Omelia (14-06-2005) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli in-giusti. Come vivere questa Parola? Con l'autorevolezza che gli viene dal suo essere Figlio di Dio, Gesù affronta l'argomento più sacro che potesse es-serci per gli Ebrei: quello della Legge data da Dio. Egli non è venuto per modificarla, ma per svelarne i risvolti più reconditi, facendola progredire verso la pienezza del compimento. È infatti solo se colta a questo livello che essa realizza ciò per cui Dio l'ha donata: la piena libertà dei suoi figli. È la meta che giustifica il percorso. Perderla di vista è rendere insensato lo stesso itinerario. Il nostro agire non deve essere motivato dal desiderio di raggiungere una certa perfezione morale o dal bisogno di "sentirsi a posto", ma unicamente dalla consapevolezza della nostra dignità di figli di Dio. È la realizzazione di questo nostro essere che determina il comportamento. La nostra norma morale, allora, non può essere una "legge", neppure quella di Dio, ma Dio stesso, in quanto nostro Padre, nella sua realtà profonda che è amore. È l'agire divino a diventare normativo. E Dio non fa distinzione di persone, il suo a-more, la sua provvidenza, il suo interesse è per ogni uomo, buono o cattivo che sia. Se mostra qualche "preferenza" questa è per chi è più a rischio e quindi proprio per quelli che noi saremmo tentati di emarginare. Questo amore che non conosce preclusioni di sorta, ma tutti abbraccia con la stessa tenerezza è la "legge" che io, tu, ogni cristiano è chiamato a vivere. L'unica legge capace di renderci veramente "liberi", perché pienamente noi stessi. Oggi, nella mia pausa contemplativa, poserò lo sguardo su Dio-Amore e sul mio essere "figlio" suo. Lascerò matu-rare in me la consapevolezza che Lui è la mia meta. Rimuoverò, quindi, dal mio cuore ogni tentazione di osservan-za legalistica o perfezionistica per far spazio a quella "libertà" che Gesù mi ha conquistato e in cui il mio essere "figlio di Dio" si espande in pienezza. Donami, Signore, la liberante certezza che solo nell'amore posso realizzare il mio essere "figlio" tuo. Che io aderisca a te, prima e più ancora che ai tuoi precetti. Che il mio agire sia un riflesso del tuo riversare amore su ogni creatura. La voce di un Padre apostolico L'amore tutto soffre, tutto sopporta: non vi è nulla di vile o di altezzoso nell'amore. L'amore non fomenta scismi, l'amore non si ribella, l'amore agisce sempre in tutta concordia; dall'amore furono condotti alla perfezione tutti gli eletti di Dio, e senza l'amore nulla a lui piace. S. Clemente |