Omelia (06-01-2019) |
padre Gian Franco Scarpitta |
Tutti quanti nella casa con i Magi Dopo la celebrazione delle varie liturgie del Natale eccoci ad una Solennità allusiva che si lega immediatamente all'Evento della nascita: l'Epifania, cioè la manifestazione della divinità di Dio Bambino agli uomini. Il termine, derivato dal greco, a dire il vero non si riferisce alla sola manifestazione di Gesù: corrispondeva anteriormente alla manifestazione di Dio si è fatto Bambino per entrare nella nostra storia e accompagnarci in tutte le tappe del nostro cammino. Ciononostante, egli pur essendo Uomo non si smentisce come Dio e anche vuole renderci tutti quanti partecipi della sua divinità. E così avviene che, una volta nato nella carne, il figlio di Dio ci manifesta tutta la sua divinità, si mostra a noi e ci attira senza riserve, già semplicemente giacendo umile e povero nella mangiatoia. La rivelazione divina non sarebbe completa né esauriente se Dio, una volta incarnatosi nelle spoglie esili di un fanciullo, non si fosse manifestato all'uomo come Salvatore e Messia; non festeggeremmo nulla di straordinario nel tempo di Natale se il Signore non avesse mostrato se stesso come Dio fatto uomo sia pure nella piccolezza e nell'umiltà di Betlemme. Ecco allora il senso della liturgia di oggi, a dire il vero non appartenente al solo mondo cristiano. Essa infatti indicava in tempi remoti anche la manifestazione di varie divinità pagane, soprattutto quella della dea Diana della caccia, che si celebrava in concomitanza con la diffusione del cristianesimo. L'Epifania per noi assume un senso a dir poco eloquente, poiché indica la manifestazione immediata di Dio al mondo, il suo mostrarsi e il suo accogliere uomini e popoli attorno a sé. In un primo momento abbiamo notato che i primi destinatari di questa manifestazione salvifica siano stati uomini illetterati e rozzi come i pastori, avvinti dal fascino della rivelazione di un angelo che annuncia loro una gioia grande. Dio si rivela loro in modo proporzionato alle loro condizioni sociali e al loro stato di bassezza e di pochezza, appunto inviando loro un angelo. Altri destinatari della medesima manifestazione sono le persone alle quali i pastori porteranno l'annuncio, poiché l'evangelista Luca ci informa che essi proclamarono tutt'intorno che avevano visto nella casa esattamente quello che l'angelo aveva annunciato loro. Altri ancora, oggi presi di mira in modo del tutto speciale, sono i Magi, uomini sapienti provenienti dall'Oriente, anch'essi raggiunti dalla teofania di Dio in una forma proporzionata alla loro condizione socio culturale. Erano infatti dotti sapienti scrutatori degli astri e delle costellazioni, atti ad interpretare anche la verità e il corso degli eventi in base alla visione della volta celeste e dei corpi astrali. Astronomi e filosofi naturali. Ad essi Dio si manifesta attraverso una cometa che li affascina e li seduce non in quanto elemento astrale in se stesso, ma in virtù del dono che intende mostrare loro. Dicevamo: pastori e Magi vengono raggiunti dalla rivelazione in proporzione alla loro competenza, alla loro posizione sociale e alle loro condizioni culturali, i primi per mezzo di un angelo gli altri per mezzo di una stella; sia gli uni che gli altri vengono tuttavia avvinti da un solo Evento rivelativo, cioè il Bambino della mangiatoia di Betlemme, che già nel venire al mondo chiama piacevolmente tutti a rapporto elargendo a tutti un unico dono: una gioia grande. La manifestazione di Dio agli uomini non può infatti che colmare di gioia sia il cuore di triviali mandriani sia la mente di dotti eruditi e gli uni e gli altri comprendono il messaggio del profeta Isaia di cui alla Prima Lettura: "Alzati, rivestiti di luce perché viene la tua luce", quella che dirada le tenebre per illuminare sia i grandi che i piccoli, sia i grandi sovrani sia i poveri e i miseri abbandonati. Con l'incarnazione di Dio a Betlemme il chiarore della luce orienta tutti, lontani e vicini, e affascina e seduce con risultati appropriati. L'Epifania è di conseguenza orientamento per tutti, ignoranti e fini intellettuali, eruditi e incolti, indigenti e benestanti e si estende a tutti i popoli e a tutte le categorie sociali, perché tutti sono interessati all'evento della salvezza del Bambino a cui essa rimanda. Il Verbo fatto carne nell'evento di Betlemme, la Parola che era preesistente accanto al Padre e allo Spirito Santo e per mezzo della Quale era stato creato il mondo, il Verbo della vita che, secondo il prologo di Giovanni ha manifestato la sua gloria per essere oggetto di testimonianza, ora si rende manifesto per dare la vita al mondo. E' il Verbo della vita, che non appena incarnatosi si mostra per dare la vita a tutti gli uomini. Epifania (chiamata anche "teofania diretta") è la manifestazione del Verbo incarnato a Betlemme, lo svelamento della sua gloria. Tale manifestazione attira e unifica tutti i popoli, creando comunione e mostrando a ciascuno di essi, come pure ad ogni singolo soggetto umano, l'inconsapevole esigenza di un Dio che si riveli e che si manifesti continuamente nella loro vita e non già di un Dio artefatto della fantasia e del capriccio dell'uomo. In Cristo Gesù siamo diventati tutti vicini e tutti ci riconosciamo perché vincolati dal suo stesso amore che ci coinvolge e ci redime, con l'unica eccezione che il Povero Fanciullo di Betlemme predilige ed esalta i semplici e gli uomini che hanno sempre un posto privilegiato nell'intimità dei rapporti con lui. La manifestazione di Gesù nella sua divinità ci sospinge a perseverare nella stessa luce e ad adottare criteri di vita pertinenti che si fondino sull'abbandono delle nostre aspettative per orientarsi su quelle dello stesso Signore; ci invita in altre parole a rinnovarci interiormente, a modificare innanzitutto noi stessi per essere all'altezza di opere di atteggiamenti edificanti per gli altri, a ricolmare lo spirito per comunicare carità e amore; a interiorizzare per esteriorizzare qualità e sostanza. Aderire all'Epifania è quindi non mancare all'appuntamento con noi stessi, poiché come del resto osserva anche Ratzinger, il Dio Bambino non mette soltanto in relazione Dio con l'uomo, ma raffronta anche l'uomo con e stesso. |