Commento su Mi 5,1-4; Sal 79; Eb 10,5-10; Lc 1,39-45
La liturgia di domenica scorsa era improntata tutta sulla gioia che il cristiano deve avere perché la venuta del Cristo nel mondo è vicina.
Tutte e tre le letture invitavano il cristiano alla gioia perché si avvicina il natale del Signore.
Speranza, conversione, gioia sono i temi sui quali la liturgia ci ha fatto meditare nelle prime tre domeniche di Avvento; ora siamo giunti alla quarta domenica, in cui ci viene annunciato dal profeta che il Salvatore nascerà in una piccola città, Betlemme, nella quale è nato il pastore d'Israele, Davide, e il Cristo Gesù tanto atteso discende proprio da lui.
La liturgia di oggi ci propone ancora l'incontro gioioso e pieno di significato delle due cugine, Elisabetta e Maria, entrambe rispettivamente in attesa del precursore e del Salvatore del mondo.
Il Cristo bambino viene nel mondo per realizzare il progetto del Padre, e incarnatosi nella Vergine Maria, compie la salvezza dell'umanità.
Grande è la risposta di Maria all'annuncio dell'angelo: "ecco, io sono la serva del Signore" e diventa immediatamente disponibile per tutti gli uomini e ai piedi della croce diventerà la madre dei viventi.
Nella prima lettura il profeta Michea, otto secoli prima della venuta di Cristo, preannuncia la venuta del Signore, che nascerà nel piccolo capoluogo della Giudea, Betlemme di Efrata, che non è poi così piccola, perché proprio da lei verrà il Salvatore. Infatti, egli sarà discendente dalla famiglia di Davide, pastore che guiderà il popolo d'Israele.
Questo lo scopo perciò sopporterà le dominazioni sino al giorno in cui attenderà la nascita di Maria che è predestinata da sempre immacolata, per essere la madre di colui che dominerà su tutte le genti sino agli estremi confini della terra per sempre.
Allora vivrà in pace, perché Gesù è la vera pace e solo lui può donarcela!
Il ritornello del salmo responsoriale, tratto dal salmo 79, è diventato preghiera durante il periodo dell'avvento e così proclamiamo: "Signore, fa splendere il tuo volto e noi saremo salvi".
Con i versetti, il popolo prega il Signore che è nei cieli, vieni a salvarci, guarda quella che è la tua vigna e vieni in nostro aiuto, e l'uomo che tu hai reso forte dice che non si allontanerà mai da te.
Nella seconda lettura l'apostolo Paolo, scrivendo agli ebrei, ricorda che il bambino che nascerà sarà un giorno immolato e il suo sacrificio salverà l'umanità.
Ricorda che il Signore non vuole ora sacrifici come nel tempo antico, ma, mandando il suo primogenito nel mondo, lo ha preparato perché si compisse attraverso lui la salvezza.
Gesù viene nel mondo per fare la volontà del Padre ed il suo sacrificio sulla croce si compirà una sola volta, una volta per sempre e toglierà il peccato degli uomini. I peccati, infatti, non si cancellano attraverso sacrifici di animali, ma solo attraverso il sacrificio della croce, che si è compiuto una sola volta per tutti gli uomini.
Il Cristo con il suo sacrificio ha santificato l'uomo, lo ha reso capace di avvicinarsi a Dio, al quale non interessano sacrifici di animali, ma attende sempre l'uomo peccatore ed è pronto ad accoglierlo in ogni momento.
L'Unico mediatore fra l'uomo e Dio è il Cristo.
Il natale ci viene riproposto ogni anno perché la Chiesa vuole aiutare gli uomini distratti a preparare il loro incontro con quel Gesù che nasce e muore per eliminare dal mondo il peccato; se non crediamo questo, allora il natale resta solo una festa di luci, colori, carte colorate senza seguito.
Nel vangelo l'apostolo Luca ci presenta l'incontro di Maria ed Elisabetta e si ferma, in particolare, sull'incontro di Giovanni che esulta di gioia alla presenza di Maria che porta in grembo il Salvatore.
Maria, saputo che la cugina Elisabetta era incinta, partì subito ed affrontò un lungo viaggio attraverso una regione montuosa e giunse in una piccola città della Giudea dove risiedeva Elisabetta.
Non appena fu entrata, il bambino di Elisabetta sussultò di gioia e la cugina, colma di Spirito Santo, la salutò con le parole: "Benedetta tu fra, le donne e benedetto il frutto del tuo grembo. A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?"
Le due donne in situazioni diverse aspettano un bambino e sono la dimostrazione che a Dio niente è impossibile!
Ma Maria è soprattutto "Beata, perché ha creduto alla Parola del Signore" e ha realizzato con il suo "sì" la volontà del Padre su di lei, non ha chiesto spiegazioni, si è fidata di Dio, ha avuto fede in lui.
Maria è la madre del "cammino": si mette subito in viaggio anche se lungo e faticoso, la cugina ha bisogno di lei in un momento particolare della sua vita e Maria è in un continuo divenire accanto a suo "Figlio" che, prima ancora di nascere, ha cominciato la sua missione sulla terra, consacrando Giovanni, anch'esso ancora nel grembo materno, con un solo saluto.
Maria e Gesù sono sempre presenti dove c'è bisogno della loro intercessione.
La Chiesa, sull'esempio di Maria, deve essere sempre in cammino, deve portare a tutti gli uomini la Parola, annunciandola e spiegandola per far comprendere ai fedeli la volontà del Signore.
Per la riflessione di coppia e di famiglia:
- Giovanni, ancora nel grembo materno, esulta di gioia alla venuta di Gesù: il nostro cuore è pronto ad "esultare" alla realtà che Gesù viene per ciascuno di noi, per camminare con noi per sempre?
- Il Cristo, Signore Gesù, ha voluto nascere in una piccola città dalla discendenza di Davide, per far capire agli uomini che lui è venuto nel mondo proprio per tutti e ama tutti allo stesso modo: ne siamo consapevoli?
- Maria è la donna del cammino: sappiamo improntare la nostra vita sul suo esempio?
- Ecco io sono la serva del Signore: sappiamo essere "servi" per tutti coloro che incontriamo nel nostro quotidiano?
Gianna e Aldo - CPM Genova