Omelia (30-09-2018)
don Luciano Cantini
A rischio di collasso

E' molto meglio per lui

"Oggi non si scandalizza più nessuno", almeno così si dice eppure pensando a quanti vivono sullo scandalo non sembrerebbe. Ci sono riviste intere dedicato al "gossip", gli opinionisti, i politici sembrano attendere il prossimo scandalo per tirare l'acqua al proprio mulino, indignarsi e suscitare indignazione sembra essere una attività redditizia. Corriamo il rischio, però, di adeguarci al senso comune se non proviamo a capire quello che Gesù ha detto, quello che la prima comunità cristiana ha compreso da tramandarlo a noi, e quello che il Signore sta dicendo a noi oggi nella situazione in cu viviamo.

Per tanto tempo chi studiava la Scrittura si è rifiutato di credere che Gesù abbia espresso un giudizio così brutale se messo a confronto a parole di amore e di misericordia. Piuttosto si pensava ad un incrudimento della chiesa primitiva che ha posto in bocca a Gesù parole dure per disciplinare i credenti e per scoraggiare gli avversari.

Forse, però, a Gesù è scappata la pazienza se leggiamo il discorso della macina come conseguenza della incomprensione prolungata dei discepoli dopo secondo annuncio della passione (Mc 9,31) che erano preoccupati di stabilire chi fosse il più grande a cui ha proposto il servizio (Mc 9,35); poi hanno iniziato a discriminare chi non apparteneva al loro gruppo per cui afferma chi non è contro di noi è per noi (Mc 9,40), i discepoli devono accettare che vi siano persone al di fuori della loro cerchia che, anche inconsapevolmente, sono dalla parte di Gesù quando si mettono a servizio degli altri.


Che credono in me

Letteralmente lo scandalo è un inciampo, una caduta in basso, non senza conseguenze. Bisogna, però fare attenzione di non dare a questa parola una lettura moralistica perché nella scrittura e nel vangelo lo scandalo è essenzialmente ciò, o colui, che allontana da Dio, qualcosa o qualcuno che fa perdere la fede, o meglio ciò che innesca il collasso della fede.

Eppure, Gesù stesso è definito pietra di scandalo (Rm 9,33), la passione (Mc 14,27) e la croce stessa è considerata scandalo (Gal 5,11) capaci di minare la fede nel Dio della "religione", quello annunziato dal potere religioso, mantenuto dalla religiosità popolare; è il Dio delle regole e dei decreti, il Dio dei riti e del tempio, quello dei sacrifici, del puro e dell'impuro, il Dio che separa chi gli appartiene ed è nel recinto da chi ne rimane al di fuori. Nei confronti di questo Dio Gesù si presenta come scandalo e non ha scandalizzato abbastanza perché l'uomo nella sua storia ha ricompreso e riassorbito il suo scandalo per tornare alla caricatura di Dio con le sue regole, le sottomissioni e le paure, i suoi riti, le sue devozioni, i suoi steccati.

La preoccupazione della prima Chiesa che ha raccolto e trasmesso queste parole di inaudita durezza è quella di salvaguardare chi si è lasciato scandalizzare dal Signore Gesù: piccoli che credono in me. Lo scandalo che merita al collo una macina da mulino è colui che offusca o stravolge lo scandalo della croce segno dell'amore totale e senza limiti, chi vuole restaurare le prassi, le credenze, le formalità. Ci sono persone e movimenti che si lasciano affascinare dal bel canto o dai paramenti, magari vorrebbero i crocifissi alle pareti dei luoghi pubblici e strizzano l'occhio a chi non tollera e definisce l'altro come terrone, nero, clandestino, straniero.


Ti è motivo di scandalo

L'immagine cruda del vangelo passa dal generale al coinvolgimento personale: se la mano, il piede, l'occhio "ti è motivo di scandalo, tagliala"... le parole di Gesù toccano ciascuno di noi. C'è una immagine di Dio che lo scandalo della Croce ci ha donato che ci rende liberi e capaci di amare, di entrare nella relazione con gli altri piccoli e che è a rischio di collasso. Dobbiamo fare attenzione al proprio agire (mani), al nostro andare nella storia (piedi), a quello da cui ci lasciamo coinvolgere (occhi) per non diventare un ostacolo (scandalo) a noi stessi e alla nostra fede. Siamo tutti arrabbiati per il crollo del ponte di Genova, a quanto pare, non sufficientemente osservato e manutenuto, sembrava funzionale e sicuro fino al collasso improvviso. Gesù ci mette in guardia, ci chiede la manutenzione della nostra vita, la verifica della quotidianità affinché non collassi all'improvviso.

Non bisogna dimenticare l'avvertimento di Gesù ai discepoli: «State attenti a voi stessi!». Oggi può essere una bella giornata per fare un esame di coscienza su questo: scandalizzo o no e come? Così possiamo rispondere al Signore e avvicinarci un po' di più a lui (Papa Francesco 13.11.17).