Omelia (25-11-2018)
diac. Vito Calella
Siamo «dalla verità» con Gesù «testimone della verità»

I dirigenti del popolo di Israele, identificati dall'evangelista Giovanni con il nome di «Giudei» furono accusati da Gesù di «amare la gloria degli uomini più che la gloria di Dio» (Gv 12, 43). Erano i capi religiosi dell'istituzione del tempio di Gerusalemme ed esercitavano la loro autorità religiosa come dei re alla maniera umana. Ora essi portarono Gesù, come loro prigioniero, davanti a Pilato, che era l'autorità del potere politico, rappresentante dell'imperatore romano. Di fronte a questi due tipi di autorità a livello umano (autorità religiose del tempio e autorità politica), Gesù definisce la sua autorità «regale» come quella di un testimone della verità. Rispondendo a Pilato, che gli chiedeva se egli era re, rispose:: «Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza della verità» (Gv, 18, 37b). Di solito un re, secondo il nostro modo di pensare, esige di essere messo al centro dell'attenzione, esige di essere ascoltato. Invece Gesù non continua dicendo: «Chiunque ascolta la mia voce è dalla verità», ma dice il contrario: «Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». In quel «chiunque» c'erano i suoi discepoli, e oggi ci possiamo identificare anche noi.
Gesù, venuto nel mondo «per rendere testimonianza della verità», si definisce davanti a Pilato come un re obbediente «alla verità», è un re sottomesso «alla verità». Ma non solo! I suoi veri discepoli sono essi stessi obbedienti «alla verità», sottomessi «alla verità», come Lui, e imparano ad essere «dalla verità ascoltando la sua voce». Gesù sta davanti a noi come «testimone della verità», noi siamo dietro a lui, ma insieme a lui volgiamo tutta la nostra attenzione «alla verità».
«Gli dice Pilato: "che cos'è la verità?"» (Gv 18, 38a). Non ci fu risposta di Gesù, perché a Pilato non interessava. Ma è una domanda che ci vogliamo fare: ci interessa la risposta perché vogliamo essere del gruppo «dalla verità» e non del gruppo di Pilato e dei Giudei.
La parola «Verità» nel Vangelo di Giovanni corrisponde a ciò che gli altri evangelisti chiamano «Regno di Dio». Gesù è venuto a dare testimonianza della verità, cioè del Regno di Dio, che non ha nulla a che vedere con le monarchie di questo mondo.
Che cos'è allora il «Regno di Dio»? Il Regno di Dio è la proposta di alleanza di Dio Padre con tutta l'umanità, è la sua proposta di comunione, è la sua iniziativa gratuita di riconciliazione, è la nuova ed eterna alleanza. Il regno di Dio è la rivelazione definitiva del volere di Dio Padre per tutta l'umanità, per tutti noi e per tutta la creazione: è il suo volere ristabilire tutto in unità nella carità, in relazioni fecondate, vivificate dal suo Santo Spirito, cioè dalla gratuità del suo amore.
Questa proposta di alleanza con tutti noi e con tutta la creazione il Padre l'ha già realizzata una volta per tutte «amando tanto il mondo (umanità e creazione), da mandare il suo Figlio unigenito» (Gv 3, 16). La verità di questo progetto di alleanza è diventata una luce per tutti noi per mezzo del «Verbo che si è fatto carne ed è venuto ad abitare fra di noi» (Gv 1,14).
Il Regno di Dio diventa allora lo stesso Gesù, perché se noi vogliamo rispondere liberamente alla proposta di alleanza del Padre, se vogliamo «essere dalla verità», se vogliamo essere del Regno di Dio, se vogliamo sperimentare davvero l'unità nella carità, che dà senso alla nostra vita, e ci dà gioia, siamo chiamati ad «ascoltare la voce di Gesù», siamo chiamati a metterci dietro a lui perché lo scegliamo come nostro «cammino, verità e vita» (Gv 14,6).
Non è facile, perché c'è di mezzo la libertà.
Le autorità religiose (i giudei) e l'autorità romana (Pilato) rappresentano oggi quella categoria di umanità che sceglie drammaticamente il rifiuto della proposta di alleanza del Padre, che ci viene offerta attraverso le parole e le azioni di Gesù scritte nei Vangeli.
Gesù, testimone della verità, testimone del Regno di Dio, ha accettato il dramma del rifiuto e lo ha sperimentato sulla sua stessa carne con la sua passione e morte di croce.
Che cos'è il Regno di Dio? Che cos'è la verità? È Gesù flagellato, Gesù coronato di spine, Gesù messo in croce.
Gesù è stato incoronato re dal Padre nell'ora più radicale della sua testimonianza della verità: quando cioè, con la sua passione e morte di croce, ha rivelato a tutta l'umanità la fedeltà del Padre di voler stabilire la sua alleanza con noi, nonostante il dramma del rifiuto umano. Il Padre ha già salvato il mondo, con la morte del suo Figlio.
Che cos'è il Regno di Dio? Che cos'è la verità? È il corpo risorto di Gesù crocifisso, glorificato con la forza dello Spirito Santo. Noi, che vogliamo essere del gruppo «dalla verità che ascolta la voce di Gesù», e non del gruppo dei Giudei e di Pilato, contemplando il corpo vivente del Risorto ci sentiamo ora «amati da Lui, liberati dai nostri peccati con il suo sangue» (Ap 1, 5b), ci sentiamo «un regno di sacerdoti per il suo Dio e Padre» (Ap 1,6a).
Che cos'è il Regno di Dio? Che cos'è la verità? Non è più soltanto Gesù Cristo morto e risorto, ma siamo noi, nella radicale povertà della nostra condizione umana, consegnati nell'avventura di vivere tutte le nostre relazioni con la grazia dello Spirito Santo, come corpo di Cristo, profondamente uniti a lui, nostro «cammino, verità e vita».
La regalità di Gesù che celebriamo oggi diventa allora la festa del Corpo di Cristo, la festa della nostra comunità che vive animata dallo Spirito Santo, la festa delle nostre relazioni evangelizzate dalla gratuità dell'amore di Dio, avendo come capo del corpo Gesù Cristo nostro Signore.
Se viviamo l'unità nella carità nella nostra comunità siamo re assieme a Cristo!
Quel Figlio dell'uomo che apparirà sulle nubi del cielo, pieno di potere e gloria, il cui regno non tramonta mai (Dn 7, 13-14) non è una figura individuale, non è più soltanto Gesù Cristo re, ma è il corpo di Cristo, siamo noi, «il popolo dei Santi dell'Altissimo» (Dn 7,27), che già in questa terra, con la testimonianza della verità dell'amore gratuito, evangelizziamo le nostre relazioni umane e quelle con tutte le creature, «ricapitolando, e accentrando in Cristo morto e risorto tutti gli esseri, quelli celesti e quelli terrestri» (Ef 1, 10).