Omelia (08-12-2018) |
fr. Massimo Rossi |
Commento su Luca 1,26-38 La solennità di oggi è una sfida a tutta l'umanità a vivere in pienezza la vita, lunga o corta che sia, senza cedere alla tentazione del peccato, qualunque esso sia... Vedete, noi, poveri mortali, così fragili e pieni di paure - Adamo ed Eva insegnano! - fin da bambini, o quasi, maturiamo la convinzione non proprio positiva e ottimista su noi stessi, più che sugli altri, per la quale certi (nostri) peccati sarebbero inevitabili... Bell'autostima, complimenti! Fatto sta che fissiamo l'asticella ad una altezza considerevolmente inferiore al livello che in verità saremmo in grado di saltare. Abbiamo addirittura sviluppato delle teorie psicologiche, o pseudo tali, secondo le quali i peccati - non tutti, in verità! - sarebbero addirittura la conseguenza dello stress che, secondo una statistica recente, affliggerebbe il 90% dell'umanità occidentale. Un'altra spiegazione alla facilità con cui cadiamo in tentazione è che la cultura ha smarrito ogni concezione di morale: nel senso che la morale esiste, ma è poco più che una teoria; peggio ancora, il giudizio morale non coinvolge e non giudica taluni atti umani - da non confondere con gli atti dell'uomo, quelli più propriamente fisiologici, non moderati cioè dalla volontà; ad es.: respirare -. L'esempio più significativo di questo cosiddetto svincolamento dell'atto umano dalla morale (cattolica) è la sessualità: l'uso del sesso è ritenuto del tutto naturale; il piacere non è un'invenzione umana, perché demonizzarlo? A questo proposito, colgo l'occasione per ricordare che Immacolata concezione (di Maria) non è sinonimo di verginità! "Immacolata" significa senza peccato originale. Della verginità della Madonna, al momento del concepimento di Gesù, si parla nel Vangelo di Luca e di Matteo; quanto al fatto che Maria fosse stata concepita (dai suoi genitori) senza peccato originale, nel Vangelo non se ne parla... Il che non significa che sia frutto di un'invenzione umana! Fin dai primi secoli della Chiesa, la riflessione sul mistero di Cristo, che coinvolse immediatamente la persona di Sua Madre, portò i teologi a maturare la convinzione che il cuore di Maria fosse assolutamente puro, cioè senza macchia di peccato. La convinzione, certo non peregrina, venne confermata dalla stessa Donna gloriosa alta sopra le stelle - così la Liturgia canta Maria - in occasione delle apparizioni a Bernadette Soubirous, presso la grotta di Massabielle a Lourdes. Parlando di verginità - e veniamo al Vangelo - il parallelismo tra immacolata concezione e verginità di Maria potrebbe insinuare l'analogia tra verginità e purezza di cuore; in altri termini, chi non ha fatto la scelta di verginità per il Regno dei Cieli, non sarebbe del tutto puro... Mi preme precisare questo particolare - un po' più che un particolare! - non solo per l'equivoco sopra citato; ma perché da Platone, passando per sant'Agostino, fino a Gianseno e anche dopo, l'uso della sessualità in genere è stato ritenuto intrinsecamente disordinato. Si è giunti all'assurdo che una donna, cristiana, cattolica, dopo il parto, doveva andare dal prete a farsi benedire... Lo fece anche Maria, in ossequio alla legge di Mosè, che prescriveva la purificazione della donna - dell'uomo no! chissà perché? - entro otto giorni dal parto. Nel libro dell'Esodo, nel Deuteronomio, nei Libri dei Re,... gli scrittori ispirati precisano che i maschi si potevano presentare all'altare di Dio, a condizione che almeno da tre giorni non si fossero accostati a donna... Sarà forse per la colpa di Eva? È stata lei a tentare Adamo, presentandogli quella maledettissima mela! Il mio vecchio parroco, sant'uomo, ormai in Paradiso, quando, durante l'omelia, esprimeva battute del genere, chiudeva con un solenne: "Ma facciamoci furbi!!". Si sceglie lo stato di verginità, non certo per evitare il peccato, ma per essere liberi di amare Dio e il prossimo, senza i vincoli familiari... Lo ripeto, la verginità è una scelta! Lo fu per Maria; lo è per un consacrato, lo è per un sacerdote... In ultima analisi, la verginità intesa come astinenza dall'uso della sessualità - attenzione, la verginità non ha solo questo significato! -, non è fine a se stessa, né può essere un ripiego contro la paura di coinvolgersi in una relazione affettiva... La verginità scelta per Cristo, come Cristo e in Cristo, è funzionale ad un servizio ecclesiale, ordinato alla edificazione del Regno di Dio: in particolare, per un presbitero, il servizio dell'altare, per un religioso, la vita comune e il servizio della carità. Soltanto Dio può chiedere a un uomo, a una donna di rinunciare alla propria vita sessuale... So di toccare un tema delicatissimo della Chiesa cattolica, da anni oggetto di dibattito, nell'ambito della riflessione più vasta sulla morale familiare. E qui mi fermo. Torniamo a Maria: quest'anno, ho pensato di sottolineare il valore del saluto dell'angelo. "Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te.": queste parole costituiscono l'incipit dell'Ave Maria, la preghiera più amata, più famosa e più recitata del mondo. Lo stato di grazia che ha colmato Maria di gioia - il canto del Magnificat ne è la prova! - dovrebbe colmare di gioia anche coloro che lo hanno scelto per sé!...nonostante la fatica di mantenere la strada, senza tralignare. E se traligniamo? Un errore, un peccato non può compromettere la vocazione! La strada scelta rimane sempre la nostra strada, l'unica strada, fino alla fine. Ogni strada scelta per amore di Cristo e della Chiesa - anche quella della famiglia! - è importante, per chi la sceglie e per gli altri che ne possono ricevere beneficio; anche solo l'ammirazione di vedere una persona realizzata e felice di esserlo, nonostante gli errori commessi per fragilità, egoismo, presunzione... Al contrario, fa tristezza vedere persone che hanno scelto di seguire Cristo, poveri, casti e obbedienti, ma vivono la loro condizione come una serie frustrante di rinunce, sentendosi più poveri, meno dotati, e anche più arrabbiati di chi non ha fatto la stessa scelta... Molti preti, molti religiosi vivono la loro condizione come se fosse una croce, convinti più per presunzione, che per umiltà, di diventare in tal modo conformi a Cristo. Viene da chiedersi: quale percezione hanno del mistero di Cristo? Nessuna vocazione è priva di frustrazioni - evviva il disincanto! -; ma una vocazione non può intendersi come una croce, sulla quale si sale per morirci sopra! Se fosse così, come potremmo annunciare che Dio è Amore infinito? Chiediamo a Maria che preghi per noi! ne abbiamo tanto bisogno, tutti i giorni, fino all'ultimo istante della nostra vita; anzi, soprattutto in quell'istante! E così sia. |