Omelia (02-11-2018)
padre Gian Franco Scarpitta
Una giornata tutta per loro

Coloro che noi veneriamo per i loro meriti di perfezione assoluta e che definiamo i Santi, ci ispirano i criteri di vita evangelica affinché anche noi possiamo raggiungere lo stesso traguardo di perfezione ed entrare nella loro stessa dimensione di gloria. Ci impegnano quindi concretamente nella vita presente, invitandoci allo stesso tempo a cercare le cose di lassù (Col 3, 1 -2) e ricordandoci il nostro traguardo nei cieli. I Santi, che adesso vivono l'eternità del premio della gloria, ci aiutano di conseguenza a dare il giusto valore alla morte e al trapasso, ed è anche per questo che alla solennità a loro dedicata segue immediatamente una giornata dedicata a tutti i defunti. Dedicata cioè sia a coloro che hanno raggiunto il premio, sia a quanti si trovano impegnati a purificarsi da residui di colpe per potervi accedere in un secondo momento, ossia le anime purganti. Non possiamo trascurare che, purtroppo, vi sono fra i defunti coloro che avevano categoricamente respinto la misericordia di Dio concedendosi ostinatamente al peccato, che avevano persistito nel male nonostante il destino universale di salvezza al quale Dio vuol destinare tutti gli uomini e che di conseguenza, per loro scelta, sono precipitati nel baratro della retribuzione dell'empio, cioè all'inferno. Una dimensione purtroppo esistente, la quale tuttavia non pregiudica l'immenso amore amore di Dio per ciascun uomo. Come affermava un saggio sacerdote nel quale ebbi modo di imbattermi, "Dio ti ama immensamente qualunque sarà la tua fine, e se dovessi finire all'inferno, ti amerà anche lì."
Proprio questo è il significato della celebrazione odierna della commemorazione dei defunti: vivere la memoria e la comunione con tutti coloro che ci hanno preceduti nel trapasso terreno, instaurare una relazione intima con ciascuno dei nostri cari con cui abbiamo condiviso gioie e dolori, speranze e vittorie, delusioni e traguardi raggiunti e di cui adesso non avvertiamo più la presenza fisica. Celebriamo insomma nella forma globale ciò che ogni celebrazione esequiale ci consente di vivere singolarmente per ogni defunto ed è bello poter considerare che oggi possano essere commemorati proprio tutti i nostri amici, parenti e conoscenti, anche quelli che (e sono tanti) che nessuno va mai a visitare nella loro tomba e altri dei quali ci siamo dimenticati. Commemoriamo tutti i nostri cari trapassati, confidando che nella sua misericordia Dio ha concesso loro la possibilità di salvarsi anche oltre al loro corpo mortale. Come abbiamo detto all'inizio, coloro che veneriamo come i Santi ci offrono l'ispirazione di una vita irreprensibile, conforme al Santo e Giusto per eccellenza Gesù Cristo nostro Signore, affinché anche noi possiamo rivestire (come del resto è nostra vocazione) la stessa dimensione di santità per poter guadagnare un giorno la gioia indefinita del Paradiso e per l'appunto il morire cristiano è la speranza dell'incontro gioioso a tu per tu con il Signore della gloria, la visione beatifica del suo volto, la contemplazione dell'Amore eterno che tutto vince. Siamo tutti destinati a godere della visione beatifica di Dio al termine del nostro corpo mortale non in una semplice trasmigrazione dell'anima dal corpo, ma nel transito dell'anima da questo mondo per l'incontro immediato con il Risorto glorioso e per la comunione definitiva con lui e con tutti coloro che ci hanno preceduto nella gloria. Nella pace definitiva del Signore non vi saranno più le distinzioni sociali che caratterizzano la nostra vita quotidiana, le differenziazioni ora esistenti fra conoscenti, sconosciuti e gradi di parentela, ma nel Signore saremo tutti Uno con lui e ci riconosceremo immediatamente come fratelli, in quella dimensione che sfugge ai nostri sensi, indescrivibile, che la rivelazione ci fa conoscere come il Paradiso. In essa possiamo credere e sperare, come pure possiamo rivolgere preghiera a Dio di non esserne esclusi, convinti che il traguardo di Dio in noi è per l'appunto la nostra salvezza, la vita eterna.
Se tuttavia le nostre imperfezioni temporali non ci consentono di raggiungere immediatamente codesto obiettivo di gloria paradisiaca, siamo consolati dalla certezza che la misericordia di Dio non ci abbandona neppure dopo il trapasso terreno: esiste una dimensione nella quale si ha la possibilità di purificarci dai residuati di colpa terrena, di mondarci dalle nostre imperfezioni e di espiare le comuni mancanze che ci caratterizzano. Stiamo parlando del Purgatorio, dottrina consolidatasi intorno al terzo secolo, ma che ha sempre avuto riscontro sin dai tempi antichi della Chiesa, e che non può essere messa in discussione, essendo essa la prova certa ed effettiva dell'amore di Dio verso l'uomo. Se infatti non vi fosse una dimensione intermedia nella quale poterci purificare dalle nostre colpe terrene, saremmo costretti a un deprimente out out fra salvezza e dannazione, fra paradiso e infermo con molta probabilità che questo abbia la prevalenza. L'amore di Dio che va oltre la morte e che è misto di onnipotenza ha fatto in modo invece che avessimo questa ulteriore possibilità di perfezionarci anche al termine della nostra vita, attraverso un itinerario di purificazione forse anche sofferto, ma per nulla lesivo alla certezza che Dio ci ama.
Pregare per i nostri defunti, far applicare intenzioni di SS. Messe in loro suffragio nelle quali Cristo stesso presente agisce a loro beneficio, realizzare opere di carità, soffermarci davanti alle loro lapidi al cimitero per pregare e meditare con loro il senso della morte e della vita eterna, aiuta tantissimo i nostri cari ad estinguere gran parte delle pene purgatoriali e questo è quanto ci proponiamo durante la giornata di oggi: non soltanto gremire il cimitero cittadino come mai durante l'anno (cosa senz'altro molto lodevole e degna) ma vivere la comunione con i nostri defunti attraverso l'orazione e la partecipazione alla S. Messa, convinti peraltro che nella preghiera vi è sempre la possibilità di incontrare i nostri cari sentendoli a noi vicini. Apporre i fiori negli appositi spazi degli epitaffi è consuetudine bellissima, esaltante, qualificante che tuttavia non può non essere accompagnata dall'orazione rivolta a Dio per loro. Giuda Maccabeo (2Mc 12, 42 - 46) nell'organizzare una colletta di suffragio afferma che è necessario pregare per i nostri defunti, affinché anche dopo la morte possano trovare modo di essere salvati. Sarebbe ridicolo e controproducente pregare per i nostri cari che non son o più in vita se non vi fosse la certezza che anche dopo la morte ci è riservata una possibilità di salvezza e di gloria. Dio accoglie inequivocabilmente i suffragi e i devoti omaggi che noi gli rivolgiamo a favore dei nostri defunti ed è sempre sollecito a considerare che ogni singolo atto di amore e di spiritualità estingue loro parecchie delle pene temporali.
Allo stesso tempo la preghiera ci infonde fiducia e certezza che i nostri defunti non ci hanno abbandonati: essi sono sempre con noi, ci accompagnano indirizzandoci nel percorso della nostra vita, ci inculcano fiducia, speranza sollecitandoci sempre verso il bene.