Omelia (25-12-2018)
padre Antonio Rungi
La cattedra del bambino di Betlemme

Oggi sale in cattedra un Bambino che si chiama Gesù, il Figlio di Dio, il Verbo Incarnato che venne ad abitare in mezzo a noi. Lo fa attraverso la cattedra della Grotta di Betlemme e si rivolge son il suo sguardo, il suo sorriso, la sua fragile vita a Maria, a Giuseppe ai pastori e successivamente ai Re Magi, i cultori e scienziati del tempo, che vanno alla ricerca della verità e della felicità.

Quale lezione di vita ci offre questo bambino silente e piangente e sorridente? Si sa che ogni bambino che viene su questa terra arriva nudo e con il primo pianto, che nel caso specifico è un pianto della vita, per la vita, per l'arrivo nel tempo e nel mondo di una nuova vita. Questo mondo che tutti i bambini, compreso Gesù Bambino, si augurano possa essere migliore. Il Bambino della cattedra di Betlemme è il Figlio di Dio venuto sulla terra, la parola per eccellenza, certa e sicura che quello che dice e afferma ha una validità per la vita e per l'eternità. Bisogna ascoltare questo maestro bambino, un vero genio della Filiazione divina. E' la lezione che ogni anno il Natale ci porta Gesù appena nato alla nostra attenzione.


Il primo tema che propone e che affronta è quello dell'amore; per cui Gesù ci invita ad amare. E Natale è soprattutto amore. Questo bambino c'insegna la pace e lo fa con il suo silenzio con l'armonia della sua esistenza. Egli ci invita a superare ogni forma di odio e a costruire ponti di incontro e di pace tra tutti i popoli, culture e religioni.

Questo bambino che sale in cattedra e fa lezione senza dire una parola ci insegna il linguaggio del dono, del servizio e dell'impegno a favore di un umanità che ha bisogno di Dio, anche se apparentemente non ne avverte la necessità e lo distanzia dal suo modo di pensare ed agire, per soli fini politici.

Bisogna ascoltarlo con attenzione questo Bambino, che non parla, perché appena nato, ma con la sua vita, con il suo esempio e con la sua condizione di fragile creatura ci dice più di quanto dicono coloro che sono abituati a dire e a non fare.

Questo Piccolo Bambino ci invita a radunare in un solo popolo tutti gli uomini della terra, soprattutto i più semplici, come i pastori che vanno spontaneamente alla Grotta di Betlemme, dietro invito del canto gioioso degli Angeli, che dalla grotta annunciano a tutto il mondo la nascita del Salvatore, Cristo Signore. Ma questo Maestro bambino, come tutti i geni della terra ci invita ad accogliere anche la sfida della scienza, della tecnica, del progresso, al cui centro, però, ci sia il rispetto della vita, la vita di tutti bambini del mondo, di ogni colore, nazione, religione e condizioni di vita, di provenienza, perché chi non accoglie un bambino, appena nato non accoglie l'umanità, non accoglie neppure quel Dio Bambino, che è Gesù Bambino.

Questo Dio-Bambino c'insegna a gioire a Natale e sempre, ad essere promotori della gioia, nel vero senso della parola ovunque siamo. Una gioia che si confronta in ogni momento con il sorriso di ogni neonato e soprattutto di Gesù Bambino che ci ha portato il cielo sulla terra e continua a portarci la gioia del paradiso, mediante la semplicità della sua vita.

Questo bambino, in rappresentanza di tutti i bambini del mondo, espressione della semplicità della vita, ci insegna ad amare totalmente, senza calcolo, senza nessuna valutazione di ordine materiale temporale ed economico. Questo bambino maestro divino c'insegna la purezza dei sentimenti che abbiamo smarrito per rincorrere altri idoli che non sono certamente quelli della semplicità della dolcezza della tenerezza. Questo bambino appena nato c'insegna a difendere il focolare domestico, a proteggere la famiglia da ogni attacco che la possa minare nella sua stessa natura e nella sua stessa struttura sociale.

Ci invita a curare il calore familiare, mezzo affettivo importante ed essenziale per tutti gli esseri del mondo, perché senza affetto e senza calore si muore di gelo e di freddo nel proprio cuore, soprattutto in quelle famiglie dove non c'è amore e si vive nell'egoismo e nell'indifferenza dei suoi membri.

Ci insegna ad aprirci ad ogni novità in positivo della vita, della scienza, della tecnica, che metta al centro non i propri interessi ed affari, ma la dignità e la vita di ogni persona umana, a partire dal bambino appena concepito, fino all'anziano, ammalato, disabile che consuma la sua esistenza in un letto di sofferenza.

Ed infine ci invita a confrontarci con altre culture, religioni e popoli che non sono della nostra stessa nazione, fede e tradizione, perché dal dialogo con tutto il mondo e con gli uomini di tutti la terra, possa svilupparsi una concezione della vita, della famiglia, della politica, dell'economia, della difesa del Creato, basata su un concetto basilare, che è la fratellanza, la libertà e l'uguaglianza. Valori cristiani che quel Maestro Bambino di Betlemme, 2018 anni fa ha insegnato con la sua discesa tra gli esseri umani, assumendo la natura umana e portandola con sé nella gloria del cielo, una volta risorto, dopo la sua passione e morte in croce per amore.

L'umiltà, via maestra per trasformare il mondo in un giardino natalizio, possa aiutare l'umanità a far vivere insieme i bambini, i giovani, gli adulti, gli anziani, i malati, i disabili di tutta la terra, senza discriminazioni ed emarginazioni, ma accogliendoci tutti per amore, con amore, in quanto la lezione del Natale è solo e soltanto questo messaggio.

Buon Natale