Commento su Lc 19,41-42
«Quando fu vicino, alla vista della città pianse su di essa42dicendo: «Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi»
Lc 19,41-42
Come vivere questa Parola?
Gesù sta decisamente affrontando l'ultima parte della missione che il Padre gli ha affidato. Sale verso Gerusalemme, la splendida città delle grandi memorie di Israele, però anche "covo" dei suoi acerrimi avversari.
Il Signore la contempla con profondo dolore. Egli sa quella che sarà la fine della città ribelle a Dio e a quel Vangelo di Salvezza che il Padre gli ha affidato.
Gesù sa che, in mezzo a due delinquenti appesi all'infamante supplizio della Croce, Lui pure sarà lassù: l'innocenza personificata che liberamente accetterà di morire in croce per la salvezza di tanti fratelli.
Attenzione però! Gesù non piange per il fatto d'essere Lui la vittima più innocente del mondo che verrà lassù in croce seviziato e ucciso. No! Il testo dice che pianse su Gerusalemme, su quegli abitanti, talmente ciechi in cuore da non aver affatto colto una Verità bruciante: "ciò che occorreva e (e sempre occorre) alla pace degli uomini è l'astensione umile consapevole e intelligente della Volontà di Dio: quel progetto che è salvezza per chi lo viene compiendo a cuore sereno, nella piena fiducia in Colui che è "progettista perfetto" dell'Amore.
Signore, mia Luce e mia Salvezza, apri la mia mente e ancor più il mio cuore perché, in semplicità d'intelletto e di sentimento, io scelga un tenore sobrio e lieto di vita. Mi aiuti anche Santa Cecilia, una donna della prima era cristiana famosa per la musica e il canto coltivati fino al suo martirio.
La voce di un grande pensatore e pacifista
Il giorno in cui il potere dell'amore supererà l'amore per il potere il mondo potrà scoprire la pace.
Mathama Gandhi
Sr Maria Pia Giudici FMA - info@sanbiagio.org