Basta poco
Da piccolo avevo un orecchio molto attento alla musica e alle canzoni. Una di queste, Gli amori finiti cantata da Ornella Vanoni, aveva un ritornello che diceva: noi, vicini vicini vicini, lontani in un attimo. Lo ricordate? Al di là del senso proprio di quella canzone, guardando alle letture di questa domenica, mi è venuto in mente questo ritornello. Ricordo infatti che quando da bambino ascoltavo questa canzone mi chiedevo come si potesse essere vicini a qualcuno e allontanarsene in un istante. Siccome fantasticavo parecchio (e mi piaceva tanto la fantascienza), pensavo che forse un giorno l'uomo ci sarebbe riuscito raggiungendo la velocità della luce. Se invece consideriamo la cosa sul piano spirituale, allora non c'è bisogno di attendere una tale scoperta. Perché il vangelo di oggi, in sintonia con la 1a lettura, ci dice che questo non solo è possibile, ma è facilissimo.
I farisei fanno cerchio attorno a Gesù insieme a scribi venuti da Gerusalemme. E' gente che dovrebbe essere istruita e istruire sulle cose di Dio. Non sono lì per ascoltare un insegnamento del Rabbi di Nazareth, ma per cercare di coglierlo in fallo, come sempre. Come mai, caro Maestro, i tuoi amici mangiano senza lavarsi le mani? Come si permettono di saltare la nostra tradizione? (Mc 7,1-5) Una volta celebravo una messa serale con pochissimi fedeli nella parrocchia a me affidata solo da un paio di mesi. Al momento dell'offertorio dimentico il gesto della purificazione delle mani e proseguo con l'orazione sull'offerta. Una signora sulla sessantina di fronte a me cambia d'aspetto e comincia a guardarmi con una certa severità. Vado avanti e concludo la messa. Nella sacrestia, mentre mi tolgo le vesti liturgiche, sento arrivare una voce: "e lei che dovrebbe essere di esempio per i sacerdoti più giovani e per noi fedeli, come mai stasera non si è lavato le mani? Male! Per questo la chiesa sta andando allo sfascio!..." Era la signora dallo sguardo poliziesco. Con calma le chiesi se ricordasse questo episodio del vangelo. Mi disse di no, e quando glielo raccontai rimase di sasso, però comprese subito. Dovevate vederla: sembrava che avesse visto per la prima volta un nuovo pianeta. Forse ancora oggi, davanti a certe reazioni rigide/clericaliste, si nasconde tanta ignoranza della parola di Dio.
Gesù risponde agli istruiti citando il profeta Isaia. Parole durissime per loro (Mc 7,6-8). C'è una parte del popolo di Dio che vive un culto "fai da te"; un culto che si è costruito abilmente per avvantaggiarsene apponendoci sopra un'etichetta divina che invece il Signore sconfessa. Nella liturgia di oggi la chiesa ha tagliato una parte del vangelo che invece vi riporto alla lettera, perché si possa ricordare il severo ammonimento che Gesù aggiunge per i suoi interlocutori: siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione (Mc 7,9). Il Signore denuncia la furbizia ipocrita di una religiosità che ci fa mostrare vicini a Dio con innumerevoli artifizi esteriori e osservanze fatte passare per tradizioni che Dio ama e vuole da noi. Ma Dio non c'entra niente con tutto ciò. Lui non è presente dove si moltiplicano meticolosamente riti esteriormente anche perfetti, pieni di storia ed armonia, nonché di ripetuti gesti di riverenza. Lui non è presente dove ci si concentra per onorarlo con queste cose, credendo e inducendo a credere che ci si avvicini più a Dio con la pratica di rituali antichi rispettati alla lettera, piuttosto che occuparsi della parola di Dio che rivela ciò che Lui gradisce. Anche S. Giacomo, nella 2a lettura, mette in guardia da una religiosità che lascia la parola di Dio ai margini del proprio cuore (Gc 1,22.27).
Come è facile essere tra gente che pratica le cose della propria fede senza essere in sintonia con il Signore della fede! Lo vedo prima di tutto in me, nelle mie piccole o grandi contraddizioni, nelle mie incoerenze, nei miei peccati. Basta veramente poco. Al termine di una nostra conversazione, una cara amica una volta mi disse: "in fondo Giacomo basta poco per amare gli altri e Dio". "E' vero" - le risposi - "basta poco per amare, ma basta poco anche per peccare". E aggiungo: basta poco anche voler essere di Dio e invece essere molto lontani da Lui; e basta poco essere apparentemente lontani da Dio e in realtà averlo vicino a sé (cfr. Lc 15). Il peccato dell'ipocrisia allontana e fa allontanare dal Signore, perché ci fa allontanare da noi stessi, dalla conoscenza reale del nostro cuore. Ma il cuore è l'unico luogo dove si conosce Lui e se stessi. Vi ricordo ancora quel sogno che mi confidò un giorno una donna anziana: "ho fatto un sogno strano. Scorrevano davanti all'altare della mia chiesa tante persone. Sacerdoti, suore e fedeli che frequentano la parrocchia con il volto piuttosto spento. Poi, ad un certo punto, appare Gesù dietro di loro che mi guarda sofferente e mi dice: guarda, sono tutti qui vicino, ad un passo da me, ma non vengono da me. Ed è così da tanto tempo!..."
Il motivo per cui è così facile essere lontani dal conoscere il proprio cuore è presto detto. A nessuno piace scoprire quello che c'è dentro. Vorremo trovarci solo delle cose belle. E allora ce ne stiamo alla larga. Gesù stesso ce lo spiega quando chiarisce una volta per tutte quello che ci rende impuri (Mc 7,15.21-23). Allora meglio preoccuparsi dei peccati degli altri, meglio preoccuparsi di tutto nella vita, dei propri affari, dei propri progetti di lavoro, della propria reputazione, della salute e della forma del proprio corpo, fuorché di quello che accade e che esce dal proprio cuore. Il mondo con la sua sapienza è abilissimo nell'inventare cose sempre più strabilianti, pur di far vivere gli uomini fuori dal proprio cuore. Vicini vicini vicini, lontani in un attimo diceva il ritornello. Ma la buona notizia del vangelo è che con Gesù Cristo si può dire anche il contrario: lontani, lontani lontani, vicini in un attimo. Basta poco per ritornare nelle braccia del Signore. Lo vedremo meglio domenica prossima.