Commento su Lc 11, 41
«Colui che ha fatto l'esterno non ha forse fatto anche l'interno? Date piuttosto in elemosina quello che c'è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro»
Lc 11, 41
Come vivere questa Parola?
Il vangelo di Luca in questi giorni diventa davvero severo. La sua è una lotta alla religione, quando questa si svuota di fede e rimane una maschera fasulla e deforme destinata a ricoprire perversione e ipocrisia.
La questione è qui tra puro e impuro, distinzione fondamentale per una religione che esiste solo separando ed escludendo. La provocazione di Gesù obbliga a disfarsi dei confini che determinano questa qualità. Quella pratica che dà purezza, rende accessibile il bene solo alla persona stessa che ha esercitato quella pratica. Togliere questo muro di separazione rende possibile vedere che quel bene è di tutti, per tutti, a favore di tutti e va condiviso.
Signore, aiutaci a non temere l'impuro. Aiutaci ad andare oltre le apparenze, incontrando l'altro come tempio della tua presenza. Allora tutto sarà puro.
La voce di un teologo- economista di oggi
La civiltà occidentale si è costruita attorno all'idea di ricchezza e di sviluppo intesi come accumulo di cose e come crescita. Questo principio della quantità si è poi sposato con la convinzione ancestrale che la purezza e la perfezione stiano in alto e l'imperfezione in basso; che l'impuro abbia a che fare con la terra e con le mani, e il puro con il cielo. Che lo spirito è superiore perché non è materia, non è corpo. E quindi i lavori che toccano la terra e usano le mani sono bassi, impuri, infimi, mentre quelli che usano l'intelletto sono nobili, alti, spirituali, santi. Questa visione arcaica della vita buona come "crescere verso l'alto" ha attraversato quasi indenne tutta la Bibbia, nonostante la dura lotta che i profeti, i libri sapienziali e Gesù hanno ingaggiato con essa.
Luigino Bruni
Sr Silvia Biglietti FMA - silviabiglietti@libero.it