Omelia (12-08-2018) |
don Mario Simula |
Un Pane contro il fascino della morte Scappare dalla paura della morte e poi sdraiarsi sotto una ginestra per aspettare la morte, è la contraddizione disperata dell'uomo. E' il suo grido di ribellione e di resa allo stesso tempo. E' il grido sordo di Elia che cerca disperatamente altri approdi di vita. E' il nostro grido di paura quando tutto sembra essere fatalmente compromesso nella nostra vita. Sdraiandosi a livello della terra luogo di sepoltura, Elia crede di aver trovato la soluzione ad ogni problema che lo attanaglia. Ma diventa soltanto preda della polvere e si lascia mordere per un attimo dalla polvere. Come ogni uomo avvilito e stanco, che non vuole conoscere un ulteriore attimo di vita. Angustiato da questi pensieri il profeta trova sonno. La morte lo ha soltanto sfiorato. Lo ha tentato con suggestioni tetre. Ma non lo ha ghermito. C'è sempre un pane della vita per chi si fida di Dio. C'è sempre Dio che dona una pane e un bicchiere di acqua. "Elia, che cosa stritola la tua speranza?". "Come, Dio? Tu solo non conosci il mio dramma? Tu soltanto sei ignaro della mia pena e dell'angoscia che l'accompagna?". "Elia, mangia il mio pane, dissetati con la mia acqua. Alzati e cammina. Ti aspetta ancora un lungo viaggio. Una missione più grande di te è segnata per te. Alzati e cammina!". Ed Elia con la forza di quel cibo si avventura lungo i sentieri del monte di Dio. Lo aspetta una rivelazione inattesa. La rivelazione del Dio del silenzio, più eloquente di ogni tempesta, di ogni terremoto, di ogni vento demolitore. Avvolto da quella Presenza senza discorsi e senza linguaggi umani, il profeta trova la forza di annunciare la potenza del Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Il Dio dei suoi padri. Osa rischiare fidandosi, buttandosi nell'incerto. Dio si fa trovare, dopo tante prove fallite, e stabilisce l'Amore nuovo e rigenerante col suo discepolo. Non c'è più tempo per fermarsi. Occorre alzarsi e camminare. Alzarsi come chi risorge, camminare come chi si lascia condurre verso gli uomini da un amore incontenibile. Cosa fa Gesù per andare oltre la morte del cuore che sembra imprigionare il suo uditorio e la folla che ha mangiato il pane e il pesce? Cosa propone per guarire l'incredulità delle folle che, come sempre, vogliono soltanto cibo? Il Maestro indica le uniche strade percorribili. Lasciarsi istruire dal Padre che insegna tutto l'amore che occorre avere per il Figlio. Lasciarsi attrarre da Lui nel vortice dell'amore che conduce a Gesù. Altrimenti il Signore risorto rimane inaccessibile al nostro desiderio e il nostro bisogno di Lui rimane soltanto un piccolo sogno. La fede stessa rischia di non essere una risposta alla nostra vita. Anzi può diventare una condanna. "Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo". Nasce un problema che l'apostolo Paolo mette in evidenza: è possibile che il pane della vita sfami i bisogni del nostro cammino, se noi lo facciamo diventare la nostra condanna con lo sdegno, con l'ira, con la maldicenza e ogni sorta di malignità? La comunità che si nutre del pane vivo disceso dal cielo si distingue per la benevolenza degli uni verso gli altri, per la misericordia, per il perdono, imitando il perdono del Padre e di suo figlio Gesù di Nazareth. Può una comunità camminare insieme verso l'altare, mensa del Signore, se non si è allenata a camminare nella carità? Imitare Gesù significa amare, incondizionatamente, con gioia, col desiderio dell'incontro, della condivisione e della pace donata e vissuta. Dovunque un uomo o una donna gridano contro la vita, ci sei tu, Signore, con il tuo Pane. Signore, abbiamo bisogno di pane. Non vogliamo venir meno lungo la strada. Sarebbe una resa, sarebbe un fallimento, sarebbe mettere in mano al non senso la palma della vittoria. Vogliamo che sia Tu, Signore, il Samaritano piegato sulle nostre ferite, con la bisaccia dell'olio e del vino per curarci, col pane per ricostituirci desiderosi di continuare la strada. Vogliamo che sia Tu, Signore, a darci il viatico santo per la lotta di ogni giorno. Vogliamo che sia Tu, Signore, ad imbandire per noi la mensa fragrante che ci consola col Pane della fraternità e ci inebria col Vino della speranza più rasserenante. Cena con noi, Signore. Rimani con noi alla mensa dell'amore. Ormai è sera e il giorno si addormenta. Può scendere nel nostro animo la paura o la tristezza. Rimani con noi. Rimani con noi. Non stancarti di rimanere con noi, Gesù. |