Omelia (14-10-2018)
don Giacomo Falco Brini
Se lasci fare a Dio il suo mestiere

Un uomo corre incontro a Gesù. Ha qualcosa di urgente da chiedergli, per questo corre. Cade in ginocchio davanti a Lui. In qualche modo riconosce la sua autorità: cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna? (Mc 10,17) E' sulla buona strada. Riconosce che c'è un'eredità più importante di cui preoccuparsi. E riconosce a chi bisogna rivolgere questa domanda. Quanti oggi, tra i cristiani, se ne preoccupano? Quanti credono che la vita eterna dipenda dalle scelte che faccio su questa terra? E chi davvero da autorità alle parole di Gesù? La Parola vivente di Dio in carne e ossa a cui nessuno si può nascondere (Eb 4,13), vede quell'uomo sul terreno in cui si muove: la Legge. Gli rammenta di essa e così scopriamo che trattasi di uomo inappuntabile su quel terreno: maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza (Mc 10,20). Mi ricordo che quando ascoltavo per la prima volta questo vangelo, più o meno all'inizio della mia conversione, coloro che poi lo commentavano lo identificavano come il "giovane ricco". Avevo circa 22 anni e mi accorgevo che non avrei mai potuto dire la stessa cosa al Signore, anche se mi sarebbe piaciuto.


Quell'uomo dice la verità della sua giovinezza (Mc 10,20). Si è lasciato guidare dai comandamenti del Signore, ora lo stesso Signore lo guarda con amore perché può completare l'opera: "sei arrivato al momento culminante del tuo cammino. Adesso, dopo aver guardato la Legge nel tempo della tua giovinezza, stai guardando dritto negli occhi del Legislatore. Adesso puoi cominciare a capire che la Legge è stata data per l'essere umano e non viceversa, perché se essa non ti conduce ad un incontro è sterile. Il Legislatore ti dice: una sola cosa ti manca. Va, vendi quello che hai e dallo ai poveri, così avrai un tesoro in Cielo; e vieni, seguimi! (Mc 10,21) Ecco, ti ho svelato il segreto della vita eterna! Innamorarti degli occhi del Legislatore, lasciar perdere ogni amore che ti voglia togliere da quegli occhi, seguirlo ovunque Egli vada: questa è la vita eterna! La vita eterna non te la da in eredità l'attaccamento scrupoloso alla Legge, la vita eterna la ricevi in eredità dall'amore per una persona in carne e ossa come te, l'amore per Gesù!"


Non so come si possa tra i cristiani fare ancora oggi confusione in tema e pensare che la Legge ci salvi. S. Paolo avverte i credenti in più di una circostanza, ma tanto per dare un riferimento direi di andare a leggere solamente la Lettera ai Galati, è più che sufficiente. Quell'uomo, pur avendo sentito gli occhi di Dio addosso, non si lascia afferrare, non si lascia conquistare. Le parole che sono seguite a quello sguardo hanno agito proprio come dice la Lettera agli Ebrei di oggi: una spada a doppio taglio (Eb 4,12). La spada ha fatto uscire quello che c'era nel profondo del suo cuore: ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni (Mc 10,22). E così vediamo come siano incompatibili l'eredità della vita eterna e le eredità di questo mondo. Per dirla con le parole di Gesù, come non si possa contemporaneamente amare Lui e le ricchezze di questo mondo, come non si possa contemporaneamente riporre la propria sicurezza su di Lui e sulle altre (cfr. Mt 6,24). Ecco perché le parole di Gesù saranno sempre causa di tristezza per chi è attaccato ai beni di questo mondo, mentre saranno fonte di gioia per chi ha deciso di amarlo e di amare ciò che Egli ama!


Il caso di quell'uomo permette al Signore di constatare le insormontabili difficoltà cui vanno incontro i ricchi per entrare nel regno di Dio (Mc 10,23-25). E i discepoli rimangono sgomenti, anzi, scoraggiati per la loro stessa salvezza: e chi si può salvare? (Mc 10,26) Ma Dio si chiama così perché si muove dentro le impossibilità umane. Gesù dunque invita tutti, prima di tutto, a permettere a Dio di fare il suo mestiere (Mc 10,27). Le parole di Pietro strappano dalla bocca del Signore la promessa solenne che, per chi si innamora di Lui e del vangelo, ci sarà l'esperienza concreta di un/una padre/madre che moltiplicherà ciò che si lascia a causa sua, insieme alle inevitabili sofferenze da condividere e la garanzia della vita eterna futura (Mc 10,28-30). E per quanto mi riguarda, giunto a 51 candeline di vita, posso solo aggiungere che Egli mantiene sempre le sue promesse e non delude mai chi scommette la propria vita su di Lui; solo che mi ci vorrebbero almeno un altro centinaio di pagine per raccontare le innumerevoli prove di questa fedeltà.