Omelia (02-09-2018)
padre Antonio Rungi
I peccati gravi di un cuore turbato dal male

Questa ventiduesima domenica del tempo ordinario ci propone nuovamente il Vangelo di Marco, dopo la parentesi del discorso sul pane della vita, che ci ha accompagnato in queste ultime domeniche e che abbiamo ascoltato, ricavato dal vangelo di Giovanni.

E proprio partendo dal testo del vangelo che vogliamo sviluppare la nostra riflessione sulla parola di Dio di questa domenica iniziale del mese di settembre, dopo la parentesi estiva e le vacanze ormai finite per la maggior parte dei lavoratori. Il brano di san Marco ci dà quasi dei parametri essenziali per vivere da cristiani in modo coerente e confacente a quanto professiamo con la bocca.

Il testo, infatti, fa appello ad una profonda revisione della nostra vita alla luce dell'autenticità e dell'interiorità che porta al bene e non al male, in quanto dal discorso di Gesù sul tema del puro e dell'impuro della religione israelitica deve scaturire un modo nuovo di vivere religiosamente, come cristiani, superando formalismi, esteriorità, leggi, consuetudini, tradizioni ed altro, Cose che fanno vedere la religione cristiana solo come un apparato esteriore.

Gesù ci ricorda che «Non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall'uomo a renderlo impuro». Rivolgendosi agli Apostoli sottolineava ciò che davvero rende impuro e indegno una persona: «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza".

Conteggiando con esattezza ciò che non va nella vita di un credente, sono 12 i gravi peccati del cuore umano, votato al male, che vanno estirparti per sempre.

Gesù arriva a questa denuncia della corruzione del cuore umano, dopo un discorso sulla questione delle usanze, abitudini degli ebrei, consistenti in tanti accorgimenti igienici, che non sono recepiti dai discepoli di Gesù.

I Giudei, si sa, non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti.

Queste usanze igieniche, per molti versi anche importanti per la salute, fanno scattare la valutazione del comportamento degli apostoli da parte dei Giudei, i quali considerano, per questo motivo, impuri i discepoli di Gesù perché non fanno le abluzioni previste.

Questa contestazione a Gesù e ai discepoli, fu occasione per il saggio Maestro di far riflettere sul vero concetto della purezza, della vera religione e della vera moralità.

Gesù risponde a tono con queste dure parole: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto: "Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini". Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini».

Gesù cerca di far chiarezza nel loro modo di pensare e di agire, per nulla autentico da un punto di vista religioso.

Quando il cuore dell'uomo è lontano da Dio, ogni parola, azione e comportamento esteriormente perfetto non ha nessuno valore. E' solo una sceneggiata e un teatro per una perfetta rappresentazione di ciò che conta davanti agli occhi, ma non conta dentro il proprio essere.

Gesù chiede una risposta d'amore ed un'osservanza della legge di Dio, sentita e vissuta non come un peso, ma come una liberazione.


Infatti, già nella prima lettura di questa domenica, tratta dal Libro del Deuteronomio, si ritorna a parlare della legge divina rivelata a Mosè e che Israele aveva accettata e fatta propria.

La legge di Dio non ammette compromessi, ripensamenti o scivolamenti verso il basso. Mosè lo dice con estrema precisione in termini giuridici: "Non aggiungerete nulla a ciò che io vi comando e non ne toglierete nulla; ma osserverete i comandi del Signore, vostro Dio, che io vi prescrivo. Le osserverete dunque, e le metterete in pratica, perché quella sarà la vostra saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli, i quali, udendo parlare di tutte queste leggi, diranno: "Questa grande nazione è il solo popolo saggio e intelligente".

La legge di Dio rende vicino Dio all'uomo. Sono le leggi umane che allontano l'uomo da Dio, in quanto la legge divina porta al bene delle persone e dell'umanità, le leggi umane sono, molte volte, in contrasto con la legge divina. Basta riflettere sui dieci comandamenti e rendersi conto di come si pratica la legge mosaica anche nell'oggi dei cristiani e del mondo che si professa appartenente a questo credo.


San Giacomo nel brano della sua lettera che oggi ascoltiamo cerca di indicarci la strada più giusta per vivere una religione vera e autentica.

Lo dice alla fine di questo brevissimo, ma intenso e carico di significati, in questo passaggio: "Religione pura e senza macchia davanti a Dio Padre è questa: visitare gli orfani e le vedove nelle sofferenze e non lasciarsi contaminare da questo mondo".

La vera religione e la vera pratica religiosa si fonda sull'amore e sulla carità e si esprime nella giustizia e nella carità, nell'attenzione verso gli altri, nel soccorrere ed aiutare. Ecco perché ci ammonisce con queste parole: "Siate di quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi".

Ma l'apostolo della sensibilità umana e sociale ci ricorda pure che "ogni buon regalo e ogni dono perfetto vengono dall'alto e discendono dal Padre, creatore della luce". Quindi nessun merito personale o orgoglio per quello che abbiamo ricevuto in dono, ma tutto sia un atto di riconoscenza e gratitudine a Dio, in quanto "per sua volontà egli ci ha generati per mezzo della parola di verità, per essere una primizia delle sue creature".


Sia questa la nostra umile preghiera nel giorno di festa che rivolgiamo al Creatore: "Guarda, o Padre, il popolo cristiano radunato nel giorno memoriale della Pasqua, e fa' che la lode delle nostre labbra risuoni nella profondità del cuore: la tua parola seminata in noi santifichi e rinnovi tutta la nostra vita. Amen.