Omelia (25-12-2018) |
don Luca Garbinetto |
Dentro i confini dell'umano La vita umana è fatta di limiti, di confini. Il tempo, lo spazio, i ritmi dell'esistenza ci trattengono, oppure ci muovono secondo i battiti della natura. Anche l'esperienza più stupefacente, quella di generare una vita, è soggetta a delimitazioni che non sono decise dalla donna. Nove mesi, più o meno, perché possa andare tutto bene. E in tutto questo l'uomo può decidere di ribellarsi, o presumere di impadronirsene. Del tempo, dello spazio, appunto, addirittura delle relazioni. Pretende di controllarle, pretende di contare e misurare, pretende di gestire a suo piacimento. Il censimento, in una precisa epoca storica, è simbolo di questo complesso di onnipotenza, che riporta l'uomo al peccato delle origini. Ma l'uomo e la donna possono anche decidere di affidarsi, di accompagnare da protagonisti le delimitazioni della storia e della legge. Imposte, ma non subite. Riconosciute, e per questo accettate, perfino amate. Giuseppe e Maria scelgono insieme questa strada. Sono lo specchio di una umanità diversa, sostanzialmente contenta di essere semplicemente se stessa. Di una umanità sobria, giusta, compassionevole. Senza bramosie di potere e di possesso. Senza vanitosi esperimenti di manipolazione della vita. Questi portano agli abusi, alle violenze. Lo stile di Giuseppe e Maria indica invece l'itinerario del rispetto, del riconoscimento reciproco, della costruzione di futuro. È quello che ciascuno di noi può fare: abitare la propria storia con intraprendente accettazione, con instancabile accoglienza, con paziente seminagione di tenerezza. Inutile voler rifuggire la nostra condizione di creature. Molto più efficace intravedere in questa costitutiva fragilità la dimensione più viscerale della nostra figliolanza. Maria e Giuseppe la riconoscono proprio a partire dal dono di un Figlio. È in Gesù, che sta per nascere, proprio dentro i confini inediti della Legge, che Dio mostra la sua esuberanza. A coloro che colgono la coraggiosa sfida di obbedire alla propria storia senza ripudiarla, Dio manifesta la sua creatività traboccante. Non viene dal Cielo come una meteora, né si mostra in apparizioni mitiche e fantastiche. Dio si incarna! Dio assume la carne! Dio si autolimita per strabordare di vita e di gioia dal nostro limite! Celebriamo questo mistero di Grazia, nella notte più che mai autentica del Natale. Grazie al fiducioso cammino di una giovane coppia di sposi, prossimi genitori dell'Impossibile, noi tutti riconosciamo che le notti della nostra esistenza hanno sempre un termine. Anzi, dal loro confine irrompe la Luce, l'alba che abbaglia anche le notti degli emarginati, i pastori fuori legge di Israele. Abitare l'esistenza con vigore nuziale, permette a Maria e Giuseppe di accogliere il dono di una maternità e una paternità che oltrepassa qualsiasi attesa. È il Figlio di Dio che prende carne attraverso la loro custodia, e che irrompe nella storia scavalcando le balaustre del Paradiso. Lo seguono una moltitudine di angeli, che non stanno più nella pelle dalla gioia. E coinvolgono in un vortice di festa quanti normalmente dovrebbero restare entro le barriere dell'emarginazione. Paradossalmente, i confini infranti dall'irruzione di Dio non creano dispersione, bensì inclusione e comunione. Si sentono attratti dalle voci del Cielo proprio coloro che le categorie dell'umano separano ed escludono. Così il Figlio dell'uomo rivela e consegna la verità più profonda dell'umano, in una relazione di amore tra un uomo e una donna che non teme di lasciarsi superare dalla Vita nascente, mai riconducibile a una proprietà o a un diritto. È proprio di tutti noi vivere dentro relazioni autentiche, relazioni vive segnate anche dalla notte, relazioni scandite da tempi e spazi. Ed è proprio di Dio inondare di pace le esistenze di coloro che dentro queste relazioni scelgono di stare non come padroni, ma come umili servi del Signore. |