Da tempo i discepoli camminano con Gesù, e il Maestro vuol vedere che cosa hanno capito di lui. Parte con una specie di sondaggio: ma la gente, che dice che io sia? E i discepoli fanno un rapido elenco riportando alcune opinioni altrui è facile... il problema viene quando sono interpellati direttamente, quando bisogna sbilanciarsi, prendere una posizione: ma voi, chi dite che io sia? Pietro, ispirato dallo Spirito di Dio, afferma: tu sei il Cristo, cioè l'inviato di Dio, il suo consacrato, quello che tutti aspettano, anzi, di più, perché tutti aspettavano un uomo che liberasse il popolo dall'impero di Roma; in Gesù invece abbiamo Dio che si fa uomo per liberarci dal male e dalla morte, donandoci la vita eterna!
Eh sì, da qui bisogna partire: dal riscoprire che Gesù è vero Dio e vero uomo: cioè è Dio stesso che si è fatto uomo. Se non partiamo da qui, le sue parole avranno lo stesso peso di quelle di un poeta, di un politico o di un semplice uomo qualsiasi. Ma le parole di Gesù innanzitutto non sono parole qualsiasi, né tantomeno di un uomo qualsiasi: uno che ha detto e fatto le cose di Gesù o è un pazzo o è davvero Dio; o è un impostore o è uno che ha l'autorità per dirle! E ci ha dimostrato, con la sua vita coerentissima e con la sua risurrezione che è davvero nostro Signore, e chi crede in lui ha la vita eterna! Ma attenti: non basta sapere chi è Gesù in teoria. Bisogna conoscere davvero chi è Gesù, qual è il vero volto di Dio che ci ha rivelato: e Gesù lo si conosce frequentandolo: pregando, meditando il Vangelo, incontrandolo nei sacramenti, imitandolo nella vita: sì, Gesù lo si conosce seguendolo con la vita.
Gesù parla di sé e della sua passione, vuol far capire ai suoi che non è venuto a dominare sugli altri ma a dare la vita per gli altri, che la sua strada non è quella del potere, dell'arroganza, dell'interesse, del guadagno, ma la via dell'amore, dell'umiltà, della povertà, della condivisione delle sofferenze altrui. Non è venuto a cancellare la sofferenza, ma a darle un senso, a riempirla della sua presenza.
S. Pietro, forse ancora fiero di sé per la risposta azzeccata, davanti a tutti prende in disparte Gesù e lo rimprovera un po': Ma che dici? Tu soffrire? Non sia mai! ora te lo spiego io come si fa... Ed ecco arrivare a Pietro una doccia tremenda: mettiti dietro di me, Satana, perché tu ragioni secondo il mondo, ma non secondo Dio! Sì, Gesù rimprovera Pietro perché ragiona in modo umano, anzi diabolico: lo chiama Satana, perché vuol mettersi davanti a Dio, vuole dire lui a Dio che cosa deve fare, invece di fare lui ciò che Dio dice, di seguirlo imparando cosa significhi amare e donare la vita per gli altri.
La reazione di Pietro è importante: svela quella che era la sua e la nostra lontananza dagli schemi di Dio; non a caso, quando qualcuno soffre, la prima reazione di molti qual è? Non è forse: ma dov'è Dio? Perché non interviene? Proprio a me che ho fatto tanto bene? Sarà la passione a svelare il vero volto di Dio: il volto debole dell'amore vero, un amore totale, fedele, che si lascia anche rifiutare, che non si impone; ma anche un amore onnipotente, capace di vincere il male del rifiuto e della morte, capace dunque di trarre da ogni sofferenza un bene più grande, capace di trasformare una fredda croce in un letto d'amore dove poter far esperienza della tenera presenza del Signore. La passione svela l'inganno che abbiamo nel cuore, tutte le idee sbagliate di Dio, spesso ridotto ad amuleto scaccia-problemi.
Pietro dovrà imparare che altro è dire chi è Gesù, altro è conoscerlo e seguirlo per la via stretta della croce. Ed ecco l'invito del Signore: chi mi vuol seguire, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Cioè: chi liberamente vuole seguire il mio stile di vita, impari a mettere da parte le sue idee e i suoi schemi, le sue comodità, i suoi modi di pensare, impari a dire NO al male e ai propri capricci per diventare libero di dire di sì al bene; prenda la sua croce, cioè abbracci di cuore la volontà di Dio, il proprio quotidiano, la propria missione e mi segua, cioè mi imiti, cammini con me, cercando di vivere il Vangelo, per diventare un raggio di vera bellezza in un mondo rabbuiato dalla tetra menzogna.
Perché chi vorrà salvare la propria vita la perderà, mentre chi la perderà per causa mia e del Vangelo la troverà e in eterno. Che significa? Tutti vogliamo salvare la nostra vita, no? Certo! Il punto è: chi si vuol salvare da solo, facendo solo di testa sua, alla fine si perderà; chi vuol salvarsi dalla morte accumulando, facendo di testa sua, cercando di "cadere sempre in piedi" a suon di menzogne, alla fine andrà giù rovinosamente, come uno che non sa nuotare ma si ostina a rifiutare l'aiuto del bagnino. Chi invece perderà la sua vita, si salverà; cioè chi si lascia guidare da un altro, chi si lascia salvare da Gesù, abbandonando il proprio modo di pensare e abbracciando quello del Vangelo, la ritroverà per sempre.
E noi, cosa vogliamo fare: perdere la nostra vita o ritrovarla?
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