Omelia (26-08-2018)
don Maurizio Prandi
Una fede che è cammino

Concludiamo oggi il nostro percorso intorno a Gesù pane di vita e se penso al cammino fatto capisco l'obiezione che molti dei discepoli fanno a Gesù: questa parola è dura! Chi può ascoltarla? L'obiezione è legata a ciò che precede e allora passo in rassegna i titoli che ho dato alle ultime omelie: La generosità e la piccolezza del cuore, lasciarsi mangiare, diventare pane, un Dio debole: sono titoli che vengono dalla serietà della proposta di vita che fa Gesù e non mi stupisce che dopo parole così chiare la quasi totalità dei discepoli lo abbandoni. Ne rimangono dodici con lui.


C'è un tema che abbiamo toccato anche se non approfondito, tema che è legato a questa uscita dei discepoli dal cammino di sequela e ha fatto da sottofondo in queste settimane di ascolto: il tema dell'incomprensione. Più il discorso di Gesù si fa cruciale, più Gesù va al punto, più non viene compreso:

- la folla non ha capito il valore della moltiplicazione dei pani, più che donare cerca di ricevere ancora, per riempirsi la pancia!

- L'incomprensione dei giudei, che non hanno saputo entrare nel mistero dell'origine di Gesù, ovvero Dio che si fa presente nel figlio del falegname.

- Il rifiuto di riconoscere nella debolezza dell'incarnazione la forza della salvezza.

Oggi giungiamo al punto forse più alto (o problematico) di questa incredulità, perché riguarda la cerchia dei discepoli che cominciano a mormorare dicendo che è un discorso difficile da capire e da praticare. In greco c'è un verbo solo ma il significato può essere doppio: non soltanto capire ripeto, ma anche praticare, attuare, non c'è un punto soltanto a mettere in crisi i discepoli ma è tutto il discorso; bisogna dire però che un punto nodale, centrale c'è, ed è proprio quello che accennavo domenica scorsa: la debolezza di Dio in Gesù. Un Dio che muore, che fa della propria vita un dono, che razza di Dio è? Un Dio che ti chiede di diventare anche tu quel pane, ma si può?

Un Dio, notate bene, che di fronte alla richiesta di chiarimento da parte dei discepoli, non arretra neppure di un millimetro: non annacqua le sue parole, non le spiega nuovamente, non vuole convincere, solo cerca di far capire ai discepoli che da soli non ce la possono fare perché è lo Spirito che da la vita ed è il Padre che fa nascere nell'uomo la nostalgia di Dio. Il cammino se volete ce lo ha indicato qualche giorno fa la mamma di Gesù celebrando l'Assunzione: riconoscersi poveri, perché lo sguardo di Dio va in quella direzione.


Emerge però anche il tema della fede rispetto al quale Pietro ci indica un metodo: noi abbiamo creduto e conosciuto; metodo che va al contrario rispetto a quello che sono disposto a vivere: Pietro afferma che prima c'è il credere, l'affidarsi, l'abbandonarsi e poi c'è il conoscere. Io, forse altri chissà, pensiamo che il percorso sia inverso: prima conosco, magari attraverso un comodo miracolo e quindi credo. Forse è davvero necessario tornare ad essere bambini e fare come loro: ti fidi e piano piano conosci. Le cose importanti della vita, le scelte che fai, le comprendi vivendole perché non tutto è chiaro fin da subito. Scegli la via del sacerdozio e nessuno ti promette che tutto andrà bene; scegli la via del matrimonio e lì ti prometti perché credi in lui, perché credi in lei, ma il matrimonio come altre scelte le scopri vivendole credo.


Si conclude la prima parte del ministero di Gesù nel vangelo di Giovanni in un modo non proprio trionfale, una nota di tristezza (l'abbandono della quasi totalità dei discepoli) e una nota di speranza (dodici restano). È qualcosa che capita in molte realtà: all'inizio un grande successo per Gesù, folle numerose, ma una volta arrivati al punto, una volta arrivati al cuore della scelta di fede, la critica, la mormorazione, l'abbandono! Un papa che la prima sera ti conquista con quel "Cari fratelli e sorelle, buonasera!!!" e che poi arriva anche lui al punto, alle scelte da fare alla luce del vangelo e diventa improvvisamente un pericoloso sovversivo.

Parole che sono Spirito e Vita diventano improvvisamente insopportabili, dure e pesanti; e la domanda, volete andarvene anche voi? ci ricorda che la fede è un camminare, un andare dietro a Gesù, fede non sono le parole che ripetiamo ogni domenica, fede non sono le dichiarazioni, le proclamazioni, fede è andare dietro a Gesù oppure no, camminare con lui oppure no. Ascoltare la sua parola oppure no.

Ho come l'impressione, (un'impressione che nasce da un ascolto di don Angelo Casati), che siamo finiti dietro ad altro da Gesù. La fede, ci ricorda Pietro, dice no. No ad altre persone che non siano lui, no ad altre parole che non siano le sue. Siamo qui, come ogni domenica, per celebrare (che non vuol dire sentire o parlare soltanto), siamo qui per pregare e richiamarci il desiderio di non trovarci poi nella vita di tutti i giorni a osannare e celebrare altre parole perché come ci ricorda Pietro, solo Gesù ha parole di vita eterna.