché questi desideri di Dio su di te (e Dio desidera benedirti!) divengano realtà c'é bisogno di te. Solo tu puoi rendere possibile questa benedizione. Anche nella liturgia si dice sempre "Vi benedica Dio onnipotente...", oppure "il Signore sia con voi", oppure "Dio onnipotente abbia misericordia, perdoni, vi conduca"... Benedire non è qualcosa di automatico, e neppure un gesto magico. É il sigillo e l'approvazione che Dio pone sulle nostre scelte, sulla nostra vita, vissuta rettamente, secondo la sua Parola. É Dio che ti dice: "Cosi' va bene". Anche se gli altri ti mettono i bastoni tra le ruote, o ti maledicono, o ti allontanano. Oggi ci dovremmo porre la domanda piu' importante di quest'anno. "Signore, cosa dici di me?". Noi spesso ci chiediamo cosa gli altri dicono di noi. Ci teniamo tanto che parlino bene, che ci... benedicano! Siamo più preoccupati della benedizione degli uomini, che di quella di Dio. Chi cerca la benedizione degli uomini è sempre agitato, in ansia, preoccupato. Ma chi cerca la benedizione di Dio è tranquillo e sereno: vive nella pace. Ecco: la pace è il frutto di una vita benedetta da Dio, di una vita di cui Dio dice bene. Oggi la Parola di Dio ci mette una pulce nell'orecchio: l'unica cosa che conta è il punto di vista di Dio. "Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi" (Lc 6,26). Se quest'anno ci impegnassimo un po' di piu' a cercare l'approvazione di Dio e un po' meno quella del prossimo, sentiremmo cosa succede quando Dio ci benedice: nel nostro cuore avvertiremmo la pace e la tranquillità che vengono da un cuore che non ci rimprovera nulla (cfr. 1 Gv 3,21). La benedizione di Dio è questa pace, anche in mezzo alle tribolazioni. E' "Dio che ci benedice, con la luce del suo volto". 2) Benedetto Tu! Ma c'é, brevemente, un altro aspetto che emerge dalla liturgia odierna. La Parola di Dio ci mostra come anche l'uomo debba benedire Dio. Sembrerebbe assurdo: noi che benediciamo Dio! Ma tale benedizione, che esce dalle nostre labbra, è possibile solo se Dio ci dona il suo Spirito, ci dice la seconda lettura. É lo Spirito che grida nel nostro cuore la benedizione più grande: "Abbà, Padre!". Senza lo Spirito Santo è difficile benedire Dio. I nostri occhi si fermano alla superficie, non riescono a vedere a un palmo dal naso. La carne fa resistenza. Molte persone non riescono più a dire bene di Dio, da molti anni. Sono rimaste ferite da sofferenze e prove: hanno attribuito a Dio il male ricevuto. Perché dovrei dire bene di Dio? Solo lo Spirito Santo può aprire i loro occhi e far vedere loro oltre. Il primo frutto della presenza dello Spirito è questo desiderio di benedire. Finalmente lo Spirito Santo ci fa vedere Dio com'é (la carne non ci riesce), ci fa riconoscere il suo volto. Nel Vangelo abbiamo sentito come, i pastori assistono all'apparizione dell'angelo "e la gloria del Signore li avvolse di luce". É questa luce che permette loro di riconoscere Dio in un bambino, come anche di diventare testimoni delle meraviglie di Dio e di benedirlo, lodarlo e glorificarlo per ogni cosa. 3) Benedetta tu! Oggi è la festa di Maria, madre di Dio. C'é una cosa speciale che Maria ci insegna: l'importanza di essere, gli uni per gli altri, strumenti di benedizione. Di dare e ricevere benedizioni dal prossimo. Ricordiamo come Maria si sentí salutare da Elisabetta: "Benedetta tu fra le donne!". Quando noi preghiamo per le persone che amiamo (come possiamo immaginare abbia fatto Maria, nel recarsi a visitare la cugina), quando siamo mossi da desideri di bene e di servizio verso il prossimo, quando siamo disponibili ad aprire il nostro cuore, creiamo le condizioni per vivere dei rapporti benedetti. Questo è il misterioso potere della preghiera: di sanare le relazioni, ammorbidire i cuori, creare buone disposizioni. Essere fonte di benedizione fraterna. Cosí ha fatto Maria, ci dice il Vangelo. Ogni atto d'amore, ogni preghiera nata dall'amore, misteriosamente raggiunge sempre il suo obiettivo. Spesso senza che le persone se ne accorgano. Silenziosamente. Nessun atto d'amore va mai perduto, nella preghiera. Questo è importante dirlo oggi, perché il primo Gennaio è anche la Giornata Mondiale della Pace. Maria ci insegna oggi che la pace, la benedizione nei rapporti tra gli uomini, si prepara e si alimenta con la preghiera e con sentimenti interiori di comunione, di perdono, di servizio, di benedizione. Parte tutto dal nostro cuore. Ci ricorda il Papa: "La preghiera per la pace non è un elemento che viene dopo l'impegno per la pace. Al contrario, essa sta al cuore dello sforzo per l'edificazione di una pace nell'ordine, nella giustizia e nella libertà. Pregare per la pace significa aprire il cuore umano all'irruzione della potenza rinnovatrice di Dio. Dio, con la forza vivificante della sua grazia, può creare aperture per la pace là dove sembra che vi siano soltanto ostacoli e chiusure" (Messaggio di Giovanni Paolo II per la Giornata Mondiale della Pace – 1 Gennaio 2002, n.14). Nel farci gli auguri, chiediamo a Dio che ci benedica e impegniamoci a benedirlo per ogni cosa e a benedire ogni persona che incontriamo sul nostro cammino. Buon anno! Commento a cura di padre Alvise Bellinato |