Omelia (19-08-2018)
don Mario Simula
Gusta, Ama, Vivi il Tempo

Il tempo è lo scrigno della Sapienza. Lo valorizzo e mi offre l'opportunità di diventare un dono. Lo spreco e diventa vuoto a perdere, inquinamento del cuore, sciupio delle relazioni, povero di pensieri.

"Impara a contare i tuoi giorni e raggiungerai la Sapienza del cuore".

Anche la fretta fa perdere il tempo, come lo brucia la frenesia, impedendo l'ingresso nel profondo di noi stessi.

Rischiamo, allora, di rimanere "fuori di casa", vagabondi, sbandati, questuanti di senso.

La raccomandazione di Paolo ritorna semplice ma preziosa: "Non comportatevi da stolti, ma da saggi, facendo buon uso del tempo". Altrimenti in questi giorni "cattivi", rischiamo di "essere sconsiderati" e non impariamo l'arte gioiosa "di comprendere quale è la volontà del Signore".

Il credente autentico, che sa stare accanto al Signore, percepisce, nel tempo che gli viene regalato da Dio,
la "pienezza dello Spirito e la dolce consuetudine di cantare, salmi, inni e canti ispirati, insieme agli altri fratelli nella fede, inneggiando al Signore con il cuore e rendendo grazie a Dio Padre nel nome di Gesù".

A questo punto risuonano le parole preziose di Gesù come un solenne "grazie": "Io sono il pane disceso dal cielo. Se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue non avete la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno".

Quale è il senso del tempo che Dio mi dona, se non l'esperienza di un interminabile banchetto col Signore Risorto, uno "stare con Lui, come una cosa sola: Lui in me e io in Lui"!

Gesù, dandoci la sua Carne da mangiare e il suo Sangue per inebriarci, ci invita ad intrattenerci in una convivialità amorevole, aperta e generosa.

E' il tempo che diventa intimità, dialogo ininterrotto, amore che si radica nel cuore, perdono che non conosce ostacoli, vita fraterna che risplende come lucerna accesa davanti a tutti gli uomini.

E' il tempo che si trasforma in "restare", instancabile e soave, col Signore.

Quella Carne e quel Sangue non sono un fast food spirituale. Sono il banchetto che Gesù risorto imbandisce per chi gli apre la porta dell'ascolto e della accoglienza.

Il banchetto frettoloso, esteriore e senza amore, bruciato nella stoltezza del "mordi e fuggi", non appaga. Impoverisce.
Avvelena la vita. Riduce il cuore ad uno scantinato ingombro di oggetti ammuffiti.

Ama il tempo eucaristico, intrattenimento dell'amore. Gusta il tempo eucaristico, "respiro di Dio", all'unisono col tuo respiro. Vivi il tempo eucaristico: è il contachilometri che ti indica quanto ancora manca all'incontro soave col Signore; è la clessidra che, granello dopo granello, ti chiede di stare accanto a Gesù Risorto, finché non lo vedremo nell'eternità beata e senza tempo, nella quale sperimenteremo l'ebbrezza di vederlo così come Egli è.

Che combinazione felice!

Gesù ci invita al banchetto. Mangeremo la sua Carne e berremo il suo Sangue e avremo la vita eterna. La contemplazione interminabile e insaziabile.

Pane di vita e vita eterna sono sinonimi. Ballano lo stesso ritmo, in piena sintonia. Non può essere diverso. Chi mangia il Pane-Carne e gusta il Vino-Sangue rimane in Gesù e Gesù rimane in Lui. Restare. Restare con Lui senza ansie. Restare con Lui senza turbamenti. Restare con Lui per sempre.

Vivendo questa esperienza capiamo che cosa è una Comunità. E' un restare per sempre insieme, con lo stesso amore, con la stessa misericordia scritta nei nostri gesti, con la stessa condivisione.

Comunità è vivere per Gesù. Andare oltre le nostre piccole scorribande spirituali e trovare l'unica beatitudine che conta e che resta: mangiare di Gesù, vivere per Gesù e sentirsi spalancata la porta dell'eternità da Gesù.

Quando ci fermeremo insieme per sperimentare questa meravigliosa intimità col Signore, che viene da noi e sta con noi?

Quando impareremo a rivestirci insieme della veste nuziale, amabile e buona, senza la quale rischiamo di trovarci a nozze come ospiti non graditi?


Signore Gesù, scardina in noi l'abitudine a nutrirci di Te. Senza di Te moriamo di fame, lungo il cammino. Ci perdiamo nelle pozzanghere dell'egoismo chiuso e senza orizzonti.

Senza la tua Carne e il tuo Sangue spegniamo in noi l'ebbrezza della tua gioia, la dolcezza della nostra fraternità, la comune corsa verso la Luce.

Signore Gesù, donaci fame e sete di Te. Apri il sentiero comune che ci conduce verso di Te. Tutti in una stessa peregrinazione; nomadi insieme verso la Terra promessa della Vita Eterna.

Non vogliamo arrivare da Te, a mangiare di Te, verso il tuo banchetto, ciascuno per conto suo o accompagnato dagli amici fidati. Vogliamo ritrovarci alla stessa meta da fratelli e sorelle, splendenti nella veste bianca della sposa, adorni di umile gratitudine e di amore credibile.

Ti troveremo alla porta, pronto ad accoglierci ad uno ad uno. Chiamati per nome e riconoscibili per l'amore.