L'ultima istruzione di Cristo
Siamo nel Tempio di Gerusalemme, uno dei capisaldi della fede di Israele. Dopo aver risposto all'ennesima interrogazione di uno scriba, Marco osservava che da quel momento in poi non c'era più il coraggio di rivolgergli domande (Mc 12,34). Finalmente Gesù può riprendere il suo insegnamento senza essere interrotto. Prima del conclusivo discorso escatologico del capitolo 13, ci vuole lasciare un'ultima, importantissima istruzione. Cominciamo dalla prima parte (Mc 12,38-40). Se il Signore ne parla proprio adesso forse è perché constatava che dentro il Tempio c'era oramai un andazzo generale di sacerdoti, scribi e dottori della Legge in evidente stato di infermità mondana cronica. In realtà la categoria biasimata è solo quella degli scribi, ma se consideriamo l'economia generale dei vangeli non ci sbagliamo a tirare in ballo anche gli altri. Gesù raccomanda di guardarsi da essi. Il motivo è semplice. L'amore che essi hanno per i vestiti costosi che li distinguono, per i primi seggi nelle sinagoghe (davanti a Dio) e per i primi posti nei banchetti (davanti agli uomini), significa che non amano Dio né inducono gli altri ad amarlo. La loro razza appartiene a quella dei pastori stigmatizzati da Ezechiele profeta (Ez 34,1-10).
Ma c'è di più. Oltre a coccolare accuratamente il proprio ego per poter apparire più "fighi" e influenti degli altri, costoro amano anche possedere di più: divorano le case delle vedove (v.40a), ossia derubano le persone vulnerabili per antonomasia, le quali, per quella Bibbia che essi conoscono molto bene, hanno Dio stesso come difensore. Invece di difendere la vedova per nome e per conto di Dio, se ne approfittano senza alcuno scrupolo! E, come se non bastasse, pregano a lungo per farsi vedere (v.40a), ossia hanno la doppia faccia di passare gran tempo a pregare per convincere chi li guarda di essere veramente religiosi, raggiungendo così il colmo dell'ipocrisia. Essi riceveranno una condanna più severa (v.40b), dice Gesù senza mezzi termini per ammonire il discepolo che crede nel suo insegnamento. Sottolineo il "che crede", perché non vedo in giro molta fede in queste salutari parole, nonostante i ripetuti appelli di Francesco alla sobrietà del vangelo: ci sono ancora tanti che pensano e vogliono una chiesa mondana e potente, dalle lunghe vesti e dai primi posti in tutti i più visibili spazi della vita umana, e ciò a difesa della "cultura" cristiana!
Seconda parte del vangelo, un contrappunto alla prima. Gesù osserva la gente che getta le monete nel gazofilacio, il tesoro del Tempio. Notate come Egli sia attento al come getta, non solo al quanto. Infatti, ci sono ricchi che gettano molto (Mc 12,41), ma non secondo Gesù, il quale chiama subito i suoi discepoli a vedere ciò di cui non si sono resi conto. Perché laddove l'uomo vede il molto, Dio invece vede il poco, e viceversa. Gesù dona questo ultimo insegnamento seduto: così, quando essi si siederanno al suo posto per continuare a trasmettere ciò che hanno appreso, dovranno aver sempre presente e insegnare a loro volta chi si deve guardare: una povera vedova (Mc 12,42) e tutti quelli che ad essa assomigliano. Ancora una volta Gesù stupisce per la scelta delle persone da mettere in cattedra con Lui.
Devo dirti un'ultima cosa. Se anche tu che mi stai leggendo ti stupisci ancora rallegrandoti delle sue scelte, ringrazia il Signore: vuol dire che stai cercando di amarlo come si merita. Ma se le sue scelte non ti generano gioia e stupore, bisogna che ti chieda nuovamente cosa cerchi e perché vai da Lui. Gesù insegna solennemente al discepolo di ogni tempo perché deve guardare e ricordare questa vedova. Ella è la donna che ama Dio con tutta la sua vita, adempiendo il duplice comandamento che viene prima di ogni altro (cfr. vangelo di domenica scorsa), mentre gli altri hanno riservato al Signore solo i loro avanzi (Mc 12,43-44). C'è chi camminando dietro al Signore Gesù arriva a donargli tutta la sua vita, cioè ad amarlo. E c'è chi, nello stesso cammino, preferisce amare altro, e allora rischierà di dare a Dio solo delle briciole della sua vita, ma non giungerà ad amarlo, poiché è nella natura dell'amore la parola "tutto": ricordate il giovane e osservante ricco di qualche domenica fa? Non si può amare insieme Dio e il mondo con le sue ricchezze. Né si può amare il mio "io" più di Dio.
|