Omelia (19-08-2018) |
padre Antonio Rungi |
Il vero cibo che ci radica in Cristo Anche nei brani biblici della XX domenica del tempo ordinario ritorna il tema del pane della vita, che è nostro Signore Gesù Cristo, di cui sentiamo parlare da alcune domeniche, leggendo il capitolo sesto del Vangelo di Giovanni. Gesù cerca in tutti i modi di far capire a quanti lo seguono che è Lui l'atteso messia il salvatore, colui che è venuto a portare la salvezza agli. Il discorso sul pane della vita che porta avanti Gesù è finalizzato proprio a creare quello stretto rapporto spirituale tra i suoi discepoli e il maestro, perché ripetutamente afferma: "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me". Un pane che alimenta la comunione spirituale con Cristo, ma prepara anche al banchetto eterno. Infatti, Gesù afferma con estrema precisione teologica che "chi mangia questo pane vivrà in eterno". In poche parole, la santissima eucaristia ci prepara quotidianamente l'eternità. Alimenta quella prospettiva di vita oltre la vita che può venire meno in Colui che non crede e non si alimenta di questo pane di vita eterna. Ascoltiamo oggi queste parole che sono da decifratore per comprendere meglio il senso della comunione eucaristica per quanti sono cattolici e svolgono una normale vita di fede e una pratica religiosa costante: "Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo". Un pane quindi che alimenta i singoli e da una dimensione esistenziale nuova al mondo, che riscopre così la bellezza della vita. Certamente in tanti cristiani e credenti nasce lo stesso dubbio dei Giudei: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Lo si capirà alla luce della passione e morte in croce. Gesù diventa pane spezzato e sangue versato per la nostra salvezza. Il suo essere cibo per noi è la Passione e la Croce, ma anche la risurrezione. L'eucaristia non è altro che il memoriale, la riattualizzazione, in modo incruento, del mistero della nostra salvezza. Comprende questo, per un cristiano significa desiderare profondamente questa comunione con un Dio amore, un Dio che si fa dono, si spezza per noi e versa fino all'ultima goccia del suo sangue per redimerci dai nostri peccati. L'eucaristia ci aiuta in quel discernimento spirituale che ci porta a prendere coscienza dei nostri limiti e del lavoro che dobbiamo fare per riprendere il cammino della nostra santificazione personale. San Paolo apostolo nella sua lettera agli Efesìni ci rammenta il lavoro che dobbiamo fare a livello spirituale e morale, per non incorrere in comportamenti antitetici con l'essere credenti. Dice, infatti, di fare "molta attenzione al nostro modo di vivere, comportandoci non da stolti ma da saggi, facendo buon uso del tempo, perché i giorni sono cattivi". Quante volte diciamo anche noi le stesse cose, che il tempo di oggi è difficile e in esso si fa fatica a sopravvivere nel modo corretto ed onesto. Perciò ci raccomanda di non essere sconsiderati, ma saper comprendere qual è la volontà del Signore". Poi ci suggerisce una serie di comportamenti quotidiani che possono aiutare per un approccio più cosciente e consapevole alla pratica religiosa e al modo di vivere la propria fede. Viene evidenziato di non ubriacarsi di vino e di altre sostanze che alternano l'equilibrio neurologico delle persone, perché l'alcool ed oggi anche la droga e quanto altro di allucinogeno, alterano la coscienza, facendo perdere il controllo di sé. Di che cosa bisogna ubriacarsi allora? L' Apostolo lo dice con estrema chiarezza espositiva: "siate ricolmi dello Spirito, intrattenendovi fra voi con salmi, inni, canti ispirati, cantando e inneggiando al Signore con il vostro cuore, rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo". Ubriacarsi di preghiere e di lodi continue a Dio. manifestando questa gioia di vivere con "salmi, inni, canti ispirati, cantando e inneggiando al Signore con il vostro cuore". Tutto questo è possibile realizzarlo chiedendo al Signore quella sapienza che viene dal cielo, di cui si parla nella prima lettura di oggi, tratta dal libro dei Proverbi. Questa sapienza "si è costruita la sua casa, ha intagliato le sue sette colonne. Ha ucciso il suo bestiame, ha preparato il suo vino e ha imbandito la sua tavola". Inoltre, "ha mandato le sue ancelle a proclamare sui punti più alti della città: «Chi è inesperto venga qui!». A chi è privo di senno ella dice: «Venite, mangiate il mio pane, bevete il vino che io ho preparato". E poi il cambiamento radicale che produce in base alla risposta che si dà a questo genere di sapienza divina: "Abbandonate l'inesperienza e vivrete, andate diritti per la via dell'intelligenza». Sta tutto qui il cammino quotidiano di ogni cristiano che vuole vivere in coerenza con la sua fede. Si tratta di comprendere qual è la strada giusta che porta alla vita e qual è la strada sbagliata che porta alla perdizione. Gesù la sua strada la indica nella sua persona, nell'accoglienza del sua parola, nel vivere in perfetta comunione con Lui, pace disceso dal cielo per la salvezza dell'uomo. Sia questa la nostra umile preghiera in questo giorno di festa "O Dio della vita, che in questo giorno santo ci fai tuoi amici e commensali, guarda la tua Chiesa che canta nel tempo la beata speranza della risurrezione finale, e donaci la certezza di partecipare al festoso banchetto del tuo regno". Amen |