Omelia (02-12-2018)
don Luciano Cantini
Tra attesa e vigilanza

Le potenze dei cieli

A volte ci sembra mancare il tempo, le giornate sono piene di impegni che neanche bastano le ore così che impegniamo anche la notte, tanta è la fame di tempo. Una cosa strana è il tempo... inesorabilmente veloce è il suo trascorrere come faticosamente lento, nella sua cadenza sempre uguale. Eppure diamo così poco valore al tempo che lo sprechiamo come le tante cose inutili affastellate nella vita. Di un aspetto del tempo manca la percezione: è un dono! Forse è solo dato in prestito, un comodato d'uso che dovremo restituire con il carico di quanto vi abbiamo saputo mettere dentro, dai pensieri alle azioni, le angosce ei fallimenti, i sogni e le speranze.

Il primo capitolo della Bibbia racconta, nella creazione, il dono del tempo che Dio offre all'umanità: «Ci siano luci nel firmamento del cielo, per distinguere il giorno dalla notte; servano da segni per le stagioni, per i giorni e per gli anni e servano da luci nel firmamento del cielo per illuminare la terra» (Gn 1, 14-15).

Quando il tempo verrà meno vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle anche le potenze dei cieli saranno sconvolte.


Gli uomini moriranno per la paura

La paura ci tiene allertati ma quando diventa panico ci rende irrazionali, ci mette in fuga nella ricerca del rifugio sicuro, l'andito recondito in cui rannicchiarsi e chiudersi: la paura ci fa morire alla vita e a noi stessi. Però non sono le stelle o la luna a sconvolgere il nostro tempo, neppure i terremoti o le mutazioni atmosferiche quanto l'insicurezza della economia, la perdita di stabilità delle istituzioni e degli equilibri che sembravano raggiunti. Il mondo sembra annaspare nella ricerca di colpevoli e di soluzioni, ciò che prima era considerata una risorsa adesso sembra essere l'origine di ogni male, la paura rinchiude e separa nella illusione di una sicurezza che è altrove rispetto al buio del nostro nascondiglio.


Allora vedranno

Dio non ha tempo, è l'uomo che è limitato dall'esperienza del tempo e dello spazio, per Dio il passato, presente e futuro sono in un perfetto insieme davanti a lui; dal primo uomo fino all'ultimo, dal primo secondo della creazione fino alla fine dei tempi, tutto perfettamente co-presente. Proprio per entrare in relazione con l'uomo, Dio è entrato nel tempo e ha fatto della dimensione storica lo strumento della sua Parola.

C'è però una sorta di sfasamento tra il tempo del pronunciamento e quello dell'ascolto, così rileggendo il passato si scopre che Dio ha parlato. La sua Parola è essenzialmente "promessa" e "benedizione", proietta nel futuro l'uomo, di più, dal futuro attrae la storia dell'uomo verso il compimento del Regno, ogni giorno, ogni istante il futuro irrompe nel presente e lo trasforma.

«Tuttavia questa memoria non fissa nel passato ma, essendo memoria di una promessa, diventa capace di aprire al futuro, di illuminare i passi lungo la via. Si vede così come la fede, in quanto memoria del futuro, memoria futuri, sia strettamente legata alla speranza» [Enciclica di Papa Francesco: Lumen Fidei, 9]

Il Figlio dell'uomo verrà fa parte della Promessa: allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con grande potenza e gloria; se capiamo questo comprendiamo il senso della Fede e la capacità di discernere il tempo presente e riconoscere quella nube su cui il Figlio dell'uomo sta giungendo a noi, tutti i giorni, come la nube che adombrò la Vergine Maria (cfr Lc 1,35), la nube sul monte della Trasfigurazione (cfr Mt 17,1-8), o la nube che lo sottrasse agli occhi dei discepoli (cfr At 1,9) per renderlo presente nella testimonianza.


Vegliate

Risollevatevi e alzate il capo è l'invito del vangelo: dobbiamo imparare a guardare lontano, oltre i limiti del presente. Alzare il capo è guardare il mondo, la storia, le cose e anche la Chiesa, con Fede scorgendo l'opera di Dio che libera. Libera l'uomo dal di dentro, libera il pensiero, libera il cuore, l'energia, la volontà, la fraternità, la comunione, la ricchezza di quel seme che è seminato in ciascuno.