Omelia (02-12-2018)
padre Antonio Rungi
Stare attenti, vegliare, pregare ed aspettare

L'inizio del nuovo anno liturgico (Ciclo C) con la prima domenica d'Avvento ci invita a concentrarci su alcune cose essenziali da farsi sempre e soprattutto in questo tempo liturgico penitenziale che ci prepara al ricordo annuale della nascita di nostro Signore Gesù Cristo, ma soprattutto ci prepara all'incontro definitivo con Dio. Se vogliamo sintetizzare il nostro comportamento nel tempo di Avvento, potremmo concentrarci su queste quattro azioni, espresse dai relativi verbi: stare attenti, vegliare, pregare ed aspettare.


Stare attenti a che cosa? Gesù lo dice con chiarezza nel discorso apocalittico presentato dall'evangelista Luca a conclusione del suo scritto. Bisogna stare attenti a se stessi, perché c'è il rischio che i nostri cuori si appesantiscono in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita; per cui il giorno del Signore, piombi addosso all'improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra".

Il Vangelo fa riferimento quindi al secondo e definitivo avvento di Cristo sulla terra, che non sarà annunciato ufficialmente, ma potrà essere interpretato come imminente in base ai segni premonitori di esso e del suo arrivo prossimo. Da qui la necessità di stare attenti a non comportarsi male e vivere nella grazia di Dio e nella sua amicizia.

Per attuare un progetto efficace di vigilanza è necessario vegliate in ogni momento e concretizzare questa veglia con la preghiera e valorizzando la preghiera.

La preghiera ci darà la forza di presentarci davanti al tribunale di Dio per essere giudicati in modo più adeguato e preparato. In base al testo sacro bisogna considerare gli elementi cosmici che saranno interessati a questo secondo avvento di Cristo e come ci dice l'evangelista Luca, ripotando le parole di Gesù: «Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte". Dopo questo sconvolgimento cosmico, apparirà Cristo, "Figlio dell'uomo" che viene su una nube con grande potenza e gloria".

L'annuncio della fine è annuncio di un nuovo inizio, quello eterno per tutti, morti e viventi.

Per cui, "quando cominceranno ad accadere queste cose", bisogna risollevarsi e alzare la testa, cioè incamminarsi e guardare in alto, perché la nostra liberazione è davvero vicina.


Questa apertura ad una nuova speranza cristiana è anticipata dal profeta Geremia, nella prima lettura di questa domenica, nella quale viene detto che verranno giorni -nei quali Dio realizzerà le promesse di bene che aveva fatto alla casa d'Israele e alla casa di Giuda. Queste promesse si realizzeranno mediante un nuovo assetto politico e sociale, per Giuda e Gerusalemme. Una nuova condizione socio-economica in positivo è vista da lontano dal profeta.

Il che fa pensare a quel germoglio di Davide, che è Cristo, della discendenza di Davide che, appunto, mediante la sua venuta sulla terra porterà giustizia e pace al mondo intero.

E' qui anticipata la figura e la missione del Messia, che apporterà al nuovo Israele tutto il bene che si attendeva.


Questo bene, che diventa modo di agire e comportamento di ogni credente, di ogni cristiano che San Paolo Apostolo nella Lettera ai Tessalonicesi, ricorda in modo puntuale e preciso, al punto tale che scrive che il Signore li faccia crescere e sovrabbondare nell'amore fra loro cristiani di Tessalonica e verso tutti.

D'altra parte, Paolo sottolinea che nei loro riguardi l'amore sovrabbonda, allo scopo di rendere saldi i loro cuori e irreprensibili da un punto di vista morale, in prospettiva della venuta del Signore Gesù Cristo con tutti i suoi santi.

Si tratta di un forte appello a rispondere alla chiamata alla santità mediante un comportamento evangelico, al cui centro ci deve essere l'amore a Dio e ai fratelli. D'altra parte, l'Avvento come tutti i tempi forti dell'anno liturgico si vive in profondità, non solo mediante l'asciolto della parola di Dio, mediante la preghiera e il silenzio, ma soprattutto mediante una carità vissuta a servizio del prossimo.


Ce lo ricorda il salmista, nel Salmo 24 inserito nella liturgia della parola di questa prima domenica di Avvento: Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri. Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi, perché sei tu il Dio della mia salvezza. Buono e retto è il Signore, indica ai peccatori la via giusta; guida i poveri secondo giustizia, insegna ai poveri la sua via. Tutti i sentieri del Signore sono amore e fedeltà per chi custodisce la sua alleanza e i suoi precetti. Il Signore si confida con chi lo teme: gli fa conoscere la sua alleanza".

Giustificata quindi la nostra orazione iniziale della messa di questa prima domenica con simili richieste che rivolgiamo al nostro Dio e Salvatore: "Padre santo, che mantieni nei secoli le tue promesse, rialza il capo dell'umanità oppressa da tanti mali e apri i nostri cuori alla speranza, perché sappiamo attendere senza turbamento il ritorno glorioso del Cristo, giudice e salvatore.

Sapere attendere Cristo che viene con una dovuta vigilanza sul nostro agire quotidiano e con un atteggiamento orante, che apra i nostri cuore alla gioia dell'incontro e non all'angoscia della fine e del termine della nostra vita e di quella dell'intera storia dell'umanità.