Omelia (26-08-2018) |
Missionari della Via |
Gesù ha concluso il discorso sul pane disceso dal cielo. La scorsa settimana, dopo le sue chiare parole, abbiamo assistito alla dura reazione dei giudei. Oggi a mormorare sono i suoi discepoli: questa parola è dura, chi può ascoltarla, cioè capirla, accettarla? Perché è dura? Perché Gesù ci dice cose elevate, divine, che vanno oltre la sola ragione umana; e se uno ha il cuore chiuso, ne rivelano la durezza. Gesù non è solo un buon maestro che ci ha insegnato parabole e proverbi per vivere meglio, ma è Dio che è venuto a donarci se stesso, le sue Parole, la sua vita! Dunque le parole di Gesù si aprono al mistero divino, un mistero che bussa al nostro cuore e chiede di essere accolto nella libertà. Per questo Gesù invita i suoi a non chiudersi nei loro ragionamenti, cercando di restringere l'Infinito al loro "finito" cervellino. D'altronde, umanamente parlando, chi potrebbe inventare le cose che ci ha detto Gesù? Quale leader religioso si è mai sognato di dire: mangiate il mio corpo e avete in voi la vita eterna? Sono parole impossibili persino da pensare: solo Dio ce le poteva rivelare! Molti però preferirono andarsene: a volte è scomodo aprirsi a una bellezza che ci supera, abbandonarsi nelle mani di Dio lasciandosi guidare dal Vangelo e dalla Chiesa e così molti dei discepoli non cedettero e ritornarono indietro. Preferirono riporre la loro fiducia in se stessi che non nelle parole del Signore: smisero di seguirlo, di amarlo, di imitarlo, giustificandosi: ma non si può, è troppo difficile! Ricordo un giovane che, dovendo rispondere a una domanda sul chi fosse Gesù per lui, scrisse: "è un buon maestro, in alcune cose son d'accordo, per altre no". Ma questo ridurre Dio alle proprie logiche, questo lasciarlo nelle cose serie è sempre un fare dei passi indietro: dove viene meno Dio, viene meno anche l'uomo e per rendercene conto, basta guardare la nostra società ridotta a frettoloso consumismo, a diffusa corruzione, piena di cose, ma vuota d'amore!
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