Omelia (26-08-2018)
don Luca Orlando Russo
Una Parola dura da accogliere

Bellissimo discorso quello tenuto da Gesù a Cafarnao, ma molto impegnativo, al punto che si traduce in un insuccesso. Molti discepoli lo lasciano e tutti sono interdetti. Pietro ha una bella frase finale, ma niente che ci dica che abbia accolto, anzi possiamo affermare che anche tra i più stretti le parole di Gesù hanno lasciato molti interrogativi. Gesù non solo comprende lo smarrimento, ma incalza con una frase che marca un limite: «È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita... nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».
Ancora una volta non è questione di buona volontà, non è sufficiente affidarsi alla propria intelligenza (anche se è necessaria), ci vuole un intervento "Paterno". Ancora una volta è chiaro il messaggio: la fede è azione divina prima che umana e nessuno può vantarsi di essa. Accogliere le parole di Gesù significa aprirsi ad una rivelazione che sconvolge la nostra religiosità naturale. In quest'ultima Dio è il Boss che piega il male con la sua Onnipotenza, che manifesta la sua forza diffondendo paura, che chiede ai suoi fedeli di sottomettersi alle sue leggi se non si vuole essere puniti. Niente di tutto questo nelle parole di Gesù che, invece, invitano alla confidenza, alla comunione, a "mangiare la sua carne e a bere il suo sangue". Basta con sacrifici ed olocausti per conquistare la benevolenza di Dio! Non è mangiando la carne di animali sacrificati, non è con immani sforzi che si entra in comunione con Lui. Dalle parole di Gesù emerge il volto di un Dio che invita all'accoglienza di una Parola che mette in cammino, che ti chiede di mettere in discussione le tue pseudo-certezze, che ti chiede di guardare fuori di te per trovare la tua vera identità, per riconoscerti ed essere figlio come il Figlio. Quindi, se anche noi troviamo difficili le parole di Gesù e restiamo interdetti, tutto normale!