Omelia (07-10-2018) |
don Lucio D'Abbraccio |
L'uomo non divida quello che Dio ha congiunto La prima lettura e il Vangelo affrontano un argomento molto importante ed anche molto scottante: l'indissolubilità del matrimonio. La prima lettura presenta il progetto di Dio sulla famiglia. Essa mostra il senso originario della vocazione matrimoniale a cui l'uomo è chiamato: una relazione di amore indissolubile, di parità e di unità con un suo simile. La donna è colei che sta di fronte all'uomo in modo complementare, permettendogli di superare quella radicale solitudine che da solo non può superare. Dio, dunque, ha pensato la famiglia perché fosse una, indissolubile e aperta alla vita. Ma se la famiglia è pensata dall'Onnipotente in questo modo, ne deriva che ogni volta che l'uomo si allontana dal progetto di Dio, egli moltiplica affanni, sofferenze, amarezze e squilibri: perché le leggi di Dio non si violano mai impunemente. Nel Vangelo, invece, l'evangelista ci proietta nel bel mezzo di una disputa sul matrimonio. Gesù, però, non vuole cimentarsi in nessuna discussione e va al cuore del problema: ricorda la triste realtà dell'uomo peccatore dal cuore indurito che ha dimenticato la sua condizione e vocazione originaria. Riprendendo il passo della Gènesi, Gesù ribadisce l'unità dei coniugi nella volontà creatrice di Dio, segno di quell'alleanza che il Signore stesso ha stretto con Israele. Il Vangelo presenta, quindi, una situazione di famiglia che non è più secondo il progetto di Dio: è entrato il peccato ed ha avvelenato la stupenda opera del Signore. L'uomo e la donna si sono induriti nel cuore ed hanno deviato dal progetto di Dio: l'egoismo è diventato legge suprema e il capriccio un diritto. Tenendo presente questa situazione «alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie». L'evangelista continua dicendo che Gesù risponde senza esitazione: «L'uomo non divida quello che Dio ha congiunto». Con questa risposta il Signore vuol farci capire che la famiglia è una unità voluta da Dio e quindi l'uomo non deve azzardarsi mai a separare ciò che Dio ha unito. La risposta che Gesù da' ai farisei è netta e lascia tutti con il fiato sospeso. Anche i discepoli restarono impressionati e «a casa, lo interrogavano di nuovo su questo argomento». La risposta di Gesù fu ancora più chiara: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio». Gesù, notiamo, difende fino in fondo l'unità della famiglia. Al giorno d'oggi vi sono tante famiglie sfasciate, perché non prenderne atto? Perché continuare a stare insieme? Umanamente parlando il ragionamento sembra giusto, ma Cristo non ragiona così. La rottura del vincolo matrimoniale è sempre una ferita al creato. Oggi, purtroppo, assistiamo allo sgretolamento di molte famiglie e a monte c'è sempre un peccato, una colpa. Il Signore, però, non darà mai via libera al peccato, non chiamerà mai "diritto" ciò che è soltanto egoismo e rifiuto di amare. Però vi sono anche tante situazioni estremamente complesse che vanno guardate con comprensione e misericordia. Va salvaguardata, innanzitutto la ricchezza di una decisione che lega per la vita e che fa di due persone «una carne sola». La Chiesa, intesa come famiglia di Dio, diviene l'immagine stessa della famiglia che nasce dal sacramento del matrimonio. La stessa Chiesa è concepita come una madre che genera, che custodisce e che accompagna. Nella Chiesa, più che altrove, debbono vedersi realizzate le parole della prima lettura: «Non è bene che l'uomo sia solo». La Chiesa, che è la famiglia di Dio, la famiglia di tutti, non deve lasciare solo nessuno, non deve discriminare, emarginare, giudicare coloro che vivono in situazioni di peccato ma deve accogliere ed avere misericordia verso costoro, verso tutti. Nella società domina la logica dell'assurdo, dell'egoismo: anziani che vengono emarginati, bambini abbandonati o uccisi etc.; questo modo di pensare porta solo frutti amari. Non dimentichiamocelo. Cerchiamo di convertirci! In questa domenica la Chiesa ci invita a recitare la supplica alla Beata Vergine Maria del Santo Rosario di Pompei. Chiediamo a Lei, invocata col titolo di Regina della famiglia, affinché ci aiuti nel rendere possibile il progetto iniziale del Creatore, perché superata la durezza del cuore, crei in noi un cuore nuovo, un cuore capace di amare in pienezza. |