Commento su Lc 12,13-21
"In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di' a mio fratello che divida con me l'eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell'abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede»."
Lc 12,13-21
Come vivere questa Parola?
Appellandosi a una legge in sé corretta, ma semplicemente "laica" e dunque tendenzialmente atea, l'uomo rimuovendo la legge di Dio rivendica quanto gli spetta, come nella famosa parabola del cap. 15 la parte di eredità è richiesta dal figlio minore, il quale abdica ai diritti di figlio di un Padre misericordioso (Lc 15,12). Scalpita per la sua parte di eredità, per ciò che si è guadagnato col sudore della fronte, per godere i frutti di un lavoro per il quale ha speso tempo ed energie. Per questa strada lecita e apparentemente innocua, facilmente l'ordine dei valori si può trovare sovvertito: il compenso non è più ciò che serve a una sopravvivenza dignitosa, ma si radica distorto nel cuore, corrompe le intenzioni sincere, inganna con false prospettive di felicità, crea continuamente nuovi bisogni, innesca processi di morte. Quella che nell'uomo è naturale e laboriosa "occupazione" può diventare facilmente asfissiante "preoccupazione", nel momento in cui rassicurato dal buon esito dei suoi sforzi l'uomo non si accontenta più del salario quotidiano ma ambisce ormai a "farsi un nome" e a costruire "una torre, la cui cima tocchi il cielo", come avvenne ai tempi di Babele (Gen 11,4). Se scoprissimo ogni giorno di più il valore della vita e quale grande tesoro abbiamo già tra le mani, non commetteremmo l'errore di sciupare la cosa più preziosa, cioè l'amicizia con Lui, lo ringrazieremmo ed esulteremmo di gioia, perché Egli è in grado di far abbondare in noi ogni grazia (2Cor 9,10).
Donaci la semplicità di cuore, Gesù, per poterci accontentare di quanto ci doni giorno dopo giorno, e la capacità di stupirci, perché anche se la pesantezza della vita rischia di farci perdere lo slancio della riconoscenza, non ci mancherà mai una tua carezza, una consolazione che viene da Te.
La voce del concilio Vat.II
"In verità gli squilibri di cui soffre il mondo contemporaneo si collegano con quel più profondo squilibrio che è radicato nel cuore dell'uomo. È proprio all'interno dell'uomo che molti elementi si contrastano a vicenda"
Gaudium et spes 10.
don Enrico Emili - enricoemili@tiscali.it