Omelia (26-12-2018)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su Mt 10,17-20

«Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell'ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.»

Mt 10,17-20


Come vivere questa Parola?

Il dono dell'incarnazione di Gesù, della sua venuta tra noi, del suo "guardare giù" dentro la nostra vita, ci ricorda che Dio, che subito dopo il primo peccato, viene a visitare l'uomo, a cercarlo, fino a dare tutto se stesso unendosi a ciascuno di noi in una sola carne. Ma cosa significa accogliere in noi la vita di Dio e come essere testimoni di questa vita che abita in noi? Il dono del "Dio con noi" entra nella logica del "dare la vita". Oggi nel ricordo di Stefano, il protomartire, viviamo la risposta al dono dell'incarnazione. Gesù, Tu sei entrato così profondamente in me, che nulla in me è più mio: i miei pensieri, le mie scelte, le mie azioni, le mie parole sono conformi alle tue. Ti porto "così dentro", che riesco a vivere come te anche l'accusa, la consegna, la morte! Tu in me ed io in Te in una comunione resa viva e presente dal dono dello Spirito!


Vieni Santo Spirito!


La voce di Papa Francesco

[...]il messaggio di Gesù è scomodo e ci scomoda, perché sfida il potere religioso mondano e provoca le coscienze. Dopo la sua venuta, è necessario convertirsi, cambiare mentalità, rinunciare a pensare come prima, cambiare, convertirsi. Stefano è rimasto ancorato al messaggio di Gesù fino alla morte. Le sue ultime preghiere: «Signore Gesù, accogli il mio spirito» e «Signore, non imputare loro questo peccato» (At 7,59-60), queste due preghiere sono eco fedele di quelle pronunciate da Gesù sulla croce: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito» (Lc 23,46) e «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno» (v. 34). Quelle parole di Stefano sono state possibili soltanto perché il Figlio di Dio è venuto sulla terra ed è morto e risorto per noi; prima di questi eventi erano espressioni umanamente impensabili.»

Angelus 26 dicembre 2017


suor Monica Gianoli FMA - gianoli.monica@gmail.com.