Omelia (26-08-2018)
don Luciano Cantini
L'eternità della vita

Questa parola è dura!

Le espressioni di Gesù: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita (Gv 6,53), sono dirompenti agli orecchi dei fedeli israeliti, sono parole scandalose contrarie a ogni tradizione e regola religiosa, per questo molti dei discepoli affermano «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?».

Ogni parola di Dio è dura. Duri sono i comandamenti. Dura ogni parola del Vangelo che impegna all'amore senza misura, che ci mette nelle mani degli avversari, dei nemici, di coloro che ci fanno del male. Duro è il mistero della Croce di cui ogni credente si dovrebbe fare carico.

Forse bisognerebbe domandarci se è dura la parola del Signore o se è duro il nostro cuore incapace di accoglierla; o se le paure che rivestono la nostra esistenza sono così dure che ne impediscono la fecondazione; o se il nostro egoismo è tale che non ci permette una visione ampia e reale di salvezza. Ci definiamo religiosi ma proprio in nome di questa religiosità finiamo per chiuderci accusando gli altri di buonismo, confondendo la religiosità con una sorta di perbenismo ergiamo muri e proponiamo la prigione (è di questi giorni la proposta di legge del sottosegretario agli interni contro coloro che sopravvivono chiedendo l'elemosina).


Questo vi scandalizza?

Abbiamo un'immagine di Dio, della fede o della religione così contorta, deformata e stereotipata che Gesù scandalizza raccontando un Dio diverso; scandalizza prima la folla che si allontana, poi addirittura i suoi discepoli che lo abbandonano.

C'è una confusione di fondo che nasce da un senso di appartenenza ad una cultura: gli uditori di Gesù per un conto e noi per un altro. Siamo nati in un paese cristiano, siamo tutti cristiani, nelle nostre aule ci sono i crocifissi ed agli angoli delle strade tabernacoli con immagini della vergine. I bambini sono quasi tutti battezzati, fanno la prima comunione, ecc. Ma la nostra fede è proprio così vera? La riprova ce la offre l'estate che sembra cancellare qualsiasi senso di appartenenza religiosa in favore di una appartenenza vacanziera e balneare.

Lentamente, ma non troppo, l'adesione al cristianesimo o comunque ad una vita di comunità ecclesiale viene meno, lo si misura con la disaffezione ai sacramenti, in modo anche illogico (per esempio non si celebra il matrimonio ma si battezzano i figli) come da una opinione pubblica mutata rispetto alla tradizione (convivenza, divorzio, aborto, eutanasia, omosessualità).

Nel contempo, quasi a porre argine a una cultura dirompente si guarda al passato e sorgono nuove forme di integralismi, con un accentuato ritualismo, ma anche tentativi di una nuova evangelizzazione alla ricerca di nuove vie per riaffermare un cristianesimo che una cultura ormai diversa ha spazzato via, la cui adesione dura il breve tempo necessario ad ottenere ciò che si crede di aver bisogno; si possono anche riempire le chiese la domenica ma è nelle scelte quotidiane di carità, accoglienza, sacrificio, condivisione che si misura il discepolo di Cristo.


«Volete andarvene anche voi?»

Gesù non emette nessun giudizio, nessuna condanna, non fa scomuniche, semplicemente domanda.

Pietro ci offre la soluzione che ci permette di superare i condizionamenti della storia e della cultura: scoprire - anche con fatica - che Gesù ha parole di vita eterna.

La folla aspettava un messia che trionfasse, quelli che seguivano Gesù avevano questa illusione, e tra questi anche qualcuno degli apostoli; Pietro si fa timido portavoce di un gruppuscolo di uomini chiamati a diventare luce, sale e lievito della storia. Per essere questo devono scegliere semplicemente il nascondimento e la logica della croce.

L'eternità è presente nell'oggi, nella vita che viviamo, sono le parole del Signore a rivelarcelo. È l'eternità dell'oggi che dà significato e prospettiva alla storia, liberando l'uomo dalle contingenze e dagli obiettivi limitanti e falsi.


Le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita

Affermare che le parole di Gesù sono spirito e sono vita è affermare che quella parola agisce e crea proprio nella vita e nello spirito degli uomini. La difficoltà è discernere l'azione di quella Parola nella vita e accompagnare il riconoscimento dello Spirito. La Parola del Signore ci espone all'ebrezza dello Spirito, al bisogno incontenibile di farsi dono, di superare la quotidianità della storia, perché ancora oggi il Signore Gesù agisce e la sua Parola ci conferma l'eternità della vita.