Omelia (06-01-2019)
don Luciano Cantini
Lasciamoci illuminare!

Àlzati, rivestiti di luce

Raccolti nell'unico libro del "profeta Isaia" sono gli scritti di tre profeti, diversi nell'epoche, nello stile e nel messaggio. Questi versetti appartengono al nucleo centrale del Terzo Isaia, vissuto in Giudea non molto dopo la fine dell'esilio. Questo Isaia annuncia una salvezza che verrà presto, in alcuni passi è addirittura imminente: c'è una svolta che sta per accadere nella storia anche se non si concretizza in un evento specifico, concreto, piuttosto in un cambiamento della situazione di oppressione e povertà, un capovolgimento che Dio opera meravigliosamente, così i nemici non appaiono più tali, anzi gli stranieri concorrono alla edificazione della sicurezza (cfr. Is 60,10).

Le parole del Terzo Isaia hanno un senso di universalità che travalicano il tempo stesso in cui sono state pronunciate rendendole capaci di dare forza ad ogni tempo ed ogni situazione.

Gli imperativi iniziali sembrano dare il via a un movimento totalmente nuovo: dapprima il sorgere della luce, immagine della gloria di Dio, poi la venuta dei popoli a Israele e a Sion.

Siamo provocati dal profeta a non metter alcuna barriera al modo di manifestarsi di Dio a tutto il mondo, a tutte le persone, di ogni razza, lingua, nazionalità, religione. Purtroppo, siamo indotti a pensare che Dio si riveli solo a coloro che corrispondono al nostro modo di pensare, limitiamo l'azione di Dio a coloro che manifestano lo stesso credo, di fatto circoscrivendo l'esperienza delle fede ad una esperienza culturale univoca. C'è, invece, una costante tra le righe della Scrittura, una idea di fondo, che dà il senso e il sapore alla "Salvezza": è l'unificazione del genere umano. Già il racconto della creazione è un richiamo forte perché tutti i popoli, tutti gli uomini, sono immaginati nascere da un unico progenitore e la separazione della donna dall'uomo esprime una impegnativa vocazione all'unità per tutto il genere umano.


Su di te risplende il Signore

L'invito del profeta ad alzarsi è chiaro e deciso, è rivolto a chi ha perso ogni speranza perché la tenebra ricopre la terra, nebbia fitta avvolge i popoli. Sembra esserci una situazione tale che si è perso ogni fierezza e volontà di riscatto tanto da non essere capaci di vedere lontano, ormai rassegnati al proprio destino di sventura, colpiti dall'inedia e dal vittimismo, più propensi a indossare gli abiti del lutto che quelli della festa.

Non è tanto distante la descrizione del nostro tempo vissuto nell'angoscia del lavoro che va scemando, delle economie ristrette, delle relazioni familiari messe in crisi e punteggiate da femminicidi, l'abuso su i minori, la violenza per le strade, la diffusione di comportamenti contrari a qualsiasi legalità. C'è la voglia di armarsi, di difendersi da chicchessia perché ognuno sembra un nemico davanti ai nostri occhi offuscati da nebbia fitta.

Tuttavia, il grido di speranza si eleva anche nel buio di questa notte che sembra non dissolversi: su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te.

La città degli uomini, azzerata e soffocata, è chiamata a risorgere, ogni nostra storia devastata percepisce che deve lasciarsi inondare da una luce che viene da fuori: Alza gli occhi intorno e guarda: tutti costoro si sono radunati, vengono a te.

Bisogna imparare a guardare "oltre"... verso quella umanità che qualcuno aveva manipolato e indotto a credere di aver perso o che non si era mai posseduta, oltre quella umanità diventata il centro di se stessi, concentrata sul proprio ombelico, il proprio piacere, il proprio desiderio, chiusa agli altri e soprattutto al Signore.


Allora guarderai e sarai raggiante

"Signore, c'è buio in me, in te invece c'è luce; sono solo, ma tu non m'abbandoni; non ho coraggio, ma tu mi sei d'aiuto; sono inquieto, ma in te c'è la pace: c'è amarezza in me, in te pazienza; non capisco le tue vie, ma tu sai qual è la mia strada" (Dietrich Bonhoeffer)

Il mistero della incarnazione ci dice che l'uomo non è più solo né in balia del male, può finalmente guardare con fiducia in alto. Gesù apre una nuova strada, percorribile da tutti. Quando Gesù entra nella vita, uno non resta imprigionato nel suo passato, ma inizia a guardare il presente in un altro modo, con un'altra speranza. Uno inizia a guardare se stesso, la propria realtà con occhi diversi. Non resta ancorato in quello che è successo, ma è in grado di piangere e di trovare la forza per ricominciare [lettera dal carcere].


Portando oro e incenso

Ne sono testimoni i Magi che si mettono in viaggio lasciandosi guidare dalla luce che viene dall'alto, pellegrini e non viandanti, non sanno in anticipo quale mèta raggiungere, senza condizionamenti, senza interessi e pregiudizi. Profondamente liberi intellettualmente e spiritualmente: non vedono tutto subito, ma iniziano un percorso appassionato, impegnativo che si fa' chiaro mentre si percorre. Lasciamoci illuminare!