Omelia (21-10-2018)
CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)
Commento su Is 53,10-11; Sal 32; Eb 4,14-16; Mc 10,35-45

Questa domenica si celebra la giornata missionaria mondiale e nel brano di Vangelo troviamo Gesù che ribadisce ai suoi discepoli che lo scopo principale della sua missione è mettersi al servizio alla causa dei più deboli, che sono i primi destinatari del Regno. Essere Chiesa è camminare a fianco dell'umanità, soprattutto di quelle che si trovano escluse da qualsiasi programma di solidarietà. Non è, quindi, una scelta socio-politica quella che ci porta come cristiani a farci carico della necessità dei più poveri, ma una scelta inevitabile legata all'annuncio del Vangelo e alla sequela di Gesù. Essere missionari non significa solo partire per altre terre annunciando Vangelo, pregare per coloro che hanno scelto questa missione, raccogliere fondi, ma anche capire e conoscere le situazioni, le cause che generano emarginazione, povertà, guerre, migrazioni e creare una mentalità che porti ad un cambiamento e ad un clima di accoglienza e vicinanza.

Le letture che la liturgia ci propone oggi sono proprio in questa direzione, ci parlano di servizio a cui si arriva dopo aver ribaltato le nostre convinzioni e certezze umane, dopo aver intrapreso la strada del cambiamento: quella del servo sofferente di Jahwè.

Essere cristiani è vivere servendo gli altri, senza aspirare ad alcuna carriera. Lo stile del cristiano è la logica della gratuità che nasce dalla fede. Sia la prima lettura, sia il brano evangelico, evidenziano questi aspetti.

La fede può essere paragonata ad un piccolo virgulto, bello, ma piccolo e fragile; questo dono ha bisogno di un ambiente che lo aiuti a crescere per saper superare le difficoltà, e mantenersi saldo specie nei momenti delle prove. Il problema della fede è viverla nella quotidianità, nelle scelte, nella coerenza tra ciò che professiamo a parole e le azioni che riusciamo a realizzare.

La prima lettura tratta dal quarto Carme del Servo sofferente del profeta Isaia, ci parla di un giusto che "offre la propria vita in espiazione", cioè che si fa partecipe del progetto di Dio per purificare le colpe degli uomini.

Nella lettera agli Ebrei troviamo l'invito ad affidarci a Gesù, sommo sacerdote, capace di comprendere le nostre debolezze, per averle lui stesso sperimentate ad eccezione del peccato, e per ricevere misericordia e aiuto nel momento del bisogno.

Nel vangelo di oggi troviamo Gesù che ha annunciato per la terza volta la sua passione, ma i suoi discepoli sono ancora nella convinzione che Lui, il messia, è destinato a diventare re e due dei suoi discepoli, quelli più vicini a lui, tentano di assicurarsi un posto di prestigio, suscitando il malcontento degli altri che in fondo aspiravano alle stesse cose. Ma Gesù prontamente smonta tutte le loro aspirazioni e contrappone subito al desiderio di potere quello che invece è nella missione che sta per compiere e ricorda loro che «Chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti». Troppo spesso, ancora oggi, invece di ascoltare e fare quello che Gesù ci dice vogliamo che sia Lui a fare quello che noi gli diciamo!

Il calice e il battesimo citati da Gesù sono premonitori del suo destino di morte e di sofferenza che dovrà affrontare a breve, i discepoli si dichiarano disposti anche loro a percorrere quella via, e la storia ci dice che ciò avverrà, anche se allora non avevano compreso sino in fondo il vero significato.

La tentazione del potere la sentiamo dentro di noi, nella nostra vita di ogni giorno: nella famiglia, nelle nostre comunità, nell'impegno educativo, nelle relazioni sociali, nella vita professionale, nei compiti che ci sono affidati. Sono facili gli abusi di potere. Pretendere dagli altri ciò che vogliamo, invece di costruire insieme il bene di tutti è la sostanza sottile di ciò che noi intendiamo quando parliamo di tentazione del potere. Tutti siamo toccati in qualche misura da questa mentalità e ci dimentichiamo troppo spesso che l'esercizio del potere, la carriera, il sopravanzare sugli altri, anche se a fin di bene, fa delle vittime.

Il punto di forza del brano evangelico che abbiamo letto è questo: "Il figlio dell'uomo è venuto per servire e dare la vita per gli uomini". Il cristiano deve confrontarsi continuamente con la figura di Gesù. La fedeltà al vangelo si misura su questa ambizione, cioè sul coraggio di mettere la propria vita al servizio del bene di tutti.


Per la riflessione di coppia e di famiglia.

- Quale percezione abbiamo dell'ambiente in cui viviamo per crescere sullo stile del vangelo?

- Quante volte nella vita abbiamo sperimentato la frase di Gesù: "ma fra di voi non sia così? Fare degli esempi.

- Verso quali servizi ci sentiamo più portati? Quali invece ci risultano quasi impossibili? Se e quale ricompensa speriamo di ottenere?


Don Oreste, Anna e Carlo - CPM Torino