Omelia (15-12-2018)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su Mt 17,10-13

Mentre scendevano dal monte, i discepoli domandarono a Gesù: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elìa?». Ed egli rispose: «Sì, verrà Elìa e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elìa è già venuto e non l'hanno riconosciuto; anzi, hanno fatto di lui quello che hanno voluto. Così anche il Figlio dell'uomo dovrà soffrire per opera loro». Allora i discepoli compresero che egli parlava loro di Giovanni il Battista.

Mt 17,10-13


Come vivere questa Parola?

Per l'uomo che si professa religioso, per lo scriba che dall'alto della sua cultura vorrebbe disciplinare l'onnipotenza di Dio piegandola alla supervisione di una mente ordinatrice e classificatrice solo umana, il rischio è sempre quello di non riconoscere la carne di Gesù Cristo. Fin tanto che la fede viene smussata e accomodata attraverso precetti, norme, manierismo di facciata, trascinato avanti da pigra conformazione alle tradizioni, perderemo quel legame essenziale fra spirito e vita che è alla base dell'Incarnazione. E allora non sapremo riconoscere il volto né di Elia né di Colui che Elia annuncia, che sarà solo una comparsa fuggevole sulla scena della nostra passerella. Ricordiamo il timore di Sant'Agostino nei confronti del Signore che passa, ma che rischia di non tornare (transeuntem et non redeuntem)! Egli ci chiama così alla vigilanza, a credere che la storia della salvezza, anche per me, si compie qui e ora, se so tendere l'orecchio alla voce, se lascio che il suo grido rompa la mia sordità!


Dio può tutto, e certo ha mille modi per parlarmi. Anche la voce di chi non la pensa come me, di chi mi critica, di chi non sopporto, del mio nemico e rivale, può essere motivo per mettermi in discussione e per spronarmi alla conversione. Lascio che tutto in me risuoni della Parola: "non è linguaggio e non sono parole di cui non si oda il suono"


La voce di un missionario

"Molto spesso mi viene in mente di percorrere le Università d'Europa, specialmente quella di Parigi, e di mettermi a gridare qua e là come un pazzo e scuotere coloro che hanno più scienza che carità con queste parole: Ahimè, quale gran numero di anime, per colpa vostra, viene escluso dal cielo e cacciato all'inferno! Oh! se costoro, come si occupano di lettere, così si dessero pensiero anche di questo, onde poter rendere conto a Dio della scienza e dei talenti ricevuti!"

San Francesco Saverio


Don Enrico Emili - enricoemili@tiscali.it