Omelia (23-12-2018)
don Luciano Cantini
Incontro al futuro

Una città di Giuda

I nostri occhi sono ancora a Nazareth, avvolta nel mistero e nel silenzio della annunciazione, tutto è già avvenuto ma nulla è verificabile, di certo c'è solo la parola dell'angelo e la risposta di Maria; per capire bisogna attendere che la maternità prenda possesso di quella ragazza... ha prestato il suo corpo e la sua esistenza a Dio perché avvenga per me secondo la tua parola (Lc 1,38), intanto c'è una pancia che cresce nella quotidianità della vita e delle relazioni. Per Maria c'è il rischio della emarginazione e della solitudine ma lei non si rinchiude in se stessa: si alzò e andò in fretta; due verbi che indicano un passaggio. Il verbo ‘anastăsa (si alzò) è lo stesso della resurrezione (Lc 24,7) ci impone il passaggio da una dimensione più contemplativa della visita dell'Angelo ad una certamente dinamica come quella del viaggio; sembrava trovarci davanti a una accettazione passiva di una decisione di altri, mentre ci è raccontata l'energia con cui Maria decide e si muove. Maria si mette in viaggio verso la sua parente che è parimenti coinvolta nello stesso avvenimento, e lo fa in fretta.

È proprio la fretta che potrebbe rivelarci qualcosa di più sulla decisione di partire; non è l'ansia o l'incertezza, neppure la ricerca di conferme alla Parola dell'Angelo a cui lei ha già dato piena disponibilità; piuttosto esprime una fede carica, gonfia, piena di sentimenti che premono e cercano l'altro per essere raccontati.

Maria sente forte l'attrazione per il futuro.

Possiamo pensare il futuro come l'ineluttabile evento cronologico: tra nove mesi nascerà il bambino che porta in grembo; oppure come il totalmente nuovo, inatteso e inedito che giunge nella storia, inimmaginabile.

Maria va incontro al futuro, lo anticipa, si alzò e andò in fretta perché il futuro non si fa aspettare.


Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria

Due donne, feconde di vita, si incontrano e si salutano, è sufficiente un saluto per mettere in moto la dinamica dello Spirito, quell'incontro supera le due donne, è incontro tra la nuova e l'antica alleanza, il passato e il futuro, la promessa e il compimento: la ragazza che ha accolto la Parola e la donna diventata sterile e che il Signore ha rinvigorito perché il popolo antico prepari una strada al nuovo che avanza. Dal particolare, dal contingente, dal fatto raccontato siamo proiettati nell'universale: dal Benedetta tu fra le donne, espressione diretta e inequivocabile si passa ad una estrinsecazione vasta, capace di coinvolgere ogni donna e ogni uomo: beata colei che ha creduto.


Beata colei che ha creduto

Ciò che sarà espresso più compiutamente nel canto del Magnificat, qui è proclamato: beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto. Dio porta a compimento la sua opera di salvezza, lo fa nella storia degli uomini, con la collaborazione e disponibilità degli uomini di buona volontà che credono nel futuro in cui la Parola giunge a compimento. Non hanno bisogno di manifestazioni, di segni esteriori o conferme eclatanti, non hanno la necessità di apparire sui social, non fanno selfie ma camminano nelle strade della storia degli uomini portando nel loro seno la ricchezza della Parola che è diventata carne.

È diventato difficile oggi credere nel futuro, troppe parole vengono ammantate di verità, troppi miracoli sono paventati all'orizzonte, da quelli commerciali a quelli della politica, quelli della finanza come quelli di una crescita economica, quelli del progresso tecnologico fino a quelli della medicina. Tra qualche giorno saremo inondati da oroscopi e previsioni dei cartomanti e degli astrologi che annunciano come sarà l'anno nuovo seminando illusioni e prospettive improbabili. Anche sul piano della religione le parole non sono più "vere", sono insidiate da comportamenti contrastanti con ciò che si dice di credere: da una parte si propaganda il presepe come segno della cultura cristiana dall'altra si praticano comportamenti non accoglienti e contrari all'esperienza cristiana. Proprio da chi ci aspetteremmo una testimonianza più autentica arrivano dubbi e insinuazioni sul Pontefice, millantandosi paladini di non si sa quale presunta verità. Così in nome di Dio si compiono ogni sorta di nefandezze.

Risuona allora questa beatitudine forse ingenua, di chi semplicemente decide di fidarsi di Dio, senza capire tutto fino in fondo (cf Lc 1,34; 2,50) custodisce ogni evento, è disposto a mettere in gioco tutta la propria esistenza perché da ogni istante possa sgorgare quella Parola che sa di Promessa, ha il gusto della Novità e il senso del Compimento ed è capace di inebriare di Gioia.