Omelia (28-10-2018) |
fr. Massimo Rossi |
Commento su Marco 10,46-52 Carpe diem! Cogli l'attimo! Il merito di Bartimeo è quello di aver colto il momento favorevole, nel quale poteva dare una svolta alla sua vita: notate, il cieco non aveva alcuna certezza che il Signore lo avrebbe guarito; lasciò che fosse la fede a guidarlo... la fede e la speranza, che non possono mai stare l'una senza l'altra. E quando la fede si accende bisogna farle spazio e assecondarla! Gesù conferma che la fede vince sempre! La fede sa imporsi sul comune senso del pudore, che non sempre va nella (sua) stessa direzione; il Vangelo di oggi conferma anche questo: la gente che si affollava intorno a Gesù si sentiva disturbata dalle invocazioni del mendicante. Certo, le invocazioni di un malato costituiscono una perturbativa al magico momento presente... Quando passa una persona importante, le strade devono essere pulite, i rifiuti rimossi, i balconi ornati a festa di fiori e festoni... tutta l'attenzione concentrata sulla persona... Ciascuno ha le sue aspettative: gli astanti sognano da una vita di poter vedere il loro beniamino, rubare anche solo un suo sguardo... sarebbe troppo pretendere un selfie con lui, con lei... però... se si presentasse l'occasione, perché no? "E quando mi capita ancora?"... Nel clima di generale euforia raccontato da san Marco, nessuno si aspettava che la delicata magia del momento fosse rotta dalle urla di un povero idiota! Evidentemente Gesù amava gli idioti - Dostoevskij docet! -... Non gli importava dei riflettori accesi su di lui... ma della sofferenza di quel cieco gli importava eccome! La sofferenza urla! la sofferenza è maleducata! la sofferenza è imbarazzante! la sofferenza è inopportuna! la sofferenza è prepotente! la sofferenza non ha tempo da perdere, neppure un istante! Gesù lo sa. E davanti alla sofferenza segna il passo, si inchina, la ascolta e risponde. Il miracolo è una risposta di Dio, è sempre una risposta alla fede dell'uomo. In altre parole l'iniziativa la prende l'uomo, la prendiamo noi, o meglio, la prende la nostra fede... ma c'è un altro aspetto che non possiamo trascurare, parlando di miracoli: la fede chiede, sì; ma anche, la fede sa riconoscere il miracolo ricevuto! La vicenda del cieco di Gerico ci ricorda che dobbiamo avere occhi buoni, per riconoscere i segni della presenza del Signore, i piccoli/grandi miracoli quotidiani che Dio compie con noi e per noi! Gli Americani li chiamano ordinary miracles. Di fronte ai fatti di salvezza operati da Cristo siamo un po' tutti ciechi e sordi... Abbiamo anche noi le nostre aspettative. Qualcuno addirittura accampa pretese, mettendo in atto un vero e proprio ricatto: "Caro Gesù, o mi fai quello che ti chiedo, o ti giuro, quanto è vero Iddio, che la Tua fede la chiudo in un cassetto e non ci penso più!". E così la nostra fede finisce tra le cose belle ma inutili accumulate lungo l'arco della vita. Sappiamo già come va a finire: un giorno ci capita qualcosa e ci ricordiamo che, da qualche parte avevamo riposto la nostra fede. Ma è passato troppo tempo, e non sappiamo dove andare a cercarla. Che tristezza! La fede dimenticata tra le cose inutili... Eppure la storia della salvezza, anche recentissima, è piena di testimonianze rese da altrettanti fratelli e sorelle cristiani, sull'efficacia prodigiosa della fede! un'efficacia non solo per loro ma per tutti coloro che li hanno incontrati sul proprio cammino. Fede riconosciuta nel prossimo, e ricevuta in dono come per contagio. Conosciamo forse tutti quell'aneddoto raccontato a proposito dei miracoli di Lourdes... se ne raccontano tanti, di aneddoti come questo; mi sembra che un famoso film degli anni Cinquanta sulla vita di Bernadette Soubirous, lo riporti come fatto veramente accaduto. In breve: un vecchio medico, ateo, si trovava nei pressi della grotta di Massabielle; la sua incredulità, accresciuta dall'esercizio della professione, lo aveva reso cinico e scontroso, un uomo pieno di rabbia e di risentimento contro Dio e contro il mondo. Ebbene quel medico era molto malato, gli rimaneva poco da vivere, ma ancora si ostinava nel suo indomito scetticismo. Una mattina scorse tra la folla dei pellegrini che lentamente procedevano verso le piscine, un bambino, coricato su un lettuccio: ne intercettò lo sguardo; per un istante i suoi occhi si fissarono in quelli del bambino, il quale gli sorrise, come a dirgli: "Guardami! Guarda in che stato sono! Ma tra poco mi immergeranno nelle acque della piscina. E guarirò, ne sono certo!". Improvvisamente, il vecchio medico si sorprese a formulare una preghiera: "Santo Dio, se ci sei, guarda quanta fede batte in quel piccolo cuore! Abbi pietà di lui! Guariscilo!". Il giorno dopo, gli riferirono che il bambino stava bene: era guarito! ...E stava bene pure lui! Era guarito! |