Omelia (25-12-2018)
Missionari della Via


Nella messa del giorno, meditiamo sullo splendido prologo del Vangelo secondo Giovanni. Il primo suggerimento è di leggerlo con calma, almeno due o tre volte. Vedrete che pian piano il testo parlerà chiaramente al vostro cuore, superando quell'iniziale scoraggiamento che porta a ritenerlo troppo difficile.

Giovanni ci parla di Gesù, che è il Verbo, cioè la parola eterna di Dio. Dio esiste da sempre e sin dall'inizio ha "parlato" e la sua parola è molto concreta: realizza tutto quello che dice. Vi ricordate, nella creazione: Dio disse e la luce fu! Ecco, a un certo punto, la sua parola si è fatta carne, cioè si è fatta uomo in Gesù. E in lui è la luce, la vita, la sapienza, la bellezza. Sì, in lui è la luce che illumina il senso dell'esistenza: della vita, della morte, della sofferenza; in lui è la vita, quella immortale, eterna, che vince la morte. In lui è la sapienza, che dà gusto e insegna a vivere; in lui è l'amore, quello totale e fedele, che ci ha sognati da sempre e mai ci tradisce: insomma, in lui è il "tutto"! Proprio come diceva san Francesco, che ben lo sapeva, e che con amore esclamava: mio Dio e mio tutto!

Ma Gesù non si impone: è amore che non si può imporre né pretendere, ma che può solo amare, e perciò è esposto al rifiuto. Ieri come oggi è venuto tra i suoi, ma i suoi non lo hanno accolto. Quanti ancora oggi dubitano e non credono che Gesù sia Dio. Ma anche quanti, pensando di credere, non lo accolgono nelle piccole-grandi scelte della loro vita, vivendo con il cuore prigioniero delle cose del mondo, non lasciandosi guidare dalla sua parola, non camminando nella Chiesa.

Ma a quanti lo hanno accolto, ha dato il potere di diventare figli di Dio. Ecco l'annuncio meraviglioso: accogliendolo e seguendolo, giorno dopo giorno, posso diventare "un altro". Può sbocciare in me quella bellezza sognata da sempre dal Creatore, quell'essere figlio del Padre creato ad immagine e somiglianza di Dio, modellato su Cristo, nostro originale perfetto. Aprendogli il cuore e seguendo la sua parola, posso accogliere in me la sua luce, la sua vita, il suo amore; posso finalmente uscire dalle ristrettezze dei miei modi di pensare, dalla mia difficoltà ad amare, dal mio cercare qui e lì amori facili e sicurezze di vita "a buon mercato" che mi portano solo ad accrescere quel vuoto incolmabile che mi porto dentro, vagando da un fallimento ad un altro.

Questo testo meraviglioso canta la rivelazione del Padre: Dio nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato. Gesù ci rivela chi è Dio e quanto grande sia il suo amore per noi; e se entra in noi l'intuizione dell'amore paterno e materno di Dio per noi, la nostra vita cambia. Possiamo smetterla di sgomitare, chiedendo agli altri il diritto di esistere, elemosinando amore e comprensione. Scoprirci e sentirci amati e stimati, sognati da sempre dal Padre, ecco cosa salva il nostro povero cuore. Entrare e vivere in questo amore è davvero il tutto! Se entra in noi il Suo Spirito, la sua vita, la sua gioia, ecco finalmente la pace. La nostra vita può cambiare: abbandonandoci a lui, possiamo imparare ad accettare il reale, ad offrire ciò che fa male e non possiamo cambiare; ad amare chi ci ferisce, a non vivere di possessi egoistici e facili autoaffermazioni.

Qui è il punto: accoglierlo sul serio oppure no. «È in questa accoglienza che si gioca il senso del vivere. Più che senso, è meglio dire sapienza. Cioè sapore, gusto. Il sale nella minestra: quello che manca oggi... Di questo senso, di questo orientamento decisivo, di questo intimo significato delle cose, di questo profondo perché, oggi sentiamo tutti un incredibile bisogno. Scoprire, sotto lo scorrere dei grani del tempo, il filo nascosto che articola i giorni, senza frantumarli in monadi chiuse. Leggere, sotto la scorza degli avvenimenti, tristi o luttuosi, la tensione ultima che li lega al Regno. Udire la voce segreta che geme nell'universo, sofferente per i travagli del parto. Intuire che i frammenti di gioia che si sperimentano quaggiù fanno parte di un mare di felicità, in cui un giorno faremo tutti naufragio. Percepire che il nostro vuoto può essere riempito solo «dalla sua pienezza» (Gv 1, 16). È così grande il dono, che san Paolo sente il bisogno di chiedere per tutti da Dio questo «spirito di sapienza» (Ef 1, 17). A noi non resta che augurarci che «possa egli davvero illuminare gli occhi della nostra mente per farci comprendere a quale speranza ci ha chiamati». Se le cose stanno così, benvenuta «tenda di Dio in mezzo a noi»! (don Tonino Bello).

Che possa essere un Natale significativo, e che ogni giorno possa esserlo, lasciando che Dio si faccia sempre più carne in ciascuno di noi, vivendo in comunione con lui.