Omelia (25-12-2018)
don Lucio D'Abbraccio
Il Verbo si fece carne

Nel giorno di Natale la liturgia della Parola ci propone, attraverso le tre celebrazioni eucaristiche, della notte, dell'aurora e del giorno, una triplice offerta di letture. Nella notte la «buona notizia» è presentata come nascita di Gesù da Maria a Betlemme, avvenimento rivelato dall' angelo ai pastori, quei poveri che rappresentano il «resto di Israele». All'aurora viene narrata la visita dei pastori alla stalla, la loro contemplazione davanti al Salvatore del mondo e, l'evangelista Luca, ricorda che «Maria custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore».
Nella messa del giorno infine, quella che stiamo celebrando, si legge il prologo dell'evangelista Giovanni, su cui riflettiamo: questo testo ci rivela che quel Bambino venuto al mondo in verità è la Parola stessa di Dio, è il Figlio vivente in Dio dall' eternità, come confessiamo nella nostra professione di fede: «Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero». Nel prologo san Giovanni ci dice chi è la Parola, il Logos di Dio.
«In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste».
In principio, prima di tutta la creazione, nell' eternità, c'era la Parola e questa Parola era in Dio ed era Dio. Proprio attraverso questa Parola di Dio tutto è stato creato. Questa Parola era vita e luce per l'umanità intera: essa ha brillato di luce nella storia e le tenebre non sono riuscite a sopraffarla: «In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno vinta». San Giovanni prosegue dicendo: «Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni». L'evangelista si riferisce al Battista, il quale era venuto per essere testimone della luce, ossia per ricondurre gli uomini alla fede: «Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui». Eppure questa luce, che è il Figlio di Dio venuto tra la sua gente, non è stato accolto, e solo alcuni hanno creduto in lui diventando figli di Dio: «Venne fra i suoi, e i suoi non l'hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio». Ciò è avvenuto perché il Figlio di Dio, per opera dello Spirito Santo, si è incarnato nel seno della Vergine Maria, si è fatto uomo ed è venuto ad abitare in mezzo a noi. Nella lettera agli Ebrei (II Lettura) si afferma che Dio, che aveva parlato molte volte e in diversi modi nei tempi antichi, oggi ha deciso di rivolgersi a noi attraverso il Figlio, Parola fatta carne, perché potesse essere compreso più pienamente dall' umanità.
L'evangelista Giovanni nel versetto conclusivo del prologo scrive: «Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato». Ciò che era vero nei tempi antichi, lo è oggi, così come lo sarà nel futuro; solo quando moriremo lo vedremo così come egli è (1 Gv 3, 2). Ma con la venuta di Dio in mezzo a noi attraverso il suo Figlio unigenito, Cristo Gesù, contemplandolo nelle sue parole e nelle sue azioni, seguendolo dalla sua nascita alla sua morte in croce, noi nella fede possiamo vedere Dio, perché proprio il suo Figlio che si è fatto uomo, ce lo ha narrato e spiegato. Infatti lo stesso Cristo dirà: «Chi vede me, vede il Padre» (Gv 14, 9).
In questo consiste il cristianesimo, cioè la nostra fede è adesione a un Dio-uomo, Gesù Cristo e, attraverso di lui, a Dio: «Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me» (Gv 14, 6).
Chiediamo a Dio nostro Padre, di ascoltare le nostre preghiere e di concedere a quanti oggi celebrano con gioia la nascita del Verbo fatto carne, di vivere liberi da ogni male e di accogliere la Luce nel nostro cuore. Questo e soltanto questo significa Natale!