Omelia (14-10-2018)
don Mario Simula
Essere amati e non rispondere

Se trovi un uomo prudente, sapiente e saggio, provi una specie di sicurezza interiore, una forma di gioia umana e spirituale che danno una forza misteriosa per vivere in un mondo di relazioni inaffidabili e incerte.

Scettri e troni, ricchezze, beni preziosi di inestimabile valore, salute e bellezza tutto ciò che forma l'oggetto del desiderio, a volte irrefrenabile, dell'uomo oggi, vale nulla, anzi è fango e sabbia davanti alla sapienza.

Il mondo non cerca uomini opulenti. Ha bisogno di uomini saggi, di persone prudenti che sanno scegliere ciò che veramente conta. A costo di apparire stolti agli occhi dell'opinione pubblica dominante.

Ci manca spesso quel pizzico di buon senso umano che ci aiuta a saper "contare i nostri giorni" in modo da vedere ogni cosa alla luce dell'autentica gioia interiore. Il cuore saggio appartiene a chi sa misurare gli attimi della propria vita e li sa vivere con intensità piena, colma, ritenendoli decisivi per stabilire l'esito della propria esistenza.

Gesù vive un'esperienza sconcertante riguardo al senso delle cose e alla priorità dell'importanza delle cose.

Un tale, sono io puoi essere tu, gli corre incontro e si inginocchia davanti a lui. I gesti rivelano tutto l'entusiasmo di questa persona senza volto e senza identità, perché corrisponde ad ogni uomo che sente il fascino di Gesù e ne rimane avvinto e folgorato.

"Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?".

Gesù gli indica la strada dei comandamenti, comune ad ogni israelita fedele a Dio.

Quel tale può dire con tutta semplicità a Gesù: "Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza".

E' in questo momento che Gesù fissa lo sguardo su di lui, vuole scavare nel suo cuore buono, vuole vedere la sorgente limpida dalla quale scaturisce tanta naturale umiltà e verità. Un uomo che non nasconde nulla di se stesso. Ma non si insuperbisce per il fatto che deve riconoscere l'adesione della sua vita al precetto di Dio. Quando Gesù fissa lo sguardo su una persona la sta chiamando, sta per farle una proposta alla quale è possibile rispondere con generosità e gioia, con un'adesione piena e incondizionata.

Gesù vede in lui la pasta di una radicalità e di una santità schiva, schietta e sincera, naturale e spontanea. Nel suo cuore, capace di vedere oltre il visibile, si muovono le viscere dell'amore: "Lo amò". Che cosa impediva la proposta di una chiamata esplicita e totale, preludio alla sequela? "Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!".

E' una grazia meravigliosamente grande sentire la Chiamata del Signore, a partire dalla bontà del nostro cuore. Affidandola alla generosità del nostro cuore.

La scena cambia improvvisamente tono e atmosfera. Si fa cupa e inospitale alla predilezione di Gesù. Il tale sentendo le parole di Gesù diventa scuro in volto, e se ne va con la tristezza più squallida, deprimente e desolata. Il racconto di Marco dice la motivazione con poche parole laconiche, asciutte: "Possedeva infatti molti beni". L'idolo senza orecchie, né sguardo, senza mani né cuore, prende il sopravvento sull'invito del Dio Vivente, di Gesù amante che appaga, che innerva in noi gioia e felicità, pace e prospettive a lunga gittata.

Un incontro iniziato nella luce dell'entusiasmo, impaziente fino all'impulsività, si conclude nella tristezza più amara e sconfortante che avvizzisce il volto gioioso di quel tale, trasformandolo in un volto di delusione e di amarezza.

Le idolatrie di ogni genere: ricchezze, amori eccessivi e scombinati, pretese di potere, attaccamenti a qualsiasi falsa divinità fosse anche una devozione vuota e chiacchierona, il ripiegamento sul proprio io contemplato all'inverosimile e idolatrato con passione spasmodica e frenetica, hanno il terribile potere di allontanarci dall'amore di Gesù, dal suo sguardo che ci fissa con amore indicibile.
Anche se non vogliamo spesso riconoscere questa devastazione della nostra vita, costruita dalle nostre stesse mani.

Il lamento di Gesù è tenerissimo e dolorosissimo: "Quanto è difficile per quelli che si piegano agli idoli entrare nel regno di Dio!". Il Regno rimane casa dei semplici che per il Signore lasciano tutto, proprio tutto e ritrovano tutto cresciuto cento e mille e infinite volte.

E' proprio vero che la Parola di Dio è una spada affilatissima a doppio taglio che entra nelle midolla della nostra vita e la sovverte, perché ritrovi i percorsi dell'amore preferenziale di Gesù.


Gesù, donami la sapienza del cuore perché possa contare i miei giorni e orientarli sui tuoi doni e sulle tue chiamate. Io sono un tale senza nome e senza volto che può trovare in Te nome e volto.
Devo soltanto permetterti di fissarmi intensamente, col tuo sguardo che purifica e dà vita. Devo permettere al tuo amore di dilagare nel mio vissuto, senza limiti, senza condizioni, senza riserve.

Chiamami, Gesù, invitami a seguirti, dammi la forza di seguirti, distruggi gli ostacoli nel seguirti.

Concedimi la grazia di conoscerti faccia a faccia, non per sentito dire, e meno che meno per vie virtuali, inautentiche e sempre ingannevoli. Voglio vedere le venature del tuo volto. Voglio contemplare i lampi del tuo sguardo. Voglio misurare le fiamme del tuo amore. Sarò tentato di ritrarmi. Proverò la tentazione di allontanarmi da Te, triste, soltanto perché le tue proposte sono impegnative, luminose e non fosforescenti e ingannevoli.

Fissami negli occhi, e senza darmi tregua e ferendomi con la tua spada a doppio taglio, entra in me, scava, conoscimi, scrutami, riportami a nudo, restituiscimi la bellezza.

Il tuo centuplo vale ogni tesoro del mondo. Anche quei tesori meschini che costruisco con le mie mani e con le mie fantasie, senza volerlo riconoscere.

Gesù amami alla tua maniera. Amami con tutto ciò che il tuo amore esige. Amami concedendomi la grazia di lasciarmi amare. Amami perché ti segua, fino alla fine, fino al regno che inizia oggi, mentre rimango invaso dall'incandescienza del tuo amore.