Omelia (06-01-2019)
don Giacomo Falco Brini
Gioia e intelligenza dei Magi

Il Messia è appena nato. Il resoconto di Matteo evangelista ci dice che mentre in Israele pare che nessuno sospetti l'evento della sua nascita, alcuni misteriosi stranieri (sacerdoti di un culto pagano? Scienziati? Astrologi?) si presentano a Gerusalemme con una domanda sorprendente. L'hanno portata con sé unita ad una convinzione: deve essere nato un re, abbiamo la prova di una stella che abbiamo a lungo osservato, per favore diteci dove lo possiamo trovare (Mt 2,1-2). Ora, quel che sorprende è che costoro non solo si siano fidati del movimento di una stella, ma che si fidino anche degli abitanti della città principale dove la stella si è diretta: lì chiedono le opportune informazioni. Gente piuttosto fiduciosa negli uomini, che ve ne pare? Si saranno accorti che la loro domanda ha messo in subbuglio il cuore di tutta Gerusalemme, dal suo re fino all'ultimo cittadino? (Mt 2,3) Il testo è silenzioso su questo, ma induce a pensare. Perché succede sempre così quando nella propria vita si hanno in cuore tante domande e poche certezze verso chi, al contrario, ha molte certezze e pochissime domande. E' sufficiente una sola domanda ben piazzata per mandare in "tilt" questi ultimi, in genere poco propensi a lasciarsi sorprendere da qualcosa di nuovo.


Comunque Erode riunisce tutto lo stato maggiore religioso per farsi dire dove dovrebbe nascere il Messia. E fino a questo punto del racconto, potrebbe anche essere solo una sana curiosità a muoverlo. Ma sappiamo che non è così. Una cosa mi sembra chiara: il fatto che il primo cittadino di Gerusalemme non sappia dove nasca il Messia, è già una gran figuraccia per il popolo eletto. Perché vuol dire che in quei giorni la città santa e la maggior parte della popolazione ebrea non era abitata da una gran attesa messianica, a parte uno sparuto numero di persone disposte ad ascoltare il Battista nelle periferie di Israele. Il GPS dei capi religiosi funziona benissimo, la località dove deve nascere il Messia è individuata con precisione chirurgica, con tanto di citazione biblica (Mt 2,5-6). A questo punto Erode manda a chiamare questi strani-stranieri, detti "Magi". Cerca di parlare con loro su questa congiunzione astrale facendo finta di essere molto interessato alla questione. Poi li invia a Betlemme con un'istruzione: andateci e raccogliete qualche notizia sul bimbo; se poi lo trovate, mandatemi un SMS che voglio venire pure io a fargli omaggio (Mt 2,7-8). In realtà a Erode gli rode qualcosa: forse in cuore ha già un piano di soppressione immediata del nascituro. Chi ama il potere di questo mondo ha sempre una doppia faccia. Come si dice, "l'apparenza inganna". Spesso, il bene che si propone sventagliandolo davanti agli altri, ha solo un'intenzione mefistofelica: è una bella torta velenosa. Quello che invece nasce nel nascondimento e si cerca di mantenere segreto, viene dallo Spirito.


Cosa dicevamo prima? Che i Magi sembrano persone fiduciose nell'uomo. Infatti partono verso Betlemme obbedendo a Erode (Mt 2,9). Probabilmente hanno anche tanta fiducia nella creazione. Vedono che la stella li precede e poi si ferma esattamente nel punto in cui è nato Gesù. E' a questo punto che il vangelo ci dice che provarono una grandissima gioia (Mt 2,10). Da dove veniva quella gioia? Dall'avere in mano la prova che gli astri comunicano agli uomini? Dal poter tornare a casa con un algoritmo in tasca per poter prevedere la nascita di personaggi importanti? Dalla fama che cominciavano a presagire per l'incontro ormai vicino con il neonato? No, niente di tutto questo. I versetti successivi ce lo spiegano.


Appena quegli uomini trovano il bimbo con sua madre si piegano in avanti e lo adorano, aprendo gli scrigni con i doni portati con sé (Mt 2,11). Dopo un lunghissimo cammino percorso con il solo conforto di una stella, essi, investiti dalla gioia per l'approdo raggiunto, non indugiano un istante a prostrarsi davanti a Gesù. Eppure davanti ad essi non c'è una abitazione calda e sicura, non c'è qualcosa che assomigli a un trono, non c'è una scorta di soldati, non ci sono arredamenti regali, non ci sono cortigiani. C'è solo tanta povertà, c'è gente semplice e poco attraente come i pastori e gli abitanti di quella minuscola città. Quegli uomini che avevano scrutato e cercato a lungo nel Cielo, si trovarono davanti una sorpresa degna della loro eccelsa intelligenza. E, da uomini davvero intelligenti, non ricusarono di compiere quei gesti che si convengono alla presenza di un vero re. Per il vangelo, l'uomo intelligente è quello che sa farsi piccolo nell'accogliere Dio divenuto piccolo. Questa è la sua gioia. Allora Dio può parlargli anche in sogno (Mt 2,12), a conferma di quel salmo che dice che il Signore si prende cura dei suoi amici nel sonno (Sal 126,2). Proprio il contrario di Erode, a cui quel bambino appena nato toglierà del tutto il sonno, portandolo all'estremo del suo delirio di onnipotenza con l'ordine di morte per tutti i bambini di Betlemme dai due anni in giù (Mt 2,16)