Commento su Lc 12,35-38
«Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
Lc 12,35-38
Come vivere questa Parola?
Il mio cuore non può fare a meno di attendere qualcuno: non avrei la forza di affrontare emotivamente una sola oscura notte, se non avessi l'intima certezza che la persona che amo è alle porte, che l'indomani i miei desideri verranno appagati, che alle tenebre farà seguito la luce, all'inverno la speranza della primavera. Quante notti costellano la nostra esistenza, quante prove, quante delusioni che sembrano velare davanti a noi l'orizzonte del bene, quasi fino a farlo scomparire...! Il credente sa di muoversi nelle tenebre, non si illude, non si lascia abbagliare dai festoni colorati e luccicanti della mondanità, e viaggia verso la vera luce. Perciò è beato, perché vede oltre, tiene desti i propri sensi spirituali e non si accontenta del "tutto e subito".
Mi impegno a riconoscere i barlumi di luce anche nelle giornate più buie e nebulose, quelli che il Signore non mi farà mancare, per alimentare la gioia e la speranza e trasfigurare in bene persino le mie piccole pene.
La voce di un Padre
"Credere senza esitare a ciò che sfugge alla vista materiale e fissare il desiderio là dove non si può arrivare con lo sguardo, è forza di cuori veramente grandi e luce di anime salde"
San Leone Magno, Discorsi.
don Enrico Emili - enricoemili@tiscali.it