Ascolta: amerai
In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
Te lo sei chiesto anche tu qualche volta: qual è la via più semplice per essere felici? Desideri tanto esserlo, e ogni tentativo per raggiungere quel traguardo ti lascia deluso e triste: rincorrere la felicità ti intristisce: che paradosso! Eppure se in te c'è questo desiderio che ha la forza di orientare e investire tutte le tue risorse e fatiche, ci deve essere sicuramente un modo, una strada per raggiungere questa meta. Il problema tuttavia non è il perché (per essere felici, ovvio!), ma il come: più che una percorso vorresti una bacchetta magica, un incantesimo, che materializzasse davanti ai tuoi occhi questa benedetta felicità. Ecco perché ogni volta ti ritrovi con un grande bernoccolo in testa, dopo aver sbattuto contro il doppio muro dell'illusione e della delusione.
Gesù rispose: «Il primo è: "Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l'unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza". Il secondo è questo: "Amerai il tuo prossimo come te stesso".
Alla domanda dello scriba, Gesù dà quattro risposte, o per meglio dire una risposta in quattro tappe:
- Il primo (comandamento) è: "Ascolta, Israele! Chi ascolta è riflessivo, chi ascolta sa tacere, sa accogliere l'altro, con le sue idee, con i suoi perché, con la sua fragilità; chi ascolta non detta legge dall'alto della sua sapienza, non si erge a giudice implacabile. Chi ascolta permette all'altro di esprimersi. L'ascolto è il primissimo ingrediente fondamentale per la felicità.
- Il Signore nostro Dio è l'unico Signore. L'ascolto lascia spazio a Dio, Parola che crea e Parola che salva. L'unicità di Dio è l'altro ingrediente, ed è il suo dono, la sua cura alla nostra vita frammentata e dispersa in mille rigagnoli spesso inutili, che prosciugano le nostre energie e ci fanno scivolare nel non senso, nel vuoto. Essere uno, come Lui è uno: secondo ingrediente. Questi primi due punti sono lo "Shemà' Israel", la professione di fede degli Ebrei, nostri fratelli maggiori, e questo ci dice che la fede è il secondo ingrediente per la felicità. Fede significa adesione, risposta, affidamento all'amore. L'ascolto, il Signore, la fede. Poi?
- Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. Poi amerai. Il futuro che spesso ti angoscia e ti preoccupa è già abitato dall'amore: che bella notizia! L'amore che vivrai avrà un contenitore composto da quattro lati: cuore, anima, mente, forza, questi quattro lati sono la garanzia che tu non sei uno, nessuno o centomila, ma semplicemente uno, e tutto in te vive il dono dell'amore. Quanti cuori hai? Uno. Quante anime hai? Una. Quante menti hai? Una. Quante forze hai? Una. In questa unità e unicità compare tutta la meravigliosa bellezza della creazione: "Dio disse: "Facciamo l'uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza" (Gen 1,27). Questo amare Dio non è amare un qualcosa di astratto, che vive chissà dove, ma è amare il TUO Dio, che ha un nome, un volto, un carattere, una storia, una vita!
- Il secondo (comandamento) è questo: "Amerai il tuo prossimo come te stesso". Il tuo futuro, già popolato e abitato dall'amore di Dio, chiede di allargare i paletti della tua tenda, di estendere lo spazio vitale per accogliere e amare il TUO prossimo, cioè l'altro, ogni altro. E bada bene: amare l'altro come te stesso, un amore che non è tendere la mano per aiutare (è già una bella cosa eh), è un amore che incarna l'altro in se stesso, un amore che ti espropria, per essere ancora e ancora dono.
Non c'è altro comandamento più grande di questi. Non ti illudere, non credere ad altri che ti propongono strade diverse: capisci da te che chi ti propone un comandamento più grande dell'amore è un ciarlatano, uno sprovveduto che si prende gioco di te.
Riassumendo: Ascolta, Dio, credi in Lui, Ama Lui, ama gli altri. La semplicità del più grande dei comandamenti ti lascia senza parole e lascia posto alla Parola, da ascoltare, amare, incarnare, ogni giorno, tutti i giorni.
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