Omelia (01-11-2018) |
don Mario Simula |
I Santi sconosciuti di ogni giorno La santità è semplice. Perché è quotidiana. Fa parte della vita di ciascuno, delle sue normali azioni, delle conversazioni solite, delle relazioni fra le persone. La costruiamo giorno dopo giorno, come ogni giorno diamo alimento al nostro corpo che da bambino diventa adulto. Nella vita di una parrocchia e in quella attorno a noi, esistono persone che non conoscono malizia. Accolgono tutti con garbo e delicatezza. Sanno parlare e fare silenzio al momento opportuno. Sorridono e piangono con chi sorride e con chi piange. Nessuno le considera. Come nessuno si accorge delle fondazioni di una casa. Però tengono in piedi il mondo. A volte mi domando con quale sguardo Dio si attardi a contemplarle. Sicuramente dirà che sono i suoi capolavori. Niente di più splendente illumina i nostri orizzonti oscuri. La santità è semplice. Chiede umiltà di cuore: un atteggiamento che sa mettere avanti gli altri, senza svalutare se stessi; non si vanta ma ha piena coscienza del valore di ciascuno; non si colloca su un piedestallo, eppure tutti quelli che la vedono nelle persone più insignificanti, provano sentimenti di amore e di stima, di apprezzamento e di accoglienza buona. Chiede semplicità d'animo: un atteggiamento che non porta mai al giudizio, allo sguardo malizioso, alla parola inopportuna. Nella persona semplice non c'è posto per la cattiveria, anche se ce n'è molto per la verità. La santità vissuta corregge e non offende. Richiama ma non fa star male. Si indigna senza distruggere. Chiede un profondo silenzio interiore: davanti ad ogni situazione sa tuffarsi nel pozzo profondissimo del dialogo intimo con Dio. Da Lui attinge l'acqua della sapienza. In lui cerca sempre ristoro e riposo per essere pronta a nuove giornate, a nuove difficoltà, a nuove gioie. Il silenzio sa fare spazio agli altri. E' uno scrigno che custodisce ogni cosa per non perdere la bellezza e la problematicità delle persone che incontra. Ascolta molto e parla poco. E quando parla lo fa bene e per il bene, senza sotterfugi, senza parole occulte e cattive quando è assente "la vittima". Il silenzio accorcia la distanza da Dio e fa incontrare, nella contemplazione, Gesù nostro amore e nostra tenerezza. Offre spazi di purificazione interiore efficaci, stabili e allo stesso tempo offre i doni necessari per perseverare. La santità chiede autenticità: il nostro parlare sia sempre sì quando deve essere sì e no quando deve essere no. I rapporti che stabiliamo non sono double-face, una per delineare la nostra personalità ufficiale, l'altra per demolire la persona "concorrente". Non transige sulle virtù umane tanto apprezzate e vissute. E quindi non pone mai gesti ambigui, indecifrabili, leggibili in mille maniere e attraverso mille interpretazioni. Senza virtù umane non c'è uomo. E se non c'è uomo, come potrà brillare il credente credibile? La santità è una chiamata da parte di Dio, destinata non ad alcuni privilegiati ma a tutti. E' una vocazione universale da condividere e da vivere. Una vocazione da vivere insieme, aiutando gli altri a percorrere lo stesso cammino: quello che Gesù ha tracciato nelle Beatitudini. Esistono strumenti per camminare nella santità. Ce li ha offerti il Signore stesso. Si possono tradurre in alcuni verbi significativi. Vigilare: la pigrizia che porta a dormire, porta anche ad ogni sorta di mediocrità. Pregare: il dialogo con Dio è l'ossigeno della santità. Restare nel Signore: un continuo e ininterrotto dialogo con Lui permette di rimanere nell'amore. L'eucaristia è un dono particolarissimo per entrare nell'intimità con Dio. Riconciliarsi: c'è un fonte battesimale inesauribile che è costituito dal sacramento del perdono. Vivere nella pace: che senso avrebbe una preghiera senza fraternità? Che senso avrebbe il perdono di Dio senza il "nostro" perdono per gli altri? La pace costruisce ponti e colma i fossati e abbatte i muri di separazione. Servire: anche un bicchiere d'acqua appartiene al codice comportamentale della santità. Un gesto di attenzione e di accoglienza, una richiesta di perdono, una parola di gratitudine, un viso disteso, un'ospitalità concreta e soprattutto un'ospitalità che fa spazio nella nostra vita e nel nostro cuore. Vivere con pazienza e gioia il limite, la fragilità, la povertà di dover dipendere da altri. La nostra debolezza apre gli spazi più larghi alla potenza di Dio nella vita di ciascuno. I passi più spediti verso la santità, li mette chi sa far prevalere nella propria vita l'azione di Dio e del suo amore. Gesù, insegnami a percorrere le strade di una santità semplice, nella quale Tu sei il punto di riferimento, la Luce e la Gioia. Non mi chiedi cose grandi, superiori alle mie forze. Mi domandi soltanto di essere come un bambino svezzato in braccio a sua madre. Semplice e umile, affidato a Te con tutta la confidenza di un malato che ricorre al Tuo Unguento, alla tua Carezza e al tuo Amore. Gesù, non vorrei essere più io a vivere, ma che tu vivessi in me. Fammi comprendere che questo desiderio non è un'aspirazione impossibile, ma un bisogno del cuore. Donami, Gesù, la santità semplice che riflette nel mio volto il tuo volto, nelle mie parole le tue parole, nei miei gesti i tuoi gesti, nelle mie scelte le tue scelte. Una santità così quotidiana e senza clamori, da essere delicata, impercettibile eppure visibile, efficace, sobria, dolce, affabile, dialogica, accogliente. Gesù incammina la mia vita lungo i viottoli del nascondimento. Non voglio ostentare nulla, non voglio apparire in nulla, non voglio essere "santo ingombrante". Desidero soltanto passare in mezzo agli uomini e alle donne che mi circondano, senza farmi notare, in silenzio, quasi premuroso per non disturbare. Gesù, desidero che sia la mia vita a parlare, non le parole a parlare della mia vita. Gesù tu sei Santo. Tu sei mite e umile. Tu sei donato senza riserve. Tu sei offerto per amore. Tu passi facendo del bene a tutti, mentre chiedi il silenzio su ciò che operi. Tu sei il Santo semplice che fa bene ogni cosa: fa parlare i muti e camminare chi è zoppo. Tu sai fasciare le nostre ferite, anche le più purulente. Gesù, voglio contemplare Te fino a scoprire che il mio cuore è il cuore Tuo, talmente ti ho assimilato, e fatto mio, senza merito mio, ma soltanto per Tua Grazia. |