Omelia (16-12-2018)
fr. Massimo Rossi
Commento su Luca 3,10-18


Questa è la domenica della gioia!

Il nostro cammino verso il Natale si concede una pausa per prendere fiato, magari sdraiati sull'erba, o in riva al mare, oppure accanto ad un ruscello di montagna, scegliete voi la location che preferite. Da domani si riprende il viaggio a marce forzate verso Betlemme. Dobbiamo arrivare puntuali al Natale del Signore! non vorremo mica mancare all'appuntamento con la salvezza! 9 giorni ancora e potremo unirci ai cori angelici che inneggiavano: "Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che Egli ama!"...
Come già ho annunciato domenica scorsa, il Vangelo insiste sulla figura di Giovanni Battista.
In particolare, la pagina che abbiamo letto ‘funziona' come unità di misura della salvezza, e può essere utilizzata in ogni luogo e in ogni tempo. Questa unità di misura si chiama giustizia.
"Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha...": secondo la scienza statistica, il problema non si pone: se esaminiamo un campione di due persone, una delle quali possiede due tuniche, la statistica insegna che ciascuno dei soggetti campionati ne possiede potenzialmente una... Beh, andatelo a dire a quello che non ce l'ha... Idem per il cibo: "...chi ha da mangiare faccia altrettanto.": se ci sono 4 polli a disposizione e le persone da sfamare sono 8, la statistica assegna mezzo pollo a testa: poco importa se nella realtà 4 soggetti si sbafano un pollo intero e gli altri 4 restano a stomaco vuoto... E così, alla luce delle statistiche possiamo stare tranquilli: ce n'è per tutti, da mangiare e da coprirsi; e i conti tornano sempre!
Non nego l'utilità delle inferenze statistiche... Ma dobbiamo imparare a interpretarle! Venti secoli prima che nascesse il calcolo statistico, il Battista ne già rivelava le insidie...
Chi l'avrebbe detto che il Vangelo avesse qualcosa da insegnare ai maghi del calcolo applicato?
La Chiesa è stata spesso accusata di voler fare da maestra in materie che non le competono. Un conto è il Vangelo, si dice; la vita è tutta un'altra cosa.
Beh, se fosse così, potremmo chiudere baracca e burattini e andare tutti a casa!
Ve lo immaginate? un corteo di protesta si snoda silenzioso per le vie del centro: il solito sciopero di disoccupati; ma stavolta i manifestanti sono tutti preti! Centinaia e centinaia di preti rimasti senza lavoro...perché c'è la crisi; anche del Vangelo.
È stata ampiamente dimostrata l'inutilità della Rivelazione per la vita pratica; il vento soffia nella direzione opposta... Le chiese deserte da anni, si sono trasformate - almeno le più belle - in musei, e sale da concerto. Cosa pretendete? con tutte ste tasse da pagare, siamo stati obbligati!
La cultura sempre più dissacrante e dissacratoria è lontana anniluce dal primitivo spirito cristiano, soffocato da venti secoli di clericalismo bigotto e tradizionalista... A che serve una Chiesa che arriva puntualmente in ritardo, a dare risposte sui temi sociali più scottanti, quando, ormai, la società ha già trovato le risposte e operato le proprie scelte? Tantovale decretarne ufficialmente il tramonto! Non sarebbe la prima volta che la società smarrisce il senso religioso della vita, in nome di una libertà da tutte le costrizioni, da tutti i dogmi imposti da un'autorità religiosa che predica ma non fa, che pretende ma non dà.
In realtà qualche prete è rimasto a lavorare per il Regno dei Cieli, ma in clandestinità, nel tentativo di non spegnere la luce della fede, ridotta a uno lumicino dalla fiamma smorta (Is 42,1-9).
Perdonatemi, l'immaginazione mi ha preso la mano; anche se in passato, nei Paesi oltrecortina, è successo.
Non è vero che il Vangelo è in crisi. Anzi, è vero il contrario! più la crisi aggredisce la società a tutti i livelli, e in tutti i settori, più la Parola di Dio può diventare luminosa!...a condizione però che noi ministri e voi fedeli ricominciamo a crederci sul serio.
Il Vangelo è una voce autorevole, un testimonio che non ha colore politico, non sale sul carro del vincitore, e non cambia con il cambiare delle mode...
Possiamo rivolgerci al Vangelo e trovare le indicazioni giuste per noi, per la nostra famiglia, per i nostri affetti, per il lavoro,... proprio come facevano coloro che si recavano da Giovanni. Battista.
Era cristiano il Battista?...che domanda, certo che era cristiano! siamo proprio sicuri?...Sarebbe come chiedere se la Madonna recitava il Rosario...
Non voglio irridere, tantomeno banalizzare né la fede, né la devozione popolare!
Il Battista, anche lui aveva bisogno di ricevere la Rivelazione evangelica, per capire finalmente ciò che fino ad allora l'umanità non aveva capito di Dio: il fuoco dello Spirito Santo, con il quale sarebbero stati battezzati i cristiani, è una virtus, una virtù, un'energia che si sprigiona nell'intimo del cuore e può muovere il fedele, sì, ma senza alzare la voce, senza offendere, né a parole, né con le armi! Il nostro è un Messia disarmato! La famosa pala - il ventilabro, secondo la versione precedente - con la quale il Cristo avrebbe ripulito la sua aia... non ha neanche quella!
Era tanto diverso, il Messia, dalle aspettative di Giovanni, che anche lui non poté fare a meno di domandarglielo: "Sei tu colui che deve venire, oppure, anche stavolta, dovremo aspettarne un altro?" (cfr. Mt 11,2ss.). La risposta di Gesù spiazzò il Precursore, nonostante citasse una profezia di Isaia (cap.26): "I ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l'udito, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona novella, e beato colui che non si scandalizza di me.".
In altre parole, la salvezza operata da Cristo non si misura in termini di preghiera, di frequenza alle celebrazioni, di devozioni pubbliche e private,... sarebbe ancora poco! Preghiera, celebrazioni, devozioni, sono il motore che deve muovere la macchina sociale: la vita, la storia,... chiamatela come volete... Colleghiamo sto benedetto motore alle ruote, giriamo la chiavetta di accensione e partiamo! La strada è lunga, ma il motore è ancora buono, nonostante l'età...
La fede non invecchia! è ancora quella dei primi cristiani, quella che mandò in crisi l'Impero, e che può ancora vincere su ogni forma di violenza e di discriminazione palese, o subdola.
La luce splende nelle tenebre, e le tenebre non l'hanno sopraffatta, scrive l'evangelista Giovanni nel prologo al suo Vangelo: di questo parleremo diffusamente a Natale e a Capodanno.