Omelia (14-10-2018)
don Nazareno Galullo (giovani)
Lasciare tutto? Ma è impossibile!

Guardando a questo tale, che si inginocchia di fronte a Gesù per fargli una domanda forte (Voglio avere la vita eterna, che devo fare) riesco subito a capire che egli vede in Gesù non uno qualunque, ma uno che può dargli una risposta importante.

Lo chiama "buono" e Gesù, ricordandogli che Dio solo è buono, subito fa capire che la sua risposta sarà quella di uno molto vicino a Dio (chiaramente non gli dirà apertamente di essere "Una cosa sola con Dio", ma lo capirà dalla sua risposta).


La domanda è davvero forte: cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?

La domanda presuppone la fine della propria vita, non è qualcosa che si può avere subito. E quindi c'è bisogno di faticare, di lottare. Mettiamoci per un attimo nei panni di questa persona e chiediamoci: perché gli fa questa domanda?

Proviamo ad ipotizzare. Forse perché è un insoddisfatto. Ha evidentemente tutto e non è felice. O forse perché ha paura di morire e di non esser nella vita dopo la morte.

Da come va a finire si capisce che è un insoddisfatto: Gesù proprio a lui chiede una cosa forte, e cioè di lasciare i beni ai poveri e di seguirlo.

Proprio a lui.

Sì, perché lui aveva tanti beni; e Gesù vede in questo "lasciare tutto" e "dare ai poveri" la risposta alla sua domanda. La domanda l'aveva fatta lui. Gesù infatti all'inizio gli dice semplicemente di osservare i comandamenti. E lui risponde che era un bravo osservatore di questi comandamenti. Era uno quindi che, tutto sommato, non era lontano dalla vita di fede, dalla vita religiosa. Ma, se aveva fatto quella domanda, probabilmente aveva dentro un desiderio profondo di qualcosa che lo elevasse.


Veniamo a noi. Gesù non è uno che massifica, non è uno che dice a tutti la stessa cosa. In altre occasioni manderà via chi voleva seguirlo. Gesù è uno che risponde direttamente al mio cuore, conosce profondamente come sono fatto. Se io gli chiedo qualcosa, lui sa come rispondermi. Se io gli chiedo di darmi la felicità, lui sa cosa mi rende davvero felice. Potrebbe anche essere che mi renda felice un distacco, un cambiamento che io non avrei mai immaginato.

Conosco giovani che hanno tutto e sono molto infelici. Conosco giovani che hanno poco e sono felici. Conosco persone molto religiose, fedeli, ossequiose che però non mi trasmettono la gioia del Dio che pregano; conosco persone distanti da Dio, che si dichiarano "atee", ma che sono gioiose perché piene di senso le loro giornate.


Ed io? Come sono io? Quali domande faccio a Gesù? Sono consapevole che la preghiera è un chiedere a Gesù? Sono uno che prega....o uno che fa preghiere? Sono un credente o uno che dice di credere? Sono una persona di fede (che si affida a Dio) o uno che fa i calcoli di convenienza?

Ognuno rifletta. Però, ricordiamoci sempre che Gesù, ci guarda, ci ama e ci parla e ci dice la verità con amore, anche quando questa è pesante. A noi Gesù lascia la libertà di seguirlo, di obbedirlo e trovare la felicità o di andare via con tristezza. E su questo, purtroppo, non ci sono vie di mezzo.