Omelia (15-08-2018) |
diac. Vito Calella |
Gravidanza per generare il Cristo al mondo L'immagine della gravidanza può diventare un segno simbolico significativo per comprendere la festa dell'assunzione di Maria al cielo. La Parola di Dio della liturgia di oggi ci propone l'immagine della donna gravida del libro dell'Apocalisse e la bellissima scena dell'incontro di due donne gravide: Maria, la madre del Signore ed Elisabetta, la madre del bambino che sarà Giovanni Battista. L'immagine della gravidanza è l'immagine della speranza. Una mamma sa di custodire nel grembo il dono della vita di un figlio, attende con aspettativa di gratitudine mescolata ad ansietà la nascita del figlio, sapendo che la gestazione non è una passeggiata e ci si deve preparare per le doglie del parto. Così è la speranza: attesa di una nuova nascita, attesa di un compimento. Maria è donna della speranza. Fu gravida del Figlio di Dio e condivise questa attesa del compimento del mistero dell'incarnazione con la sua cugina Elisabetta. Visse la gioia del compimento della nascita di Gesù, insieme a Giuseppe nel villaggio di Betlemme. Fu gravida della nuova nascita alla vita eterna del figlio suo, avendo accettato di affrontare da vicino le sofferenze della morte di croce del Figlio e il silenzio della sua sepoltura fino al parto inaudito e straordinario della risurrezione, che inaugurava il tempo dello Spirito Santo. Fu gravida del corpo di Cristo che è la Chiesa, perché la vediamo presente come madre in preghiera insieme agli apostoli, in attesa della pentecoste, del giorno di nascita della nuova comunità dei credenti. Fu gravida della venuta del Regno di Dio nel mondo, di quel Regno di Dio che lei cantò fin dalla prima gravidanza, con il canto: «La mia anima magnifica il Signore, il mio Spirito esulta in Dio mio Salvatore» e il capovolgimento della situazione, cioè gli umili esaltati, i superbi dispersi, i potenti deposti dai troni, gli affamati saziati, tutti ricolmati della misericordia divina. Il corpo di una donna gravida è tutto predisposto all'accoglienza della vita nuova, che si sviluppa in lei. Tutto il corpo si trasforma e si concentra nella casa dell'utero, che sviluppa la vita nuova. Se Maria è donna della speranza, lo è perché è donna dello Spirito Santo. Il suo grembo materno fu fecondato dallo Spirito Santo per generare il Figlio di Dio fatto carne della sua carne, sangue del suo sangue. Le altre gravidanze simboliche, che la videro presente nel giorno della nuova era della risurrezione di Gesù, nel giorno della nascita della Chiesa corpo di Cristo e nel giorno della realizzazione completa del Regno di Dio nel suo stesso corpo assunto al cielo, senza essere distrutto dalla decomposizione, si realizzarono in lei perché lei decise di essere con il suo corpo, per sempre, umile e silenziosa accoglienza dello Spirito Santo. Come Maria, anche noi siamo chiamati a scegliere di essere con la nostra corporeità, gravidi dello Spirito Santo. Vogliamo far diminuire la superbia del nostro io, la potenza delle nostre sicurezze materiali e culturali, la soddisfazione ossessiva dei nostri desideri, per diventare umili come Maria, immaginarci tutti insieme, come corpo di Cristo che è la Chiesa. Guardando a Maria gravida, donna della speranza, donna dello Spirito, ci vogliamo sentire insieme comunità cristiana, che come donna gravida, è chiamata a generare il Cristo, cioè a far conoscere e amare Gesù a tutta l'umanità. Siamo Chiesa fondata sul fondamento delle dodici stelle, gli apostoli, siamo come un corpo di donna rivestita di sole, il sole dalla gloria di Dio che è l'uomo vivente. Siamo Chiesa, come corpo di donna gravida, che poggia i suoi piedi sulla luna, siamo cioè inseriti nella storia dell'umanità segnata dallo scorrere del tempo, di cui la luna è simbolo. Siamo chiesa chiamata a generare il Cristo in mezzo alle minacce del drago dell'indifferenza religiosa, della mentalità di chi, in nome del denaro e del potere continua a perseguirci e tenta di nullificare la signoria del Cristo risorto e vanificare il sogno del Regno di Dio. Oggi Cristo risorto non ha mani, ha soltanto le nostre mani per realizzare le sue opere di misericordia; non ha bocca, ha soltanto la nostra bocca per annunciare la sua proposta di vita nuova; non ha gambe, ha soltanto le nostre gambe per arrivare ad essere conosciuto là dove il suo nome non è ancora invocato. Se anche noi, sull'esempio di Maria, facciamo del nostro corpo la casa dello Spirito Santo e strumento per la realizzazione del Regno di Dio in queste nostra storia, anche il nostro corpo sarà trasformato in una corporeità vivente per sempre in Cristo, a gloria di Dio Padre. |