Omelia (06-01-2019)
fr. Massimo Rossi
Commento su Matteo 2,1-12

La solennità dell'Epifania è la celebrazione in grande stile di un ennesimo paradosso della fede cristiana: coloro che avrebbero dovuto riconoscere gli indizi della presenza del Salvatore nel mondo, indizi contenuti nelle SS. Scritture, non li riconobbero; coloro, invece, che non possedevano né la Legge di Mosè, né le profezie sul Messia, in una parola, gli stranieri, ne intuirono la presenza e si misero in viaggio, alla ricerca di Lui... E lo trovarono! E lo adorarono! di più: annunciarono ai credenti che il Re dei Giudei era nato, affinché anche loro, i credenti, potessero trovarlo.
Peccato che loro, i credenti, accolsero l'invito, sì, andarono a cercarlo, sì, ma non per adorarlo, bensì per ucciderlo...
E così, come era già accaduto a Maria sua Madre, di dover cambiare aria per un po', fuggendo sulle montagne, anche Gesù dovette fuggire, e mettersi in salvo lontano da Gerusalemme, in Egitto... Ma guarda un po' sta storia che si ripete!
La storia si ripete sempre: Maria e Gesù, Giuseppe e Gesù... Giuseppe, ma non il padre di Gesù - lo sappiamo che Giuseppe non era il vero padre di Gesù! -... Non intendo quel Giuseppe lì, lo sposo di Maria! Sto pensando a Giuseppe, figlio di Giacobbe, un ragazzetto vissuto 1700 anni prima di Gesù, e anche lui portato in Egitto contro la sua volontà... Quel Giuseppe là sarebbe diventato capostipite del futuro popolo eletto... Ricordate certamente la storia di Mosè... Ecco, le due storie, quella di Giuseppe venduto dai suoi fratelli, e quella di Gesù condannato a morte da Erode, misteriosamente si assomigliano. E il mistero è lo stesso, l'indizio è analogo: Dio si manifesta ai pagani, ai diseredati, agli emarginati... a quelli che non contano: costoro mostrano di avere occhi per vedere e orecchi per sentire... Al contrario, quelli che contano, i primi destinatari della Salvezza - attenti bene, non ho detto: gli unici... - coloro che hanno ben più che gli occhi e gli orecchi, non mostrano alcun interesse, alcuna curiosità...
Evidentemente abbiamo già tutto, non abbiamo bisogno di altro...
E, avendo tutto, abbiamo anche paura che ci portino via qualcosa; e questo è il secondo insegnamento del Vangelo di oggi: Erode teme che il (nuovo) Re dei Giudei, gli porti via il regno. In verità, Gesù non sa che farsene delle nostre ricchezze, dei nostri regni terreni! Lui, il suo regno ce l'ha già... ma non è di questo mondo: sono parole Sue, di Gesù, quando trent'anni dopo, venne fatto comparire in catene davanti a Pilato: "Sei tu il re dei Giudei?" ed egli rispose: "Dici questo da te oppure altri te l'hanno detto sul mio conto?". Pilato reagì seccamente: "Sono io forse Giudeo? La tua gente ti ha consegnato a me; che cos'hai fatto?". E Gesù: "Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù".
La questione spinosa dell'avere troppo, dell'avere tutto, con conseguente paura di perdere, il Vangelo ce la presenta al termine delle feste natalizie, quando la nostra società, nella sua sfolgorante opulenza, ha già dato il meglio, cioè il peggio di sé. Non poteva scegliere momento più felice, cioè più infelice! Ecco un altro aspetto curioso della vicenda, o meglio, del calendario delle celebrazioni natalizie: l'Epifania, la solennità della manifestazione di Dio al mondo, non sta all'inizio, ma alla fine; il proverbio: "L'Epifania tutte le feste si porta via", ha un valore particolare per la nostra fede: la liturgia vuole insegnarci che, anche se le feste sono finite, non è troppo tardi per accorgersi che il Signore è sceso tra noi! non è troppo tardi per cambiare strada!
...per cambiare strada: l'evangelista Matteo ci racconta che, dopo avere adorato il bambino, i Magi fecero ritorno al loro paese, ma per un'altra strada: l'indicazione ricevuta da Erode, di ritornare da lui ad informarlo per filo e per segno su ciò che avevano udito e veduto, era dettata dal timore; altra preziosa indicazione che la Parola di Dio ci offre quest'oggi: mai fidarsi di chi parla sotto l'impulso della paura. La paura, così come la fretta, è una cattiva consigliera: impedisce di vederci chiaro, di ragionare lucidamente... Chi ha paura, è meglio che non dia consigli!

E dopo? che cosa succede dopo? qualcosa che era già successo in passato, ai tempi della nascita di Mosè, in Egitto: Erode, così come il faraone, fece uccidere tutti i bambini maschi nati nei giorni della nascita di Gesù...
È l'ultima analogia che associa i fatti capitali dell'Antico Testamento al Nuovo; per ricordarci che alcuni personaggi ebbero una vicenda propria, è vero, ma che annunciava qualcosa, o meglio, Qualcuno che sarebbe accaduto dopo, e del quale (tali personaggi) erano figura.
Dopo alcuni anni, la famiglia di Gesù ritornò dall'Egitto e prese casa in una cittadina chiamata Nazareth, nella regione della Galilea. Il sipario cala sull'infanzia segreta e anonima del Signore.
Domenica prossima contempleremo insieme il mistero del battesimo di Gesù, ormai adulto, ai guadi del fiume Giordano. Inizia la Sua vita pubblica, sulle note del racconto di san Luca.
Tra pochi minuti farete ritorno a casa vostra: mi raccomando, scegliete bene la strada, e una volta scelta, percorretela fino in fondo.