Omelia (25-12-2018)
fr. Massimo Rossi
Commento su Giovanni 1,1-18

Buon Natale!
Questo grande affresco che Giovanni evangelista dipinge sul mistero dell'Incarnazione risente della riflessione filosofica e teologica del suo tempo, una riflessione non priva di accenti polemici.
Si parla di luce e di tenebre, di Verità e di menzogna; di testimonianza e di rifiuto della testimonianza; si parla di inizio e di compimento; si parla della legge di Mosè e di grazia e verità di Cristo.
Si parla soprattutto di carne, della nostra carne e della carne di Gesù: Dio sceglie di farsi vicino, di entrare in comunione con noi, assumendo la nostra carne e facendola sua; ciò che lascia spiazzati è che in Dio, la nostra carne non diventa forte, almeno non subito, ma resta fragile, per tutta la durata della (sua) vicenda terrena...
La via della fragilità è dunque la via maestra attraverso la quale Dio è venuto a noi e (attraverso la quale) noi possiamo andare a Lui. Il desiderio di amicizia, di sintonia, di prossimità, quel desiderio che nasce dalla paura di rimanere soli e non amati, trova nel Natale la risposta più esaltante e più commovente.
Ok per il desiderio di amicizia, di affetto, desiderio di amare e di essere amati,... è un desiderio naturale, quasi istintivo; ma ce la sentiremmo di dichiarare che il nostro desiderio di affetto coincida con il desiderio di Dio? Se ci domandassero: "Ma tu, ti senti amato dal Signore? ami il Signore? che cosa provi ad amare il Signore?".
Perdonate se insisto: almeno oggi che è Natale, almeno qui in chiesa, proviamo a mantenere l'attenzione sul mistero che ha dato origine a questa festa... Anche noi corriamo il rischio di perdere di vista il motivo di tanta gioia,... contagiati forse dall'euforia dei bambini... Non dico che i bambini non meritino la nostra attenzione... Tuttavia, evitiamo, se possibile, si sottoscrivere anche noi, esplicitamente o implicitamente, l'idea che il Natale sia la festa dei bambini!
Con tutto il rispetto per i bambini, il Natale non è la festa dei bambini.
Natale è una festa per adulti, adulti maturi!
Con la nascita di Gesù si sono compiute le profezie, la storia ha segnato una svolta per chi crede e anche per chi non crede; il peso di questo evento è tale che il computo del tempo fu e sarà sempre ripartito in "a.C., avanti Cristo" e "d.C., dopo Cristo".
Se questa precisa connotazione del tempo, della storia, è così importante, a maggior ragione, per noi che crediamo, l'incarnazione del Signore acquista un valore assoluto, l'unico valore dal quale possiamo attingere tutti gli altri valori umani, a motivo dell'umanità di Cristo, e cristiani, a motivo della divinità del Cristo.
E, a proposito di divinità, oggi la liturgia ci esorta a riconoscere in quel bambino che giace nella mangiatoia la Persona del Figlio di Dio! Ci vuole una bella fede! Non cadiamo nella trappola delle emozioni! La fede che intendo è molto di più che la semplice compunzione del cuore alla vista del presepio. Partiamo pure dal presepio... che cosa vediamo? solo un bambino! non ha una casa, sua madre è poco più che una ragazzina e suo padre non è nemmeno suo padre - beh, da questo punto di vista, Gesù è un bambino come ce ne sono tanti al giorno d'oggi... -.

Ebbene, in quell'esserino bisognoso di tutto, noi adoriamo Colui che è sceso dal Cielo per darci tutto...
Cos'è, uno scherzo? a fatica riusciamo a cacciare il sospetto che la nostra preghiera non sia stata capita da Dio... E una domanda impertinente quanto drammatica si insinua nella mente: colui che abbiamo atteso, che - almeno così ci hanno assicurato i profeti - avrebbe finalmente portato la gioia, la pace, la realizzazione di ogni (nostro) desiderio di bene, è proprio questo Gesù?
Oppure questo Gesù bisognoso, lui per primo, di gioia, di pace, di pane, di calore umano... ci chiede senza parlare - del resto, come potrebbe, in quelle condizioni? - di rivedere le nostre attese, e di fare spazio per un altro desiderio?
Forse, a pensarci bene, non è un altro desiderio, non è un desiderio in più; è un desiderio che c'era già, che c'è sempre stato, ma che abbiamo emarginato, dimenticato, ucciso e seppellito...
Emarginato, dimenticato, ucciso e seppellito: particolari, questi verbi, non vi sembra? qualcuno li ha già usati parlando di una persona... e questa persona è proprio Lui, Gesù di Nazareth.
Ogni volta che eliminiamo il Signore dalla classifica dei nostri valori, di più, dal podio della classifica, di più, dal primo posto in classifica, anche noi facciamo quello che fecero i Giudei e non solo loro, duemila anni or sono: "Venne tra i suoi, ma i suoi non l'hanno accolto; il mondo non lo riconobbe...". Lo sappiamo bene: per far fuori una persona, non è necessario usare la pistola... basta dimenticarci di lei, di lui.
Se il ricordo di questo Natale non svanirà nel giro di qualche giorno, sarà la prova che la nostra fede è reale, che la nostra vita è cristiana, che il nostro desiderio di Dio è autentico; e che questo desiderio si è realizzato davanti a quel bambino deposto in una mangiatoria.
Auguri a tutti.