Omelia (15-08-2018)
padre Gian Franco Scarpitta
Maria, la Chiesa e la speranza

La pagina dell'Apocalisse di cui alla Prima Lettura in realtà non si riferisce a Maria. La "donna vestita di sole "rappresenta infatti il popolo che è prediletto e sostenuto da Dio con il massimo dei suoi doni (il sole). Per volere dello stesso Dio Padre, dal popolo nascerà un Figlio destinato a regnare per sempre: il Cristo Messia. La "donna" è quindi la chiesa. Una certa lettura devozionale la identificava con Maria. Non possiamo comunque negare che la figura della chiesa è pur sempre collegata alla Madre del Signore, poiché nel popolo di Dio e nella comunità ecclesiale Maria riveste pur sempre un ruolo importantissimo. La madre del Dio Incarnato Gesù Cristo è infatti innanzitutto membro della chiesa, si configura con essa e di essa partecipa sotto tutti i punti di vista. Come prima discepola e prima redenta, Maria è anche modello della Chiesa e poiché la Chies stessa si realizza nella comunione di noi tutti con Cristo Capo di cui siamo membra, Maria è anche Madre nostra. Madre nostra perché in quanto battezzati noi siamo membra di Cristo, inopinatamente innestati in lui.
Tutto questo non fa di Maria una divinità o una donna esaltata all'eccesso, al contrario come si è già accennato prima ancora della Vergine vi è lo stesso Cristo e la sua Chiesa e Maria nulla toglie all'unica onnipotenza di Dio Padre che opera attraverso il Figlio nello Spirito Santo. In quanto Madre del Signore e collaboratrice all'opera della nostra salvezza, Maria assume tuttavia una posizione particolare, un culto da ravvisarsi al di sotto di Dio ma al di sopra di tutti i Santi (iperdoulia) per un ruolo particolare di intercessione a nostro vantaggio presso Gesù suo Figlio.
La Madre di Gesù inoltre non collabora all'opera di redenzione e di salvezza con la sola gestazione verginale, ma è sempre associata a Cristo suo Figlio nella continua lotta contro il maligno, partecipe sia pure implicitamente di ogni opera realizzata da Questi a vantaggio degli uomini, attenta alle vicende e alle ansie patite dal Cristo medesimo per la nostra salvezza. Come pure la si vede stremata e sofferente davanti alla croce sulla quale il suo Figlio sfioriva, secondo una ben nota espressione di Jacopone da Todi "Stabat Mater Dolorosa". Nella continua opera di redenzione e di salvezza, seppure questa venisse operata esclusivamente da Gesù Cristo Verbo Incarnato, Maria non è mai stata spettatrice passiva, ma costantemente attenta, pronta e partecipe, soprattutto nella sua speciale opera di intercessione con la quale ci orienta verso il suo Figlio: "Fate quello che vi dirà"(Gv 2).
Dalla chiesa di cui è stata membro Maria ha appreso; nella Chiesa si è distinta e alla Chiesa ha sempre dato.
Anche per questo è necessario che Maria abbia ottenuto uno spessore di gloria e di innalzamento simile se non identico a quello del suo Figlio Gesù Cristo. Appunto perché sempre unita al Cristo in tutte le vicende che lo hanno interessato, Maria non poteva che essere Assunta al Cielo.
Prestiamo attenzione ad un particolare: non è "ascesa" al cielo quasi come si trattasse di una divinità dotata di autonomia decisionale. Questo possiamo dirlo del solo Signore Gesù Cristo che essendo Dio unitamente al Padre e al Figlio è asceso, ossia ha recuperato la pienezza della sua dimensione divina. Maria è pur sempre una creatura umana, ma ciò non le ha impedito che Dio la "assumesse" al cielo. E' stata quindi assunta, cioè innalzata e recata alla gloria indescrivibile dell'eternità non soltanto nella sua anima immortale, ma anche nel suo corpo immacolato.
Eccoci allora alla solennità odierna dell'Assunzione: essa ci descrive come Maria è stata assunta in anima e corpo nella dimensione della gloria in modo tale che le sue membra non si dissolvessero fra la putredine della terra. La sua continua vicinanza al Figlio redentore e la sua perenne compartecipazione alla sua opera le hanno meritato la necessaria conseguenza che anche il suo corpo venisse preservato dalla corruzione e dalla senescienza terrena.
Nel VI secolo la cheisa ortodossa e in più parti anche il mondo cattolico orientale celebrava il 15 Agosto la festa della Dormitio Mariae, che esaltava la Vergine dormiente accerchiata dalla schiera degli apostoli che veniva poi sollevata e recata al cielo secondo differenti testimonianze tradizionali avallati anche da alcuni discorsi omiletici, non ultimo quello di Germano di Costantinopoli. La festa orientale della Dormitio divenne un po alla volta in Occidente Festa dell'Assunzione.
Nel 1950 Pio XII definiva Dogma di fede la presente Solennità, estinguendo ogni dubbio in ambito cattolico che Maria fosse davvero stata assunta al Cielo in anima e corpo, ma l'intervento autorevole del Magistero del pontefice nulla pregiudica alla fondatezza storica e teologica dell'evento.
Dio non sarebbe oltretutto davvero munifico e latore di doni e non avesse corrisposto alla Vergine il premio proporzionato alle sue fatiche e alla sua fedeltà e di conseguenza non poteva non concedere a Maria lo speciale privilegio di venire assunta.
La figura dell'Assunta ci incoraggia a perseverare camminando sulla terra con gli occhi volti verso al cielo, considerando che se il nostro impegno di testimonianza ci è richiesto in questo mondo, siamo pur sempre invitati a cercare le cose di lassù poiché la realtà di questo mondo è pur sempre destinata a pasare(Col 3, 1 - 2). Ci attende il compimento della speranza intermedia che è quella del Paradiso, dove vedremo Dio come egli è, configurandoci a lui in tutto e immedesimandoci in una dimensione ben differente da quella farraginosa e distorta quale quella del secolo presente. Maria si incoraggia quindi verso questa speranza che diventa certezza già adesso nel costante impegno di fedeltà al Signore.