Omelia (30-12-2018)
padre Antonio Rungi
Un modello di famiglia, sempre attuale ed innovativa

In questa prima domenica, dopo Natale 2018, celebriamo, oggi, nel clima di gioia e di speranza, che genera questa ricorrenza annuale della nascita del Redentore, un altro momento significativo del cammino della comunità cristiana: la festa della Santa Famiglia di Nazareth, composta da Gesù, Giuseppe e Maria.


Il testo del Vangelo di Luca che ascoltiamo in questa domenica, ultima anche dell'anno 2018, che volge al termine, ci presenta una famiglia in cammino verso Gerusalemme, insieme agli altri, in una carovana, per andare a celebrare la Pasqua annuale, nella città santa, luogo esclusiva per assolvere all'obbligo della celebrazione, nel ricordo della liberazione di Israele dalla schiavitù dell'Egitto.

C'erano Giuseppe, Maria e Gesù, tutti uniti nel viaggio di andata. Dopo aver svolto tutto quello che era previsto per celebrare la Pasqua fecero ritorno a casa. Ma Gesù, senza avvisare i genitori, restò a Gerusalemme tra i dottori della legge ad insegnare loro ciò che davvero conta davanti a Dio.

Un bambino di 12 anni che insegna ai tanti intellettuali del tempio sacro. Se Gesù avesse chiesto il permesso ai genitori, non glielo avrebbero concesso di certo. A dodici anni, minorenne, con la confusione che c'era a Gerusalemme per la Pasqua, nessun genitore avrebbe permesso una cosa simile.

E lui cosa fa? Rimane lì non per divertirsi o per evadere dal controllo dei genitori o andare, di sfuggita, a fare cose non buone. Altri erano i suoi progetti ed altra la sua missione sulla terra e particolarmente a Gerusalemme. Ecco perché, quale Figlio di Dio, Lui poteva anche non informare i genitori terreni, ma non poteva non ascoltare la voce del suo Padre Celeste che lo voleva esattamente in quel momento, in quel luogo a svolgere la sua missione.

Ben tre giorni rimase lì ad insegnare, anticipando quello che a Gerusalemme sarebbe successo dopo la sua morte in croce, il suo insegnamento silente e sofferente dal patibolo della croce. Dopo, tre giorni, infatti, risuscitò. Dopo tre giorni di sofferenza e di dolore di Maria e Giuseppe, che non trovavano Gesù, ebbero la gioia ritrovarlo in un luogo strategico per portare la parola del Verbo di Dio.

D'altra parte, quando i genitori ritrovano Gesù e lo rimproverano, senza mezze misure egli cosa risponde? «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro".

Esattamente quello che spesso capita nelle nostre famiglie di oggi: non ci capisce più tra genitori e figli, tra marito e moglie e tra parenti vari. Gesù qui chiede una comprensione oltre misura alla Madre e a Giuseppe. Una comprensione di un mistero ancora tutto da scoprire e rivelare. Maria in questo mistero vi era entrata con un si, preciso, detto a Dio nel dialogo con l'arcangelo Gabriele, proprio in quella casa di Nazareth, dove la famiglia si era stabilizzata, una volta venuto alla luce Gesù. Giuseppe questo mistero lo aveva accettato dando la sua disponibilità all'angelo, non dopo un conflitto interiore che lo stava spingendo a ripudiare Maria in segreto, essendo sua promessa sposa.

Gesù ritrovato dai genitori, è la speranza che nutriamo tutti noi nei nostri cuori, quello che la famiglia si ritrovi insieme intorno a Gesù Bambino. Possa il Figlio di Dio far ritrovare genitori e figli, marito e moglie intorno alla tavola della misericordia, dell'amore e della tenerezza del cuore.

Non è festa della famiglia se mancano i bambini e dove mancano i bambini manca il sorriso di Dio, la tenerezza di Dio, un presente e un futuro dell'umanità.


E per realizzare questo, è necessario ripartire dal rispetto di ogni vita nascente e che viene alla luce. Di esempio è Anna, di cui cu parla il libro di Samuele, nella prima lettura di questa festa, che concepì e partorì un figlio e lo chiamò Samuèle. Questo figlio lo consacrò al Signore, con queste bellissime parole: «Perdona, mio signore. Per la tua vita, mio signore, io sono quella donna che era stata qui presso di te a pregare il Signore. Per questo fanciullo ho pregato e il Signore mi ha concesso la grazia che gli ho richiesto. Anch'io lascio che il Signore lo richieda: per tutti i giorni della sua vita egli è richiesto per il Signore».


Uno stile di vita familiare, rispondente al Vangelo si deve confrontare assiduamente con quanto dice Gesù in merito e che troviamo riportato nel brano della prima lettera di san Giovanni apostolo, in cui è richiesta esplicitamene la pratica dell'amore, che è vita per tutti: "Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui. Noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è". Questo Dio si è manifestato all'umanità nel volto di Gesù Bambino, che nasce in una precisa famiglia, nel grembo di una donna, Maria, preservata dal peccato originale in cui inizia a vivere Gesù, concepito per opera dello Spirito Santo e per la disponibilità di San Giuseppe. E' questa la famiglia modello e sempre moderna alla quale si devono ispirare tutte le famiglie cristiane, se vogliono vivere santamente e serenamente.