Commento su Mt 11,28-30
Gesù disse: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
Mt 11,28-30
Come vivere questa Parola?
Chi va incontro alle giornate fredde del mese di marzo riesce a sopportare meglio la rigidità, rispetto a chi - magari nelle stesse condizioni e alle stesse temperature - affronta il clima di novembre. Infatti il primo è sostenuto dalla speranza che sta ormai per arrivare la primavera, con tutto il suo sollievo! Ciò che fa la differenza per noi cristiani, è proprio la speranza che il Signore ci dona, con la caparra di una gioia che si sa eterna. Ecco dunque perché anche la fatica e l'oppressione, spesso provocate dalla routine quotidiana, si stemperano e perdono la loro gravosità se le mettiamo ai piedi di Gesù. "Quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile...", ci ricorda il profeta Isaia: è la leggerezza che contraddistingue l'animo di chi sa che il giogo si porta in due, e non da soli!
Ricordo che l'Eucaristia è stata definita "farmaco di immortalità", medicina dunque dell'anima e del corpo. Mi accosto alla Santa Comunione con la piena avvertenza che in me entra la potenza sanante e rigenerante del Figlio di Dio, che "mi ha amato e ha dato se stesso per me", affinché io fossi liberato da ogni male.
La voce di un santo
"Il Figlio di Dio desidera una certa partecipazione e come un'estensione e continuazione in noi e in tutta la sua Chiesa del mistero della sua incarnazione, della sua nascita, della sua infanzia, della sua vita nascosta. Lo fa prendendo forma in noi, nascendo nelle nostre anime per mezzo dei santi Sacramenti del Battesimo e della divina Eucaristia. Lo compie facendoci vivere di una vita spirituale e interiore che sia nascosta con lui in Dio"
San Giovanni Eudes
Don Enrico Emili - enricoemili@tiscali.it