Omelia (08-12-2018)
don Alberto Brignoli
Non prendertela con lui...

La voce di un papà, per un bambino, dovrebbe essere qualcosa di rassicurante, sempre, soprattutto quando il bambino si perde da qualche parte, oppure è in difficoltà, oppure il buio lo spaventa. Quando invece è la voce del papà a spaventarlo, c'è sicuramente qualcosa che non va. Nella peggiore delle ipotesi, quella voce rappresenta una minaccia, un atteggiamento violento del padre nei confronti del figlio, segno evidente di una relazione servo-padrone nella quale rimane latente il rapporto affettivo tra i due, per cui il figlio cerca il più possibile di evitare il contatto fisico con il padre, perché teme di subire violenza. Anche se, purtroppo, questo è qualcosa di ancora molto reale e molto vivo nella società odierna, noi preferiamo pensare un po' più positivamente, e attribuire allo spavento per la voce del papà una normale reazione di un figlio che l'ha combinata grossa, per cui - magari con la complicità della madre - la cosa migliore che può fare è nascondersi dalla sua vista, almeno per un congruo lasso di tempo... Non che il papà non si accorga del danno fatto: prima o dopo, l'evidenza di quanto avvenuto viene certamente a galla. Però, nel frattempo, la rabbia del genitore può essere già sbollita, per cui le cose si possono rimettere a posto in maniera più serena.
Certo, il ruolo di una madre in tutto questo è fondamentale: quando si accorge degli errori del figlio, per evitare problemi ulteriori col papà, rimanda la ramanzina a un altro momento, e nel frattempo si preoccupa che il figlio la passi tutto sommato liscia: avremo senza dubbio preso, e chissà quante volte nella nostra vita, la nostra dose di "richiami" (verbali o "manuali") anche da nostra madre, ma chi di noi non è mai stato "coperto" dalla mamma nel momento in cui il papà ce le avrebbe volute suonare di santa ragione? Dipende molto, ovviamente, dal rapporto che si ha con i propri genitori: ma di certo, spesso ci è capitato di nasconderci dalla loro vista nel momento in cui ci siamo resi conto di aver fatto qualcosa che non andava. Ma non sempre mamma o papà erano lì pronti a difenderci dall'uno o dall'altro genitore in preda a uno scatto di rabbia...
È capitato anche a quell'uomo, il primo della storia, che l'aveva fatta veramente grossa, perché non aveva solamente mangiato un frutto, aveva disobbedito a suo Padre, fino a quel momento l'unico Padre della storia: aveva preteso di essere grande, onnipotente e immortale come lui, e ha contravvenuto all'unico obbligo che gli aveva dato, quello di non toccare i frutti di quell'albero, perché non era ancora in grado di comprendere il bene e il male, e nemmeno di comprendere i misteri della vita. Ma lui l'ha fatto comunque, si è lasciato ingannare dalla sua falsa coscienza: forse non è tutta colpa sua, ma non importa, ha sbagliato, tra le molte cose che poteva fare, ha scelto di fare l'unica che non poteva fare. Non gli restava che nascondersi, di fronte alla voce del Padreterno che lo cercava nel giardino, perché quella voce gli faceva paura, non era più la voce amorevole di un padre; di fronte a quella voce si sentiva una nullità, si sentiva totalmente impotente, incapace di reagire, messo a nudo e crudo in tutta la sua mortalità. E non poteva nemmeno contare sull'appoggio di una madre che lo coprisse, perché una madre non l'aveva, e perché la donna che suo Padre gli aveva messo a fianco, madre non lo era ancora. Lo sarà dopo, quando lui stesso la chiamerà "Eva", "madre di tutti i viventi", o forse madre di tutti i mortali, perché a questo ormai erano destinati loro e tutti i loro discendenti. Lei non riusciva a coprirlo, a difenderlo dalla rabbia del Padre, anzi: si è nascosta con lui, perché non poteva fare altro, anche lei era priva di qualcuno che la coprisse, che la salvasse, perché si è fidata di quella maledetta bestia, la più astuta tra tutte quelle create, che le aveva fatto credere che per essere madre e padrona poteva benissimo fare a meno di Dio Padre.
E da allora, si è andati avanti a nascondersi, da tutto e da tutti, ogni volta che succedeva qualcosa, ogni volta che Dio scendeva a passeggiare nel giardino e pronunciava quella fatidica frase del "dove": "Dove sei?", "Dov'è tuo fratello Abele?". Dove sei, uomo, quando Dio ti cerca? Perché ti nascondi? Perché sai di averla fatta grossa? Ma se Dio è tuo Padre, che paura hai?
Eppure abbiamo paura, continuiamo ad averla, ogni volta che avvertiamo che la voce di Dio non è più affabile e familiare come prima, per il fatto che abbiamo tradito la sua totale fiducia nei nostri confronti.
E continueremmo ad avere paura, se non fosse stato che Dio Padre, un giorno, decise di darci una Madre che ci proteggesse, che ci nascondesse dalla sua rabbia, che ci coprisse nel momento della nostra debolezza e nudità di fronte a lui. E per darci una Madre così, ha dovuto crearla perfetta, irreprensibile, straordinaria, diversa da tutte le altre, senza la minima colpa, immacolata prima del tempo e per l'eternità. Una Madre che stornasse da noi la sua ira, che potesse avere la forza di fronte a Dio di dire "Non prendertela con lui, lo sai com'è fatto, non è cattivo, ha solamente paura di te, cambierà, non lo farà più", sapendo bene che non sarebbe stato così; e continuerà a non essere così, sempre, almeno fino a quando l'uomo imparerà la cosa più importante, ovvero a non avere paura di Dio, a fidarsi di lui, a fare quello che lui gli chiede, anche se difficile da accettare, anche se difficile da mettere in pratica, anche se apparentemente impossibile.
La stessa Madre, figlia dell'umanità pure lei, ha dovuto impararlo, e l'ha imparato quel giorno in cui Dio le ha detto: "Non temere, Maria; perché nulla è impossibile a Dio". Nulla: nemmeno generare da un grembo verginale, nemmeno generare da un grembo sterile. Figuriamoci se è impossibile a Dio perdonare un uomo che invece di guardarlo negli occhi e di fidarsi di lui, fa il codardo e si nasconde dalla sua ira.
Grazie, Madre, perché oltre a coprirci tutte le volte che la combiniamo grossa con Dio Padre, fai molto di più: ci insegni a fidarci di lui.